Centomila euro al giorno. Pensateci. Spenderli sarebbe un lavoro impegnativo, e per quanto piacevole forse, nemmeno facile da espletare. Immaginate se ad una determinazione del genere si accompagnasse la clausola che l'appannaggio cesserebbe nel caso in cui il beneficiario non riesca a spendere la cifra in questione, eliminando la possibilità di donazioni, regalie varie e anche investimenti. SPENDERE e basta.
E questo TUTTI i giorni. Provate a immaginarlo.
Certo, meglio questo di altri "problemi".
Quando i giudici impegnati col processo Ruby guarderanno con sospetto ai doni, in gioielli e denaro, fatti da Berlusconi tramite il suo segretario amministrativo, alle varie olgettine, pensino a QUESTA sentenza.
Una serata ad Arcore quanto poteva costare ? 5.000 euro come cadeaux ad ogni ragazza, una decina , fanno 50.000 euro. Vogliamo raddoppiare ? 100.000. Le serate ad Arcore non erano quotidiane, mentre l'appannaggio di Veronica Lario sì.
Ecco quindi che l'inverosimiglianza di qualcuno che regali 50.000 euro a delle ragazze perché hanno partecipato ad una festa cade di fronte alla ricchezza infinita che evidentemente i giudici hanno attribuito a Berlusconi per stabilire l'assegno di "mantenimento" della moglie , Veronica Lario.
Ora, da avvocato, oltretutto bene a conoscenza del diritto di famiglia, so bene il principio applicato dal Tribunale di Milano : durata del Matrimonio, disparità economica tra i coniugi, diritto del più "debole" a godere dello stesso tenore di vita fruito in costanza dell'unione.
Nel caso di specie, si parla di 22 anni, tre figli, e uno dei due è ricco come Paperone.
Quindi ci può stare anche se la signora Lario, notoriamente, per quanto non ricca come il marito, certo non è povera, e quindi sarebbe benissimo in gradi di vivere nell'assoluta agiatezza senza assegno del coniuge. Il quale comunque le aveva offerto 300.000 euro al mese. Il Tribunale ha aggiunto uno zero, portandolo a tre milioni.
Perché il principio è che se hai vissuto in un castello per 20 anni, hai diritto di continuare a viverci per sempre.
E' una interpretazione della Legge, pacifica a Piazza Cavour (dove siedono i giudici della Cassazione) ma che forse sarà il caso di modificare e chissà se questo caso scandaloso sarà l'occasione per farlo.
La legge di riforma del 1975 era giusta : in una Italia dove le donne sposate non lavoravano per lo più, e dove i matrimoni erano roba duratura, si cercò di ridare scelta a chi spesso era costretta a continuare a vivere con un uomo violento, anche non fisicamente (non esiste solo la violenza materiale, c'è quella psicologica, spesso altrettanto invalidante ) , trascurato, indifferente, infedele ecc. ecc. perché non sarebbe stata in grado di provvedere a sé. Era giusta anche per quei casi , non infrequenti, in cui dopo 30 anni e più di matrimonio, l'uomo si accorge che per non sentirsi quello che è, vale a dire un signore anziano, si specchia negli occhi (e nel corpo) di una donna 20 anni più giovane e liquida la moglie (che, quand'anche attenta alla propria persona, non potrà mai competere con la gioventù ). Che questa liquidazione sia "CARA". CI sta.
Ma qui le cose sono cambiate, la gente si separa anche dopo pochi anni e la regola del mantenimento del tenore di vita è evidentemente inaccettabile. Ci hanno messo un po' gli ermellini ma poi lo hanno capito, e l'assegno tiene conto della durata del matrimonio. Bene, un ulteriore piccolo sforzo. Il diritto al mantenimento del tenore di vita sia parametrato sul BENESSERE, e NON sulla RICCHEZZA.
Sposarsi NON è ( non dovrebbe...) un investimento, una polizza assicurativa milionaria sulla vita.
