domenica 25 novembre 2012

"SEMO VENUTI GIA' MENATI" ...E L'IRONIA VINSE SULLA VIOLENZA

Foto: La forza dell'ironia ed un simpaticissimo striscione che solo a Roma poteva essere pensato: "Semo venuti già menati !!!"

Ieri a Roma c'era un diffuso timore per le manifestazioni in programma nel centro della città, con studenti e cobas della scuola . La strana alleanza, che abbiamo già più volte criticato. Intanto, che professori e studenti la pensino allo stesso modo, non è vietato ma è sospetto. Un po' come l'amicizia tra figli e genitori, di gran modo in passato, ancora resistente in una folta minoranza, ma fallimentare. E poi perché, in concreto, gli studenti hanno ragione a volere una scuola diversa, che appunto non c'entra con quella vecchia che i loro professori difendono perché in essa sono cresciuti e pasciuti (non molto in effetti, se escludiamo i docenti universitari, però tranquilli, protetti  e "a mezzo servizio ..." copyright Luciano Lama, capo CGIL negli anni '70). Ne abbiamo scritto, personalmente e riportando lucidi articoli al riguardo di altri , ben più autorevoli, autori (http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/11/se-non-okkupi-non-sei-stato-giovane.html  ;   http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/11/manifestare-per-difendere-i-torti.html  ).
Il ritorno in piazza suscitava grande preoccupazione dopo gli scontri del 14 novembre, le polemiche, la bufala dei candelotti lanciati dal Ministero di Giustizia sul corteo, gli eccessi (questi veri) di certi agenti fotografati a infierire su manifestanti ormai fermati e neutralizzati, il problema dei violenti professionali cui troppo spesso i giovani più focosi finiscono per dare manforte.
Invece , per fortuna, è andato tutto liscio. Antonio Polito dà una spiegazione importante, sulla quale riflettere, per il futuro. Se il Corteo cd. pacifico rigetta, non "accoglie" i violenti, proteggendoli nella sua pancia, questi ultimi hanno scarsissimi margini di manovra. Diverso quando la manifestazione già nei suoi preparativi è "calda". In questo caso i professionisti del disordine e della provocazione violenta, sapranno che il terreno sarà fertile per il loro disegno. Ieri non tirava quest'aria, e quello straordinario cartello, pieno di quell'ironia incredibile di cui i romani sono capaci, con su scritto "semo venuti già menati" ne era il palese manifesto.
Ecco, su questo dovrebbero riflettere quelli che vogliono che la piazza resti un luogo per le manifestazioni di dissenso democratico : se non date spazio alla violenza, questa sarà più facilmente neutralizzata. Anzi forse, come ieri, proprio non ci sarà.
Buona Lettura


 Gli Studenti Disobbedienti ai Profeti dei Disordini
Una manifestazione che si conclude senza violenze di questi tempi va festeggiata, perché non è la norma come dovrebbe essere. Soprattutto se era a rischio come quella di ieri, un possibile match di ritorno tra estremisti e polizia dopo le botte del 14 novembre. Invece la vendetta si è fatta sarcasmo («Semo venuti già menati», diceva uno striscione) e ai poliziotti non è parso vero di poter evitare il pugilato almeno di sabato. Ma più che alle dinamiche di piazza, spesso misteriose per chi non sia addetto ai lavori, è alla ragion politica che forse bisogna guardare per capire perché con gli stessi protagonisti, con le stesse piattaforme, negli stessi luoghi, una volta ci si mena e una volta no. Il fatto è che la violenza non nasce spontaneamente in piazza, ma è decisa e programmata in anticipo dai gruppi che vi fanno abitualmente ricorso e che non a caso si presentano ai cortei meglio equipaggiati delle forze dell'ordine. Siccome questi gruppi fanno politica con la violenza, essi la graduano in ragione del raggiungimento di obiettivi politici. Il primo dei quali è il rapporto con il movimento. Se con la violenza si può avere successo, e addirittura fare proselitismo al suo interno, allora giù i caschi e su le mazze. Ma se il movimento la rifiuta perché è scosso, ferito o anche solo spaventato, come era ieri, allora gli ultrà si prendono una pausa perché sanno che ne sarebbero respinti. Si può infatti usare la violenza ai margini di un movimento di massa, sfruttandone la copertura anche a sua insaputa: ma non si può usare la violenza contro un movimento di massa. Dipende dunque dall'ampiezza dell'area grigia di chi non spacca le vetrine ma simpatizza con chi spacca le vetrine, se le vetrine verranno spaccate oppure no. Paradossalmente, proprio la protesta pacifica di ieri dimostra che chi va in piazza ha sempre il potere di fermare e isolare i violenti, anche quando non lo fa. Gli estremisti ieri in piazza c'erano. Un corteo dei Cobas della scuola, gente abbastanza in là negli anni, sfilava al grido di «è finita la pazienza, insegniamo disobbedienza». Stavolta gli studenti hanno disobbedito a loro. E questo è da festeggiare.




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