lunedì 18 marzo 2013

CHE FINE HA FATTO IL SENATORE E MAGISTRATO CAROFIGLIO ? INSEGNA A SCRIVERE, SPECIE AI "GIURISTI" !

Gianrico Carofiglio
Mi chiedevo che fine avesse fatto Gianrico Carofiglio, altra toga prestata alla politica, eletto senatore nelle file del PD nelle elezioni del 2008. Non un'esperienza significativa, a detta dello stesso interessato, che non ha espresso l'amarezza dell'altro senatore e collega magistrato, il Dr. D'Ambrosio, che ha scritto parole desolate della sua esperienza politica (inutile).
Immaginavo che non si fosse ( o non l'avessero...) ricandidato, e infatti non è tra gli eletti ma nemmeno mi risulta tra i trombati. Quindi proprio non ha partecipato. La domanda che rimane è se sia tornato a fare il sostituto procuratore, e nel caso, DOVE ? Non certo a Bari, dove esercitava quando aveva deciso anche lui di scendere o salire nell'agone politico.
Tra l'altro, mentre l'esperienza parlamentare  è trascorsa senza lasciare tracce, vi è invece un'altra attività per la quale Carofiglio è uomo di successo, ed è quella di scrittore. E' l'inventore del personaggio letterario avvocato Guido Guerrieri, che come penalista, a detta del mio Maestro nel campo, l'avv. Domenico Battista, non vale molto, anzi. Però è una figura umana molto ben riuscita, in cui credo tantissimi avvocati  si siano riconosciuti ( in primis, per la casualità - residualità della scelta professionale...).
Ha vinto un premio Bancarella  con "Il passato è una terra straniera" (dove il concetto di fondo è che la vita è una continua manipolazione, fatta e subita) , ed è arrivato in finale al premio Strega  lo scorso anno con "Il silenzio dell'onda".
Dai suoi romanzi (personalmente letti tutti ) sono stati tratti anche dei film per la televisione.
L'uomo sa mostrarsi simpatico, presentandosi nei suoi spettacoli ( si, fa anche quelli, a volte col fratello e regista Francesco ) come un fintissimo modesto. Piace alle donne e a mio avviso - ma non ho alcun elemento concreto per sostenerlo - ne approfitta anche un po'....
Tutto questo porta via tempo e mi fa pensare che Carofiglio stia continuando a dedicarsi a queste cose - scrittura, spettacoli - a tempo pieno, piuttosto che riprendere a fare il PM.
Da quello che mi dicono quelli che l'hanno conosciuto in questa veste, MOLTO MEGLIO COSI'.
Adesso gira l'Italia facendo corsi di scrittura molto frequentati, soprattutto da avvocati.
Non che i magistrati non ne abbiano bisogno, ma sono più superbi...
Il suo insegnamento è propedeutico alla chiarezza , con l'eliminazione di orpelli passati per tecnicismi, ma che nella migliore delle ipotesi sono vizi ormai cristallizzati, in altri la piccola vanagloria di usare un linguaggio per "iniziati", che è bene il "volgo" non comprenda....
"salvis Iuribus " "E valga il vero" latinismi vari, brocardi....ma soprattutto un italiano assolutamente improbabile che si pensa trovi giustificazione nell'aspetto tecnico. Qualche volta è vero. Ma molto molto meno di quanto se ne abusi.
Io non ho partecipato a questo corso (ma ci andrei, se toccasse anche Roma...), andando invece ad un altro tenuto da un giudice civile, noto nella capitale, Rosario Rossetti. In aula, una iena, ma come insegnante, bravo e spiritoso.
Un altro che dovrebbe cambiare mestiere....
Ho trovato l'articolo sulla pagina CULTURA del Corriere e mi ha incuriosito
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IL FENOMENO

Avvocati e (pochi) magistrati ai corsi del giallista

Carofiglio tiene in tutta Italia seminari di scrittura semplice per giuristi: «Insegno a usare le parole giuste»