Dopo 20 anni sei stanca di sopportare la vagonata di corna che tuo marito ti ha messo e vuoi andare via. Giusto. Vuoi un assegno che ti consente di vivere bene, perché lui se lo può permettere. Giusto. Ma nel caso di Veronica Lario noi siamo di fronte ad una donna con tanto pelo sullo stomaco (come dimostra quello che ha accettato in silenzio prima ma soprattutto le modalità scelte DOPO per annunciare la rottura ) che ha saputo digerire molte cose pur di diventare a sua volta ricca con i regali e le prebende elargite dal consorte. Come detto, la Lario ha molto di suo oggi, con proprietà immobiliari che le danno ottime rendite. Per carità, di fronte al Marito è "povera". E' questo il criterio del coniuge DEBOLE ??
E' questo che i Tribunali tutelano ?
Bene, basta leggere i commenti dei lettori del Corriere della Sera per capire come la gente la pensi.
Non mi preoccupo per il Cavaliere, anzi, meglio, avrà meno soldi da spendere per il Milan.
Ma è il principio della Legge che , interpretato così, è sbagliato.
Dopodiché, io conosco MADRI che farebbero la fila per consegnare in sposa la propria figlia a Berlusconi, con simili prospettive, e chissene frega se lui ha 50 anni di più !!
Ecco l'articolo di Luigi Ferrarella sul Corsera on line
- Corriere della Sera >
- Cronache >
- A Veronica 100 mila euro al giorno
GLI EX CONIUGI RINUNCIANO «ALL'ADDEBITO».
E LA DECISIONE DEI GIUDICI NON INVESTE LA SOCIETÀ
A Veronica 100 mila euro al giorno
Berlusconi mantiene il patrimonio
Depositata a Natale la sentenza
di separazione non consensuale
100mila euro al giorno, ma il patrimonio non si tocca
Nella lunga e travagliata causa tra due persone insieme da un trentennio e sposate da 22 anni, infatti, c'era stato un momento nel quale una intesa era parsa abbordabile sulla base dell'offerta a Veronica Lario di riconoscerle l'usufrutto a vita di Villa Belvedere, la magione di Macherio a lei particolarmente cara perché ci ha vissuto 20 anni e vi ha cresciuto i tre figli Barbara, Eleonora e Luigi. Ma presto la temperatura della causa era di nuovo salita, e a quel punto l'offerta di Silvio a Veronica era scesa a un assegno di non più di 300.000 euro al mese, 10 volte meno di quanto stabilito ora dalla sentenza notificata ai legali Ippolita Ghedini e Cristina Rossello per Berlusconi, e all'avvocato Cristina Morelli per Lario.
La riservatezza con la quale la nona sezione del Tribunale civile ha dal 2009 «blindato» questa causa di separazione è del resto stata tale che soltanto al deposito della sentenza, calato forse non a caso proprio nel deserto dei giorni natalizi al sesto piano del palazzo di giustizia, gli stessi cancellieri e perfino molti giudici della sezione hanno scoperto quali colleghi (Nadia Dell'Arciprete e Alessandra Cattaneo) avessero composto il collegio giudicante insieme alla presidente della sezione, Gloria Servetti.
La sentenza nulla statuisce sull'assegnazione della casa coniugale, il che equivale a dire che la villa di Macherio (che Veronica aveva preferito lasciare nel settembre 2010) resta a chi ne è l'intestatario, cioè a Berlusconi: il Tribunale, infatti, nelle separazioni interviene sulla casa coniugale solo quando vi siano figli minori, o maggiorenni ma economicamente non indipendenti, e nessuno di questi due è il caso dei coniugi Berlusconi-Lario. L'assegnazione della casa coniugale non è suscettibile di applicazione estensiva e quindi, in assenza dei requisiti sui figli, la casa coniugale non può essere assegnata a titolo di mantenimento dell'altro coniuge. Villa Belvedere a Macherio è stimata 78 milioni, ma i suoi 120.000 metri quadrati richiedono una costante e impegnativa manutenzione per la quale l'ex premier calcola di aver impiegato circa 20 milioni in un decennio e stima di doverne spendere 1,8 all'anno.
