mercoledì 3 ottobre 2012

VOLANO GLI STRACCI TRA BERSANI VENDOLA E CASINI. SONO PRONTI PER GOVERNARE.



Bersani dice che le parole di Casini sono state dure. Cosa aveva detto il capo dell'UDC ? Che inorridisce all'idea di un governo PD SEL. In effetti, non tenero. Però nel ribattere piccato, il segretario degli ex DS (ritorniamo a chiamarli per quello che sono ) continua a smacchiare i suoi giaguari , cioè a ciurlare nel manico. Ci spiega, lui e i suoi, che tipo di governo immagina con SEL se Vendola continua a dire che la sua agenda di governo è fondata sul disfacimento di quella montiana  (Fassina gli fa eco...) ?
Ti puoi pure offendere caro Pierluigi ma quando ti avanza tempo a questa domandina vuoi rispondere ?
Del resto nel suo partito anche sono in tanti a fargliela, e di fronte alla candidatura di Vendola quale leader del centrosinistra, Fioroni ha detto chiaro e tondo che a questo punto ci vuole un congresso straordinario, per decidere non già il  capo della coalizione, ma con chi farla questa alleanza !!
Leggo da molte parti che tutti sono certi della vittoria del centro sinistra...io, francamente, che PD e SEL da soli possano avere la maggioranza qualche grosso dubbio inizio ad averlo, se continua così...
Intanto godiamoci questo teatrino delle primarie, che promette niente male.
Ecco l'articolo di Monica Guerzoni sul Corriere della Sera


“VENDOLA FA LITIGARE BERSANI E CASINI” 


Se mai c'è stato un tempo, assai recente, in cui Bersani, Vendola e Casini sembravano destinati a governare assieme, quel tempo non esiste più. Lo scontro, nel giorno in cui il leader di Sel scioglie la riserva e si candida alle primarie del centrosinistra, sembra destinato a lasciare tracce e condizionare le future alleanze. Il leader dell'Udc dice che la parola primarie lo vede «allergico» e poi, con l'evidente scopo di dividere la strada del Pd da quella di Sel: «Inorridisco all'idea che il futuro governo possa essere consegnato a un'alleanza tra Bersani, persona ragionevolissima, e Vendola, persona politicamente non adatta a governare». La replica di Bersani arriva a metà pomeriggio, dalla «web talk» su Youdem tv: «Casini inorridisce? Certe parole sono un po' forti... In quel contesto di centrosinistra noi abbiamo portato l'Italia nell'euro mentre Pier Ferdinando, a quel tempo lì, inorridiva assieme a Berlusconi». Lo strappo è consumato. La prospettiva di un'alleanza tra progressisti e moderati si allontana. E a sera ecco andare in scena l'atto secondo del dramma. Ovvero, la risposta di Vendola: «Governo la Puglia dal 2005, Casini cosa ha mai governato in vita sua? Ricordo solo una presidenza della Camera avuta come premio per il suo fedele sostegno a Berlusconi». E se l'idea di un governo di centrosinistra lo fa inorridire, «gli conviene farsene una ragione al più presto». Manca solo l'epilogo, cioè la controreplica del leader centrista. Il quale ricorda di aver servito lo Stato con una «imparzialità» che gli venne riconosciuta anche da Rifondazione comunista, partito nel quale Vendola militava: «Non ho mai governato, come a lui è capitato di fare nella Regione Puglia. Sui risultati raggiunti mi consenta di non infierire». 
Lo scenario politico italiano è notoriamente assai mutevole, ma certo la «crisi» tra Pd, Sel e Udc riporta indietro le lancette dell'orologio e marca ancor più i confini tra chi lavora per il Monti dopo Monti e chi lo osteggia: per Vendola fare a pezzi le sue riforme è «il primo punto del programma». Bersani però è contento e commenta la discesa in campo del leader di Sel come «una bella giornata», convinto che il Pd riuscirà ad «allargare il campo dei progressisti». Ma guai a parlargli di grande coalizione: «Qui c'è in giro un'idea balorda, che balcanizzando la rappresentanza con un Parlamento frammentato possa venire fuori un governissimo, un governo Monti... È una stupidaggine — chiude Bersani —. Dalla palude vien fuori solo la palude. Io dovrei stare con Berlusconi? Si sbagliano, se lo sognano. Nel caso io e il Pd ci riposiamo».L'annuncio del leader di Sel, che scende in pista «per vincere» e «per scacciare il fantasma del Monti bis», piomba su un Pd in piena crisi di nervi per l'assemblea di sabato, che dovrà licenziare il regolamento delle primarie. Da giorni gli uomini della segreteria di Bersani fanno di conto, spediscono mail e sms a raffica per convocare i fedelissimi. Ma i numeri non tornano e al Nazareno la preoccupazione è forte. Perché il voto sia valido bisogna raggiungere il 50 per cento più uno degli aventi diritto, i capicorrente fedeli al segretario stanno chiamando uno a uno i delegati, ma c'è il rischio che le defezioni mandino tutto all'aria. La cattiva notizia, per Bersani, è che Matteo Renzi diserterà l'evento: lo sfidante ha fiutato l'aria e non vuole condividere con il leader l'eventuale caos in cui l'assemblea rischia di precipitare? Ma il «parlamentino» è stato convocato proprio per concedere al sindaco la deroga a candidarsi e così i bersaniani lo tirano con forza per la giacca. «Ma siam pazzi? — parafrasa il segretario Davide Zoggia, responsabile Enti locali — Renzi non viene? E i delegati che si fanno centinaia di chilometri sono forse di serie B?». L'onorevole Michele Meta ci mette il carico: «L'assemblea che Renzi diserterà si riunisce anche per consentire a lui di partecipare alle primarie. Non è l'assemblea del Pcus e Renzi non si senta Eltsin». L'aria che tira è questa. E Beppe Fioroni, punto di riferimento degli ex Popolari, ora chiede le assise anticipate: «Le primarie non si possono fare con Vendola, che rifiuta il programma di Monti e l'alleanza con i moderati. A questo punto facciamo un congresso straordinario»

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