martedì 29 gennaio 2013

SCUOLA DI QUALITA', GIUSTIZIA EFFICIENTE. MAGARI SERVE ANCHE QUESTO



Ho letto con grande interesse  la disamina di Roger Abravanel , pubblicata nella pagina degli approfondimenti del Corsera, e avente per oggetto le questioni SCUOLA e GIUSTIZIA, assenti per lo più dal dibattito elettorale.
Abravanel è  un ingegnere diventato consulente in campo economico e diventato noto con la pubblicazione di uno studio Quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto, edito da Garzanti nel 2008.
Insomma, uno di quelli che per formazione non umanistica ma  matematica, ritiene che il MERITO non solo sia una cosa fondamentale, ma anche misurabile.
Che è quello che dispiace tanto alla sinistra dei "deboli". Perché, parliamoci chiaro, le persone sfortunate ci sono, quelle che senza aiuto degli altri soccomberebbero...ma NON sono così tante come sembra essere diventato ! Bisogna distinguere i deboli dai mediocri, dagli scansafatiche, dai parassiti.
Purtroppo, e non lo diciamo solo noi liberali o più in genere quelli di "destra", il sindacalismo degli anni 70 in poi ha puntato sulla mortificazione del merito (che non significa poi spesso chissà cosa...basta a volte volontà, tenacia, applicazione per far bene, mica tutti devono essere talentuosi ) , per una uguaglianza massificata e inevitabilmente al ribasso...Lo scrisse benissimo Edmondo Berselli, un Liberal, uno della sinistra "giusta"m che non è quella di Bersani : " "La scelta di proteggere la classe operaia anziché di promuovere la qualificazione anche selettiva manifesta a posteriori un oscuro vizio paternalistico , un ossessivo timore verso le differenziazioni e ogni genere di individualità ...era questo il promesso "allargamento della democrazia"? Balle. Era il socialismo di tipo sovietico, tradotto nello stile italiano".
Ma altri lucidi pensieri li potrete trovare, volendo, nel post a lui dedicato :

IL SINDACATO CHE SPEDISCE LA CLASSE OPERAIA ALL'INFERNO http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2011/11/il-sindacato-che-spedisce-la-classe.html

Tornando ad Abravanel e alla sua esortazione al Merito, non solo nelle fabbriche, ma anche nelle scuole e nei tribunali si possono avere docenti e giudici MIGLIORI.
Basterebbe solo che i loro sindacati accettassero la sfida...
Buona Lettura