La giornalista diceva «kitsch» e lui sentiva una fitta al cuore. «Dove le andate a prendere queste espressioni, eh? Dove le andate a prendere?» si irritava Nanni Moretti in Palombella Rossa. «Ma come parla?» protestava. «Le parole sono importanti». Ecco, appunto.
Parlare chiaro è come comporre un puzzle, ogni pezzo al suo posto. O, per dirla con il magistrato e scrittore Gianrico Carofiglio, «è una questione di etica della democrazia». Perché se quello che si dice e si scrive è comprensibile è per tutti. Quindi parcheggiare, non «parcare la macchina»; controllare, non «attenzionare»; premessa, non «prolegomeni»; interrogare non «escutere». E poi abolire espressioni tipo «si portavano al piano sottostante», «l'azione posta in essere», «il carattere suicidiario degli atti autoaggressivi».
«La manomissione delle parole» (Rizzoli) è un libro di Gianrico Carofiglio. Parte del testo è dedicata al linguaggio giuridico e ai suoi difetti. Alle espressioni incomprensibili usate negli atti giudiziari e a come renderle più semplici«La manomissione delle parole» (Rizzoli) è un libro di Gianrico Carofiglio. Parte del testo è dedicata al linguaggio giuridico e ai suoi difetti. Alle espressioni incomprensibili usate negli atti giudiziari e a come renderle più semplici
Parliamo di carte giudiziarie, di sentenze, ordinanze, memorie difensive, impugnazioni. Di tutto quel linguaggio tecnico che troppo spesso assomiglia alla scrittura dei medici: indecifrabile. Nel suo libro «La manomissione delle parole» Carofiglio aveva già scritto dei difetti e dei rimedi nel linguaggio dei giuristi. Adesso l'argomento è itinerante, con seminari e con un lavoro teatrale che ogni volta è un tutto esaurito. «Sapevamo che il tema era importante ma mai avremmo sperato che ci fosse tanta gente interessata» premette. Un pomeriggio di corso per aiutare avvocati, commercialisti e se capita anche qualche magistrato a mettere a fuoco le parti inutili, pompose, ridondanti, illogiche degli atti che scrivono.
Prima parte del problema: perché i giuristi scrivono così? Poi una riflessione su come si dovrebbe scrivere e infine la pratica: si proietta sullo schermo un passaggio incomprensibile e, accanto, la magia. Lo stesso passaggio «tradotto» con parole più semplici. Il risultato è che quasi sempre il primo testo è lungo tre volte tanto rispetto a quello più chiaro.
Un esempio. «Il provvedimento ablativo impugnato è la copia sputata di altro analogo decreto di sequestro preventivo emesso in data 01.01.2011» diventa: «il provvedimento di sequestro impugnato è identico al precedente decreto n.1/2011».
Gianrico Carofiglio, 51 anni, magistrato, è autore di romanzi di successoGianrico Carofiglio, 51 anni, magistrato, è autore di romanzi di successo
«La pigrizia è una delle ragioni che fa scrivere ai giuristi in modo non chiaro» valuta Carofiglio. «Impari un gergo e tendi a usarlo perché è più facile. C'entra anche il narcisismo, a volte usare espressioni pompose è un modo di esibirsi. Ed è anche una questione di potere perché un linguaggio incomprensibile lo capiscono solo gli addetti ai lavori e chi detiene quel linguaggio detiene il potere piuttosto che il sapere».
Ai suoi seminari (il prossimo a Bologna) finora hanno partecipato più di mille persone, per lo più avvocati. Gente motivata, attenta, che spesso gli ha scritto per fargli sapere che nulla dei suoi suggerimenti è andato perduto. «Ma il più bel complimento che ho ricevuto veniva da un giornalista molto noto. Mi chiamò e mi disse: devo ringraziarla, dopo aver letto il suo libro guardo e uso le parole in modo diverso».

4 commenti:

  1. CATALDO INTRIERI

    Stefano, ritratto perfetto dell'uomo che ho fugacemente conosciuto. In compenso il collega Guerrieri potrebbe insegnare a molti la tecnica del contresame ( parere personale) . Carofiglio peraltro è' stato il primo a tradurre in Italia the art of cross examination di Welmann, intestandola a se' stesso ( l'arte del dubbio , sellerio 2009) Cari saluti

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    1. Grazie Cataldo...Come ho scritto, a me l'avv. Guerrieri piace molto, e ad essere precisi forse l'amico Domenico non criticava tanto lui (anche però) quanto le figure dei giudici che rappresentava nei suoi libri. Lo scrittore Carofiglio mi piace, e infatti ho letto tutti i suoi libri tranne proprio questo sul valore delle parole.... Sul PM, non mi esprimo. Ho solo riportato il giudizio di colleghi che hanno avuto a che fare con lui. Come uomo di scena, è un simpatico paraculo, il che mi induce a sospettare che lo sia anche nella vita privata ma è mera supposizione

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  2. GIUDITTA MERISI

    Bellissimo questo Post

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  3. una curiosita'. mi hanno riferito che ha rinunciato al vitalizio da Senatore. corrisponde alla verita'?

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