Oltre ai 3 milioni al mese da versare a Veronica Lario e alla permanenza della villa di Macherio nel patrimonio di Silvio Berlusconi, c'è un terzo importante dato nella sentenza. Entrambi i coniugi hanno infatti rinunciato a chiedere «la separazione con addebito» all'altro coniuge di «un comportamento cosciente e volontario contrario ai doveri nascenti che derivano dal matrimonio», come «la violazione del dovere di fedeltà coniugale». Un esito tutt'altro che scontato in rapporto a com'era partita la causa e più in linea con l'impressione maturata nei rispettivi entourage quando nel secondo faccia a faccia (non il 30 gennaio 2010 in Prefettura, ma l'8 maggio 2010 in Tribunale) Silvio e Veronica erano stati fatti rimanere da soli, per qualche momento senza avvocati, davanti al presidente.
MILANO - A Veronica Lario vanno tre milioni di euro ogni mese, a Silvio Berlusconi resta la villa di Macherio stimata 78 milioni, ma entrambi rinunciano a chiedere «l'addebito» di colpa: dopo oltre tre anni finisce così, con una sentenza depositata attorno a Natale dalla nona sezione civile del Tribunale di Milano, la causa di «separazione non consensuale». Un'azione giudiziaria implicita già il 31 gennaio 2007 nella lettera di Veronica a Repubblica sulla «mia dignità di donna» ferita da taluni apprezzamenti del marito durante la premiazione dei Telegatti, ma formalmente avviata dalla moglie il 3 maggio 2009 dopo la lettera all'agenzia Ansa in cui reagiva alla presenza dell'allora premier alla festa a Casoria della 18enne Noemi Letizia, e definiva «ciarpame senza pudore» la ventilata candidatura di «veline» alle Europee.
L'assegno di mantenimento - circa 100.000 euro al giorno, tre milioni tutti i mesi, 36 milioni ogni anno - riflette i criteri dell'articolo 156 del codice civile così come interpretato da consolidate sentenze di Cassazione circa i parametri del mantenimento del tenore di vita analogo a quello goduto durante la convivenza, nel caso sussista una disparità economica tra i due coniugi; e, nella sostanza, in questa somma contabilizza il fatto che la moglie di Berlusconi esca dalla causa senza proprietà immobiliari.
Nella lunga e travagliata causa tra due persone insieme da un trentennio e sposate da 22 anni, infatti, c'era stato un momento nel quale una intesa era parsa abbordabile sulla base dell'offerta a Veronica Lario di riconoscerle l'usufrutto a vita di Villa Belvedere, la magione di Macherio a lei particolarmente cara perché ci ha vissuto 20 anni e vi ha cresciuto i tre figli Barbara, Eleonora e Luigi. Ma presto la temperatura della causa era di nuovo salita, e a quel punto l'offerta di Silvio a Veronica era scesa a un assegno di non più di 300.000 euro al mese, 10 volte meno di quanto stabilito ora dalla sentenza notificata ai legali Ippolita Ghedini e Cristina Rossello per Berlusconi, e all'avvocato Cristina Morelli per Lario.
La riservatezza con la quale la nona sezione del Tribunale civile ha dal 2009 «blindato» questa causa di separazione è del resto stata tale che soltanto al deposito della sentenza, calato forse non a caso proprio nel deserto dei giorni natalizi al sesto piano del palazzo di giustizia, gli stessi cancellieri e perfino molti giudici della sezione hanno scoperto quali colleghi (Nadia Dell'Arciprete e Alessandra Cattaneo) avessero composto il collegio giudicante insieme alla presidente della sezione, Gloria Servetti.
