martedì 20 novembre 2012

PARIGI PERDE UN'ALTRA A. ORA ALL'ELISEO NON RIDONO PIU'



E così anche Moody's toglie la tripla A alla Francia. L'aveva già fatto l'altra agenzia di Rating, Standard & Poor's e Sarkozy la prese come un onta nazionale, oltreché un attentato contro la sua rielezione.
Magari oggi penserà che non aveva così tanto da ridere pensando ai problemi dell'allora Premier italiano, Berlusconi. E chissà se riderà la Merkel l' autunno prossimo, quando toccherà a lei sottoporsi al voto elettorale.
I primi sei mesi di Hollande non hanno portato buone notizie. Come da sinistra molti speravano, l'asse Franco Tedesco dell'Austerity è stato spezzato. Il Merkozy non c'è più, e Italia e Spagna trovano nella Francia un interlocutore più disponibile alle loro richieste di "solidarietà" europea contro la rigidità della Germania. Questo magari ha anche favorito l'isolamento della Bundesbank in occasione delle iniziative di Mario Draghi che, finora, sono quelle che hanno bloccato la crescita dello spread e salvaguardato la sopravvivenza della moneta unica.
Però i numeri sono duri da piegare alla volontà politica e i conti in Francia non tornano.
Il Welfare francese è il più dispendioso d'Europa, e i cugini d'oltre alpe sono gli unici col contratto di 35 ore lavorative settimanali voluto fortemente da Mitterand ( e che Bertinotti aveva imposto a Prodi...poi non se ne fece nulla perché lo sgambetto glielo fece lo stesso, nel 1998) . La Francia è anche la nazione dell'Unione dove probabilmente il concetto di Stato è più forte e trasversalmente condiviso tra le forze politiche, con un nazionalismo e un concetto di sovranità che non tanto si concilia con il favore pure espresso per la costruzione della casa Europea. Comunque, a parte questo, nemmeno in Francia l'economia cresce, e quindi per pagare lo stato sociale aumentano i debiti. Lo spread, che si basa comunque sulla fiducia dei mercati, resta basso, ma la soglia del 100% di rapporto tra debito e PIL è ormai prossima. Anche da loro si parla di "riforme strutturali" che altro non vuol dire che si deve stringere la cinghia. E tassare i ricchi (il 75% oltre la soglia del milione di euro, una cosa che ha concettualmente dell'inverosimile ) non serve se non a far contenti i giacobini del paese e del mondo. Per fare cassa bisogna tassare i cittadini MEDI, che sono di più. E che non saranno felici.
Massimo Nava segue per il Corriere della Sera le cose di Francia. Credo che sia un Liberal, vale a dire quei liberali di sinistra che non amano il liberismo economico ma sì il liberalismo politico (quindi Stato Laico, di Diritto, con grande importanza alle libertà individuali, compresa quella imprenditoriale, ma con un governo presente per assicurare il rispetto di regole severe ) . Sono quelli che NON vogliono la rinuncia alla solidarietà bensì  il superamento del mero assistenzialismo. Quelli per cui lo Stato Sociale DEVE esistere ma non può provvedere a tutto per mancanza di risorse e che per reperire queste ultime la tassazione elevata  non è un sistema efficace (magari anche ingiusto ). Per cui bisogna stabilire delle priorità, perché sulla carta TUTTO è BELLO e UTILE, ma non tutto si può avere gratis, o quasi. In Francia conosco persone che hanno fatto di recente un figlio. Bellissima coppia. Lei, da quando aspetta il figlio, non ha speso un euro per ginecologa, visite, clinica, parto...nemmeno il primo corredino. Tutto GRATIS. Certo, non puoi scegliere eh !! Il Ginecologo, la clinica...ti spettano quelli della tua circoscrizione. Però sono bravi e gratuiti. Una figatissima. I due giovani da un po' sono entrambi senza lavoro, ma poco male : c'è l'assegno di disoccupazione per lui e lei gode della tutela della maternità. E poi non pagano affitto. La casa è di lei, comprata dal papà italiano.....
Ecco...fermiamoci qui. Questa ragazza è figlia di genitori benestanti, che le hanno consentito di volare a Parigi, di mantenersi agli studi post universitari, di imparare una lingua, comprandosi una casetta....E' questa una ragazza che aveva bisogno dell'assistenza sanitaria gratuita per la nascita del figlio ? Evidentemente no.
Ora, per carità, se siamo così ricchi da pagare per tutti, evviva. Ma siccome pare che non sia così, e che dei tagli anche in Francia li dovranno fare, forse sarà giusto che quell'assistenza venga tolta alla fortunata connazionale e conservata per chi non ha papà e mamma ben in grado di provvedere. L'esempio viene ancora meglio per quelli che lavorano, che con i soldi risparmiati per l'assistenza gratuita, poi ci vanno a fare un we alle terme...
In ogni caso, quanto accade in Francia credo che sia istruttivo per coloro che qui da noi s'illudono sulle rivoluzioni prossime venture , successive alle elezioni politiche. Nonostante i poteri forti  che la costituzione gli dà e l'avere una ampia (quanto solida si vedrà) maggioranza in Parlamento, Hollande ha grandi problemi, e il suo procedere timido, senza riforme importanti né nel senso del rigore né all'opposto (fallimentari ma pretese dalla parte radicale dell'Assemblea che l'appoggia), scontenta tutti e non risolve i problemi.
Figuriamo Bersani e Vendola, che avrebbero questi ultimi, e senza la forza elettorale del presidente francese.
Buona Lettura


