lunedì 4 marzo 2013

19 ANNI SUICIDATA. ANZI NO. DOPO TRE ANNI ACCUSATO L'EX AMANTE DI OMICIDIO.



Il Camerlengo appartiene alla fazione nobile dei garantisti, minoritaria rispetto alla più numerosa dei giustizialisti (meglio noti anche come manettari e forcaioli...) , ma con la soddisfazione di avere dalla propria parte il conforto dell'ordinamento costituzionale, e non solo italiano.
Spesso quindi mi sono speso contro le frenesie accusatorie delle procure e ancor di più la pancia giacobina della gente (quelli sempre pronti a gridare "buttate via la chiave" per intenderci...).
Premesso questo, qualche dubbio suppletivo prima di rubricare come suicidio la morte di una bella ragazza di appena 19 anni, il cui corpo viene fatto trovare alla famiglia in un sacco nero dentro una bara bianca, me lo sarei fatto venire pure io.
Ho degli amici e colleghi a Catania, cercherò di sapere qualche cosa in più rispetto alla confusa ricostruzione che trovo sulla cronaca catanese del Corriere on line.
Intanto ve la propongo.





LA SVOLTA SUL CASO DI ADRANO, NEL CATANESE

Diciannovenne trovata impiccata,
dopo tre anni arrestato ex amante

La Procura aveva ipotizzato un suicidio e chiesto l'archiviazione. Poi la riapertura dell'inchiesta e l'accusa di omicidio per un 30enne, che avrebbe avuto dei complici

Valentina SalamoneValentina Salamone
CATANIA – Arriva una svolta nelle indagini sulla morte di Valentina Salamone, la diciannovenne trovata impiccata il 24 luglio del 2010 in una villetta alla periferia di Adrano, in provincia di Catania. Con l'accusa di omicidio è stato arrestato dai carabinieri del comando provinciale etneo Nicola Mancuso, 30 anni. Secondo gli inquirenti l'uomo, all'epoca del delitto, aveva una relazione con la vittima. L'accusa, per lui, è di omicidio pluriaggravato in concorso con ignoti.
IN UN SACCO - Valentina, originaria di Biancavilla (Catania) venne trovata impiccata ad una trave delle tettoia di una villetta nella quale si era recata con alcuni amici per trascorrere il week end. I genitori della ragazza vennero avvisati della sua morte circa dieci ore dopo la scoperta del corpo e trovarono Valentina avvolta in un sacco della spazzatura, dentro una bara bianca e con una corda ancora stretta al collo.
La tesi del suicidio, alla quale la Procura approdò dopo la prima indagine, e che spinse i pm a chiedere l'archiviazione del caso, è stata da sempre contestata dai familiari della giovane, che in questi anni, con l'aiuto del proprio legale, si sono battuti strenuamente per arrivare a scoprire la verità. «L'arresto di Mancuso è un primo passo», ha commentato oggi l'avvocato Dario Pastore, legale della famiglia Salomone. «Sicuramente c'è molto rammarico», ha aggiunto, «perché a questo risultato si sarebbe potuti arrivare ben prima, in maniera molto più celere, se soltanto le indagini fossero state effettuate in maniera puntuale, precisa e scrupolosa, cosa che purtroppo non è avvenuta».
IL PADRE - Il padre della ragazza, Antonino Salamone, aveva sempre sostenuto che la figlia non aveva ragioni per un gesto estremo: «Valentina non me la potrà più restituire alcuna giustizia terrena: ma venire a capo della verità sarà quantomeno un atto d'amore nei confronti di mia figlia. Valentina non avrebbe mai potuto compiere quel gesto». In un'intervista disse anche che di averla trovata «in una bara bianca come un pacchetto postale pronta per essere portata via. A casa noi ci siamo accorti che aveva un dito del piede rotto, un'unghia spezzata ematomi alle braccia».
LA VICENDA GIUDIZIARIA - Dopo la richiesta di archiviazione inoltrata dal pm al gip, e l'opposizione dei familiari della giovane, l'inchiesta era stata avocata dall'Avvocatura generale dello Stato e dalla Procura generale. Alla fine dello scorso anno il gip Francesca Cercone aveva disposto nuove indagini, in seguito alla richiesta inoltrata ad ottobre dalla Procura generale, che aveva così motivato: «Alla luce delle nuove acquisizioni può affermarsi che Valentina Salamone fu uccisa e chi pose in essere tale delitto ebbe a simulare con notevole abilità il suicidio».
RELAZIONE TORMENTATA - L'inchiesta avrebbe dimostrato che i testimoni furono reticenti se non addirittura che avevano dichiarato il falso e che Nicola Mancuso, l'uomo arrestato oggi per l'omicidio, era sposato e aveva una relazione con la vittima. Proprio da questo tormentato rapporto sarebbe scaturito il delitto.


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