PROGRAMMI

Scuola di qualità, giustizia efficiente
Due tabù della campagna elettorale

Il tema più attuale di questi giorni sulla scuola italiana sembra essere quello delle iscrizioni online. Eppure la vera opportunità di oggi è un'altra: la possibilità di scegliere la scuola basandosi su misurazioni oggettive della qualità dell'insegnamento, soprattutto quelle basate sugli apprendimenti degli studenti misurate con i test Invalsi, lanciati ormai da qualche anno e solo oggi resi disponibili in molte scuole. La scuola che ha i test migliori di quelli della media della città di residenza può essere considerata una scuola migliore e vale la pena di cercare di iscrivervi i propri figli (online o manualmente) anche se è un po' più lontana da casa e non ha laboratori moderni o molti computer. Questa innovazione ha ancora molto da migliorare per essere di facile utilizzo da parte delle famiglie ma può rivelarsi cruciale se riesce a vincere l'opposizione dei molti (tra cui i sindacati della scuola) che si oppongono a qualunque tentativo di valutare il merito delle scuole e renderlo trasparente. E può fare finalmente nascere anche da noi la meritocrazia nelle scuole. Ma è stata dimenticata dai media e dalla politica.
Illustr. di Doriano SolinasIllustr. di Doriano Solinas
C'è un'altra iniziativa sulla trasparenza del servizio pubblico che in questi giorni ha attirato molto l'attenzione dei media: la pubblicazione da parte del Tribunale di Milano del proprio «bilancio sociale», un resoconto ben documentato delle proprie attività. Ma se è interessante sapere che, a causa della crisi, le separazioni coniugali diminuiscono e aumentano le cause del lavoro, è mancata in questa lodevole iniziativa di trasparenza una informazione chiave: la durata media dei processi. Non è cosa da poco, visto che le toghe che si sono riunite a inaugurare l'anno giudiziario sanno che la posizione dell'Italia nella classifica della qualità della giustizia civile stilata da «doing business in the world» è ulteriormente peggiorata dal 158° posto del 2011 (dopo il Gabon) al 160° (dopo il Togo, il Brunei e le isole Comore) nel 2012. E l'interessante approfondimento sulla differenza tra alcune grandi città (il dato nazionale si basa ovunque solo sulla capitale) rivela grandi differenze tra tribunale e tribunale, al Nord come al Centro Sud, con la solita Torino che continua a svettare. Come a dire che la trasparenza sui tempi dei processi dei singoli tribunali rivelerebbe chiaramente i «buoni» e i «cattivi».
Cosa c'è in comune tra la qualità della scuola e quella della giustizia? Il fatto che sono due essenziali motori della crescita strutturale del Pil (Prodotto interno lordo) perché le imprese non investono senza giustizia civile e i giovani entrano nel mercato del lavoro impreparati senza una scuola di qualità.
Eppure il dibattito politico di questi giorni non affronta questi temi e quando qualcuno lo fa utilizza concetti vecchi. Innanzitutto perché sono riforme a medio termine ed è comprensibile che oggi la priorità sia di ridurre l'aumento della disoccupazione giovanile causato dalla crisi. Comprensibile ma miope perché si dimentica che la inoccupazione (giovani disoccupati ma anche giovani che studiano fino a 28 anni o non cercano lavoro, donne inoccupate, pensionati 58enni) è un fenomeno che da noi va avanti da 20 anni e che solo affrontando alla radice le sue cause ridiventeremo una economia dinamica e ricca.
Così avviene che il tema della giustizia non venga affrontato come dovrebbe anche se tutti sono oggi finalmente d'accordo che è un grave problema. Al centro destra i tempi biblici della magistratura interessano poco perché è piu importante attaccarla perché martirizza Silvio Berlusconi. A sua volta la sinistra si guarda bene dall'invocare la meritocrazia nella magistratura in piena campagna elettorale contro lo stesso Silvio Berlusconi. E Monti tace, perché a parte la encomiabile chiusura di 30 tribunali, il suo governo ha fatto poco per iniziare a migliorare l'efficienza dei 100 che restano.
Per quanto concerne la scuola, sinistra e destra continuano a parlare dei problemi di chi ci lavora disinteressandosi dei problemi che l'assenza di meritocrazia crea agli studenti. La sinistra da sempre si oppone a tutti i «tagli» e si allea con i sindacati opponendosi a qualunque forma di valutazione delle scuole (anche sfruttando le prove Invalsi). La destra aveva permesso al ministro Gelmini di rilanciare l'Invalsi perché non era interessata al rapporto con il sindacato della scuola; ma quando si è trattato di utilizzarlo (assieme ad altri approcci) per avviare un serio programma di valutazione delle scuole ha dato priorità all'accordo Tremonti-sindacati che tagliava i posti barattandoli con aumenti di stipendio. Tace invece Mario Monti che si è dovuto confrontare con enormi opposizioni al suo lodevole tentativo di fare il primo concorso in 10 anni per nuovi insegnanti e inserire un po' di meritocrazia nella selezione degli insegnanti.
Il problema della nostra scuola è però profondamente diverso da quello della giustizia della quale da anni si lamentano 50 milioni di italiani: nel caso della scuola, non è mai stato fatto un serio dibattito per dimostrare ai cittadini la drammatica situazione del nostro sistema educativo e gli italiani continuano ad essere convinti di avere buone scuole ed università e che il problema sono solo i «tagli».
Ma se questo dibattito sulla scuola non verrà affrontato e se la trasparenza sulla qualità della nostra giustizia non andrà oltre il «bilancio sociale», la crisi economica del nostro Paese durerà per i prossimi cinquant'anni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Meritocrazia.corriere.it


Nessun commento:

Posta un commento