La sentenza nulla statuisce sull'assegnazione della casa coniugale, il che equivale a dire che la villa di Macherio (che Veronica aveva preferito lasciare nel settembre 2010) resta a chi ne è l'intestatario, cioè a Berlusconi: il Tribunale, infatti, nelle separazioni interviene sulla casa coniugale solo quando vi siano figli minori, o maggiorenni ma economicamente non indipendenti, e nessuno di questi due è il caso dei coniugi Berlusconi-Lario. L'assegnazione della casa coniugale non è suscettibile di applicazione estensiva e quindi, in assenza dei requisiti sui figli, la casa coniugale non può essere assegnata a titolo di mantenimento dell'altro coniuge. Villa Belvedere a Macherio è stimata 78 milioni, ma i suoi 120.000 metri quadrati richiedono una costante e impegnativa manutenzione per la quale l'ex premier calcola di aver impiegato circa 20 milioni in un decennio e stima di doverne spendere 1,8 all'anno.
Oltre ai 3 milioni al mese da versare a Veronica Lario e alla permanenza della villa di Macherio nel patrimonio di Silvio Berlusconi, c'è un terzo importante dato nella sentenza. Entrambi i coniugi hanno infatti rinunciato a chiedere «la separazione con addebito» all'altro coniuge di «un comportamento cosciente e volontario contrario ai doveri nascenti che derivano dal matrimonio», come «la violazione del dovere di fedeltà coniugale». Un esito tutt'altro che scontato in rapporto a com'era partita la causa e più in linea con l'impressione maturata nei rispettivi entourage quando nel secondo faccia a faccia (non il 30 gennaio 2010 in Prefettura, ma l'8 maggio 2010 in Tribunale) Silvio e Veronica erano stati fatti rimanere da soli, per qualche momento senza avvocati, davanti al presidente.
Tecnicamente la separazione è rimasta di tipo «non consensuale», ma con un clima civile e non lontanissimo da un accordo di massima, che peraltro potrebbe sempre intervenire a modificare in qualunque momento, se i coniugi lo desiderassero, i paletti minimi fissati ora dal Tribunale con la sentenza. Per il resto il verdetto non mette naso nel perimetro societario dell'impero di Berlusconi, nè nelle prospettive che in esso hanno o potranno avere i tre figli avuti da Veronica (a ciascuno dei quali è stato intestato il 7,5% di Fininvest) rispetto ai due figli nati dal precedente matrimonio, Marina e Piersilvio, da tempo ai vertici del gruppo. E ora all'ex premier resta da affrontare l'ipoteca giudiziaria più insidiosa: il giudizio di Cassazione sui 540 milioni che sinora due sentenze di merito hanno condannato Fininvest a risarcire a Carlo De Benedetti per la corruzione di un giudice del «lodo Mondadori».
In 2,5 giorni potrei pagare il mutuo che riuscirò (???) a pagare in 25 anni, quindi 1(uno) giorno suo equivale a circa 3650 giorni miei (10 anni)! E' una bella soddisfazione sapere che tutti questi soldi (e non solo) sono stati rastrellati a chi non riesce ad arrivare a fine mese. Continuate a votarlo che vi toglie.... l'IMU.
RispondiEliminaL'incipit del commento era agro ma amaramente sorridente. Il seguito deludente. L'ingiustizia in questo caso viene da una applicazione sbagliata della norma per cui uno che senza l'appannaggio divorzile sarebbe comunque ricco, ma MENO, abbia invece il diritto di esserlo COME PRIMA. E la cosa non riguarda Berlusconi e la Lario ma tutti coloro che sono, beati loro , milionari. Insomma, il suo riferimento al voto dato o meno al cavaliere non c'entra nulla, nel contesto, ma per alcune persone è come per altre, 100 anni fa, farsi il segno della croce davanti a qualunque cosa che li colpiva. Stessa ossessione.
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