venerdì 7 dicembre 2012

LA SCONFITTA DELL'"INCORRUTTIBILE"



Quando qualcuno, nel mio studio, dall'altra parte della scrivania, inizia dicendo "Avvoca', è 'na questione de principio" , conto fino a 10 e poi pacatamente rispondo "vede, in 26 anni di professione ho avuto la conferma di qualcosa che francamente pensavo fin dall'inizio : se ero una persona così ricca di principi, non avrei fatto l'avvocato. Noi difendiamo tutti, o quasi.....".
In genere, visto che non costo tanto, restano lo stesso.
Tutti cinici gli avvocati ? Non lo so, generalizzare è sempre sbagliato. Certo è che la parola "principio" attiene  più all'ETICA in generale, mentre un bravo e serio avvocato è quello che ha scrupolo per quella professionale. Che vuol dire curare la propria preparazione, non dire frottole al proprio cliente (se non quelle indispensabili per non farsi soffocare dalla sua ansia ) , svolgere al meglio il proprio mandato. Si chiama assicurare la migliore "difesa tecnica". Pensando al Processo come ad un luogo dove si svolge un confronto tra parti, nel rispetto di regole predate.  La GIUSTIZIA, quella è roba degli DEI.
Ciò posto (espressione cara al mio Maestro ) , l'ammissione nel gruppo dei colleghi della Camera Penale mi ha fatto conoscere un aspetto che francamente misconoscevo : la Passione Civile di tanti di loro.
L' aspirazione al Giusto Processo, che non è solo retorica, e che nel tempo portò alla riforma del 1989, col passaggio dal rito cd. inquisitorio a quello accusatorio. Doveva essere l'affermazione della parità di dignità e prerogative delle due parti del processo, accusa e difesa. Diciamo che è stato un Rubicone varcato, ma siamo rimasti a metà del guado.
Persone che che si battono per riforme della giustizia che non significhino "libertà di delinquere per tutti", ma il rispetto VERO di principi di civiltà giuridica, non a caso contenuti nelle costituzioni di tutti i paesi  occidentali , (gli unici per lo più democratici)  tra cui , in primis, la presunzione d'innocenza (o di non colpevolezza) .
Poi certo, difendono anche ( spesso ?) persone che hanno commesso dei reati , perché anche in questi casi la Legge stabilisce il diritto alla difesa, prevede che la responsabilità penale sia accertata , nei limiti delle cose umane ma in ogni caso "oltre il ragionevole dubbio". E che la pena sia equa.
Troppo idealizzata questa descrizione ? Avete ragione. Tanti avvocati infatti non sono così.
Però alcuni, una folta minoranza potrei quasi dire , sì. E io alcuni ne ho conosciuti.
Tra questi quello che io chiamo il Maestro (appellativo che vedo ormai girare...) , l'Avv. Domenico Battista, che , accanto alle qualità di cui sopra, ha anche una vena polemica aguzza e profonda, come si può evincere dalla nota postata a proposito di quello che è diventato ormai il prototipo di ciò che un PM non deve essere : Antonio Ingroia. Tutti sanno della recente sconfitta (perché di questo si tratta, per come LUI ha impostate le cose della vicenda ) subita dal Nostro davanti alla Corte Costituzionale. Ne abbiamo scritto :
http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/12/la-tempesta-perfetta-della-sentenza.html
http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/12/lo-schiaffo-della-corte-ai-pm-di.html
Prescindendo dal caso di specie, ma affrontando il problema GENERALE proposto da un personaggio della Pubblica Accusa siffatto, Domenico Battista scrive :


I L S U P R E M O

Egli sa. E per questo è Supremo.
Egli conosce la Verità , quella con V maiuscola.
A prescindere. E per questo è Supremo.
Egli, unto dal Signore, conosce come sono accaduti i fatti prima ancora di iniziare una indagine.
Egli, e per questo è Supremo, non riceve o non scopre una notizia di reato che legittima l'apertura di una indagine preliminare.
Egli conosce già l'esistenza e la sussistenza di un reato e dei suoi responsabili. Di talchè il Supremo non svolge indagini , ma apre una inchiesta per individuare conferme terrene alla Verità di cui Egli è depositario.
Ma se la Verità è già tale, e finanche con la V maiuscola, chiunque rende dichiarazioni in contrasto con quanto già "sa" chi, essendo il Supremo, "sa" ("io so"), magari mettendo in dubbio la Verità rivelata, è un reo o, bene che vada, un falsario o un favoreggiatore .
Egli non necessita di regole processuali. Se la Verità preesiste all'indagine , le regole di accertamento probatorio costituiscono vincoli e lacciuoli, precostituiti per rendere difficoltosa l'emersione della Verità medesima. E per questo il Supremo (anche se talvolta lascia intendere o sospettare ai comuni mortali che quelle regole non le conosce o non le applica correttamente), non ha necessità di rispettare quelle regole che valgono per chi Supremo non è.
Egli non necessita del processo, inteso come accertamento delle responsabilità individuali mediante raccolta delle prove in contraddittorio davanti ad un Giudice terzo ed imparziale.
Egli necessita di un Giudice ratificatore della Verità che vive , esiste e prescinde dal processo. E per questo è Supremo.
Egli può permettersi di affermare impunemente che il Giudice del merito, della legittimità o delle leggi che in qualche modo ostacola l'affermazione pubblica di ciò che vive al di fuori ed al di sopra del processo (quella Verità di cui Egli da soggetto Supremo è depositario) emette "sentenze politiche".
E' Supremo. Supremo che vuol dire Superiore. Gli altri sono quindi inferiori. Compresi gli utili idioti di contorno, che servilmente lo applaudono e lo coccolano, sperando un giorno di essere anch'essi non dico depositari , ma almeno compartecipi del Potere che verrà gestito allorchè lo Stato di diritto verrà definitivamente soppiantato dallo Stato etico ed il Bene assoluto prevarrà sul Male assoluto.
E per questo e' Supremo.
O no ?


Sono fioccati i consensi e i commenti di apprezzamento .
Tra questi, riporto quello del'amico Riccardo Cattarini :

"Grandissimo, o maestro!
Prima mi veniva da dire: ma che mi tocchi dare ragione all'orrendo Mannino?
La frase illuminante: se avessi le prove le presenterei alla Procura. Quindi, per le persone semplici come me, non le ha. Però sa. Come dici tu, sa prima di indagare, e indagare in fondo non serve. Ha ragione lui. Se si conosce la verità, indagare é inutile, e le regole sono superflue, e se un organo giudiziario di un certo peso, visto che non parliamo del giudice di pace di Noventa di Piave, gli dice che sbaglia, é politica. Non farà politica, come temiamo, ma diffonderà la verità. Ha adepti, ha un mentore, Travaglio, e un giornale, do forcaioli che si spacciano per uomini d sinistra. Rischia successi. Domenico, ho paura"

Queste sono le persone della cui amicizia mi sento onorato. 




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