mercoledì 31 ottobre 2012

LO SPREAD CHE NON AMA BERLUSCONI



Davide Giacalone non è un berlusconiano. Mai stato. Del suo glorioso passato nelle file del Partito Repubblicano ho parlato. Recentemente aveva messo a disposizione la sua passione civica presentandosi candidato alle elezioni siciliane con un proprio manifesto "LeAli alla Sicilia" che non ha avuto fortuna, ma comunque non appoggiando alcuna formazione del vecchio centro destra, quindi né Musumeci nè Micchichè.
Non è di sinistra, ha una concezione liberale dello Stato, preferendo quello di Diritto a quello Etico, un'economia di mercato, una giustizia garantista, un giusto equilibrio tra interesse pubblico e libertà individuale. Immagino che siano queste caratteristiche, e non già il fascino del Silvio nazionale (oggi tramontato) , a spingere con regolarità Giacalone a rilevare l'ipocrisia, la faziosità, la falsità di certi commenti sia dei politici che degli osservatori, specie quando di mezzo c'è Berlusconi.
Ultimo esempio, la legge di stabilità. Quando il Consiglio dei Ministri l'ha partorita , Bersani fu il primo a dire "così non la votiamo". Semplicemente. Senza se e senza ma. Anche Casini e Alfano hanno mosso critiche . Il primo partorendo una delle sue solite freddure "il Montismo non è Mutismo".
Eppure nessuno si è scandalizzato. E neppure i mercati si sono agitati all'idea che l'intera maggioranza che appoggia Monti si metteva di traverso rispetto alla Legge principale del governo.
Nemmeno la prospettiva di una vittoria della sinistra, con un Bersani nelle mani dell'ala rossa del suo partito neo socialista (quella sindacale e anti mercato) e di Vendola (assolto nel primo processo dei vari che ha per abuso in atti d'ufficio. Congratulazioni. Anche se al posto suo non mi sarei dato molta pena...), inquieta il Dio Spread e gli investitori professionali. Solo BERLUSCONI, non più Premier, non più leader indiscusso di un partito oltretutto in crisi irreversibile, ha questo potere. Se lui parla, allora i mercati si agitano e lo spread cresce....
Ma si può ??? Non è bastata la figuraccia di Enrico  Letta ai tempi  ( e di tantissimi come lui, che però non la fecero in televisione) ?
Buona Lettura



Il dio Spread avrà anche il suo da fare, nel creato e nel contrattato, ma in cima ai suoi pensieri si vuole che ci sia la voglia di mettere becco nelle faccende italiche. Pur misere e cieche, suscitano in quella divinità una passione morbosa, ma selettiva. Già, perché il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, si sbracciò per dire: la legge di stabilità, così com’è, non la voteremo mai. Il che avvenne all’indomani dell’avere espunto ogni riferimento al governo Monti dal futuro della sinistra. La corsa in loden volgeva al termine. Eppure non è successo nulla. Il dio ha taciuto, i liberi pensatori non hanno ritenuto fosse in corso un attacco alla civiltà, e neanche un bottone s’è allentato, nel cappotto verde scuro. Poi ha parlato Silvio Berlusconi e il mondo ha tremato fin nel suo nocciolo. Lo spread s’è alzato (e poi è sceso, perché dio capriccioso che dovrebbe indurre i fedeli al dubbio). Per la verità è cresciuto anche quello spagnolo, con gli iberici rivolti al cielo: ma noi, che c’entriamo?
Giorni addietro un giudice monocratico, in quel dell’Aquila, ha condannato i membri della commissione grandi rischi, responsabili di non avere avvertito, nel dovuto modo, dell’imminente terremoto. Non c’è uno che si sia trattenuto dal dileggiare o disprezzare quella sentenza. Un ministro ha pubblicamente sostenuto la necessità che sia riformata. L’Associazione Nazionale Magistrati e le altre vestali del fuoco giustizialista se ne stettero zitte. Pochi giorni dopo Berlusconi ha inveito contro una sentenza, che lo condannava. Diritto che si riconobbe anche a Piero Pacciani. Non sapremo mai se è veramente colpevole, perché quello è un procedimento suicida, destinato alla prescrizione, ma sappiamo che le sue parole sono state denunciate quale proditorio attacco contro la saldezza del diritto e la salute dello Stato.
Lo rilevo perché siamo ai sussulti agonici della seconda Repubblica: quel genere di scontro è sepolto alle nostre spalle, e se non si vuol far la parte degli scemi (che Pdl e Pd stanno recitando alla grande, circa il voto siciliano), si potrebbe anche smetterla di prenderci in giro. Lo spread è risalito perché non s’è mai risolta la crisi greca e i dubbi di sempre tornano a galla, nel mentre la politica espansiva della Banca centrale europea non ha un futuro infinito. La giustizia italiana è una schifezza, che ci espone a condanne internazionali, nel mentre l’esibizionismo politico di certi magistrati è sotto gli occhi di tutti. Il governo Monti è alla fine perché l’eccezione del solo governo europeo non eletto non può reggere.
Il centro destra ha colpe consistenti. Non si critica il governo Monti dopo avere votato tutte le sue proposte, anche quelle macroscopicamente sbagliate (come qui avvertito). Non si denuncia con undici mesi di ritardo lo squilibrio dei poteri e delle influenze, dentro l’Unione europea. Non si tiene aperta la trincea dello scontro con il giustizialismo, senza essere capaci di riforme serie. Una sola cosa ancora impedisce che quel gruppo dirigente del centro destra paghi per tanti e così gravi errori, ed è la pretesa demenziale di far credere che tutte le colpe ricadano non su quanto non sono riusciti a fare, ma su quel che Berlusconi riesce a dire. Anche quando è ovvio. E’ un film già visto. Triste, inutile, stupido. E terribilmente autolesionista.

 

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