IL CASO FRANCESE
 Hollande, la sinistra di governo e il difficile lavoro dell'equilibrista


In teoria, la sinistra francese avrebbe eccezionali opportunità di governare e trasformare il proprio Paese. Il presidente socialista François Hollande dispone di ampi poteri d'indirizzo, di scelta e di nomina. È il dettato della Quinta Repubblica, cui si somma l'ampio sostegno elettorale al suo governo. Nel maggio scorso, il partito socialista, con alleati comunisti, radicali e verdi ha conquistato la maggioranza assoluta all'Assemblea e al Senato e, con rare eccezioni, è al comando delle regioni e nelle maggiori città. Il sindacato - almeno finora - è stato spettatore benevolo, nonostante il livello record di disoccupati e di chiusura d'imprese. La destra è lacerata e minoritaria.

Ogni sinistra, e ovviamente ogni forza politica, sognerebbe una condizione del genere, che tuttavia, almeno in Francia, non basta né a mantenere il consenso né a facilitare l'azione di governo. Verdi ed estrema sinistra tengono un piede nella maggioranza e uno all'opposizione, soprattutto quando si tratta di contestare misure ritenute «liberali» (per quanto abbastanza lontane dalle riforme strutturali di cui la Francia avrebbe urgente bisogno) o quando il governo rinvia impegni e promesse, quali ad esempio la fiscalità ecologica, la discussione sul nucleare e sulle fonti alternative, l'idea d'introdurre un'ampia quota proporzionale, molto più del 10 per cento di cui si discute oggi.
Le diverse correnti e anime del partito socialista - alcune con un rapporto culturale problematico nei confronti dell'impresa, del ruolo dello Stato e del mercato - costringono Hollande e il suo governo a un lavoro da equilibrista. I propositi di riforme - dai tagli della spesa pubblica al risanamento di bilancio, dal costo del lavoro alle misure per la competitività - vengono negoziati al ribasso, con concessioni ideologiche (le intoccabili 35 ore) e senza aggredire le distorsioni del sistema di protezione sociale. Anzi, le nuove tasse, che colpiscono anche i ceti medi, servono a preservarlo. Il risultato paradossale, nonostante la maggioranza democraticamente «sovietica», sono la caduta di consenso, la delusione degli economisti e della sinistra liberale e le critiche abbastanza generalizzate della stampa. Sei mesi dopo il trionfo, la prospettiva ideale di cambiamento non si è ancora vista. La «conservazione» del sistema accontenta la base elettorale tradizionale, l'impiego pubblico e il popolo dei funzionari, gli assistiti e gli intellettuali, ma non soddisfa il bisogno di rinnovamento della maggioranza dei francesi, anche di sinistra. Quel bisogno di cambiamento e di modernità compreso a suo tempo, ma sperperato, dall'ex presidente Sarkozy. Può essere che Hollande, oggi considerato titubante e inadeguato da diversi osservatori, riesca con la sua «flemmatica determinazione» a non ripetere le contraddizioni dell'epoca Mitterrand e a risparmiare alla sinistra le successive sconfitte in serie che hanno consegnato per 17 anni l'Eliseo alla destra. La crisi europea, che colpisce duramente anche la Francia, di certo non lo aiuta. Le auspicate prospettive di crescita potrebbero tuttavia accompagnare la seconda parte del suo mandato. Nei primi sei mesi, la nota positiva riguarda la politica europea: l'essere riuscito a costruire nuove alleanze, più ampie rispetto alla rigidità dell'asse franco-tedesco e a modulare in parte l'intransigenza di Berlino sui conti pubblici. Ma il rispetto degli impegni europei presi anche dalla Francia verrà raggiunto aumentando le imposte, più che con il «dimagrimento» dello Stato.

Il caso francese racconta dunque quanto sia complicato per una sinistra di governo tenere insieme efficacia economica, solidarietà e sostenibilità dei conti pubblici senza rinunciare alle conquiste sociali, ma adattandole alle nuove sfide dei mercati globali. 
Alleanze e promesse elettorali possono portare alla vittoria, ma non sono condizioni sufficienti per mantenere il consenso. La visione interclassista della società, su cui si esercita la capacità di attrazione dei partiti, appare superata rispetto a una più larga alleanza di segmenti sociali attratti dalla prospettiva di cambiamento, ma con interessi talvolta divergenti. L'opinione pubblica è volatile. Molti osservatori ricordano a Hollande la ricetta di Gerhard Schroeder che riformò in profondità il welfare e il costo del lavoro in Germania, ma sembrano dimenticare che l'ex cancelliere perse le elezioni. I meriti di un leader valgono per la storia, un po' meno per la strategia del consenso politico.

Negli Usa, si è visto come la maggioranza vincente sia anche una somma di minoranze (sociali, etniche, culturali, religiose, sessuali, anagrafiche) che si sono riconosciute in un progetto, oltre l'adesione al partito democratico.

Prima di sapere se andrà con Vendola o con Casini, anche il Pd dovrebbe porsi il problema di costruire il consenso nell'Italia di oggi. Oltre le alleanze elettorali e le possibili vittorie di domani che, come i sogni, possono svanire all'alba. .


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