mercoledì 5 giugno 2013

EQUITALIA : NON E' CHE CAMBIANDO NOME IL PROBLEMA SIA RISOLTO


A maggio , con la dichiarazione dei redditi e la scadenza delle tasse da pagare per TUTTI (perché per chi non è dipendente le scadenze sono pressoché costanti ) , escono i soliti numeri e relativi commenti sull'evasione fiscale, la lotta alla stessa, i risultati.
E così ci viene ricordato che, per quanti sforzi si facciano (non so come sia andata nel 2012, mi sa non benissimo perché non ho letto nessun bollettino trionfale da parte di Befera...) , con recuperi - non si sa se effettivi o virtuali - di oltre 12 miliardi di tasse evase, l'evasione resta sempre alla solita cifra di 120 miliardi. Ogni tanto qualcuno la porta a 140 e non manca chi addirittura a 240, non si capisce se per un refuso (un 1 che diventa 2 sul giornale) o perché veramente c'è chi pensa di poter dire 100 o 200 miliardi perché tanto che differenza fa ?....
In realtà già questa indeterminatezza lascia perplessi, anche perché verrebbe da pensare che se sono in grado di quantificare l'evasione, forse sono anche capace di sapere CHI evade, e muovermi di conseguenza. Invece evidentemente non è così. Ma questo non ci stupisce, visto che quando , al lato opposto, si parla dei DEBITI che lo Stato ha con le imprese, parimenti le cifre sono ballerine. La cifra più gettonata è di 80 miliardi (di cui la metà si cercherebbe di sbloccare con vari strattagemmi, l'altro 50%...non si sa !  ) , ma anche qui non si manca di rilanciare. C'è una importante differenza : l'incertezza delle cifre sull'ammontare dell'evasione si può comprendere , trattandosi di stime.Ma come fa lo Stato a non sapere i SUOI DEBITI ???? Più probabile che NON voglia dire quanti sono, non che non lo sappia. Più esattamente, sono i singoli debitori, Ministeri, enti locali e pubblici in generale, che NON rivelano esattamente l'ammontare dei propri debiti, e così lo Stato centrale non non ne conosce la cifra finale esatta.
Non parliamo degli sprechi, anche qui le cifre ballan. Però Ricolfi, uno studioso ed esperto di analisi dei dati, afferma che la cifra di 80 miliardi non è così assurda...tenuto conto che a volerli vedere i numeri utili per capire ci sono, e fa l'esempio ( trovate tutto nel libro "ILLUSIONI ITALICHE" ) di Sanità e Previdenza , che peraltro sono di gran lunga le maggiori voci di spesa pubblica). In entrambi i casi, basta comparare la diversità dei costi delle diverse regioni, che si differenziano in misura abnorme tra regioni virtuose (o meno dannose) e quelle cattive. Già raggiungendo un dimezzamento del divario, e quindi NON portare la Sardegna o la Sicilia (i miei amici isolani , ne ho tanti, mi perdoneranno, ma i numeri sono questi) ai livelli della Lombardia (e sì, nonostante i tanti scandali sanitari attribuiti a Formigoni, la Lombardia rappresenta un'eccellenza in questo campo...) ma a ridurre del 50% il gap esistente , sarebbe un risultatone.
Previdenza stessa cosa, specie in materia di false invalidità. Anche qui, ponendosi obiettivi realistici, non miracolosi, già dimezzare il numero delle false pensioni (alcune totalmente, molte nelle generose percentuali)  porterebbe a risparmi significativi. Incrociando i dati INPS con quelli ISTAT, Ricolfi ricava che le false pesioni sono il 30% . Una su Tre !!.
E si va dal 10% di Piemonte Lombardia e Veneto, al 50% (!!!) delle regioni del Sud (ma anche in Umbria; Marche e Valle d'Aosta...).Considerato che il costo di questo tipo di previdenza è di circa 25 miliardi, un terzo equivale a 8, vale a dire i soldi che mancano per asili nido, borse di studio e finanziamento della ricerca. Anche qui, un obiettivo del 50% ed ecco spuntare miracolosamente i 4 miliardi della prima casa che mancherebbero se l'IMU fosse abrogata per quel tipo di abitazioni.
Questo per rispondere a quelli di sinistra che pensano che tutto si debba e si possa risolvere recuperando l'evasione fiscale.
Questa resta peraltro un problema, complesso per molte ragioni. Ne cito alcune senza alcuna pretesa di esaustività :
1) molti degli evasori sono imprenditori e commercianti. Vale a dire le   categorie che danno la maggior parte di lavoro e occupazione produttiva. Insomma, si voglia o no, sono il motore principale della produzione di ricchezza di un paese, e quindi bisogna procedere con cautela ( anche in considerazione dei punti che seguono).
2) Il lavoro nero è un altro argomento delicato. Ovviamente chi se ne vale danneggia anche i concorrenti, avendo meno costi e potendo tradurre questo fattore in prezzi vantaggiosi. Però quante imprese e quanta occupazione semplicemente SPARIREBBERO senza questa realtà ? La via virtuosa sarebbe quella di rendere gradualmente sempre meno vantaggioso il ricorso a questa soluzione, per favorire una emersione "spontanea". Non è impossibile. Sono tanti gli imprenditori che già pagano ai lavoratori capaci più del minimo contrattuale in busta paga, ma lo fanno in nero, proprio per non avere un costo esorbitante dovuto da contributi e tasse. E al lavoratore va più che bene. Insomma, una riforma fatta in casa di riduzione del cuneo fiscale... Se questa operazione si facesse per legge, ecco che i vantaggi diminuirebbero. Bisogna ricordare che quanto si paga in nero non può essere detratto fiscalmente, non finisce sui costi dell'azienda.
3) pesano di più i grandi evasori , che attraverso elusioni e strattagemmi - di gran moda la costituzioni di società con sede all'estero in paesi con trattamenti fiscali assai migliori - sottraggono CIASCUNO, secondo il Fisco, centinaia di milioni all'erario, o le milioni di piccole evasioni ? Io non l'ho capito, avendo letto fior di esperti che sostengono con suggestive argomentazioni entrambe le tesi.
4) indubbiamente il livello di pressione fiscale è tale che ormai non c'è nessuno che non la defiisca eccessiva. Anche perché essere  a livelli svedesi con servizi nemmeno lontanamente paragonabili al paese scandinavo, non è un'opinione ma semplice constatazione. Non solo. IL nostro PAese sta confermando la validità della curva di Laffer : oltre un certo livello di pressione fiscale, le entrate scendono. In Italia nel 2012 sono tante le imposte che hanno seguito questa curva e tra queste il tonfo più grande l'ha fatto l'IVA che pure a luglio sarà riaumentata. Attenzione, non si tratta solo di evasione, che pure c'è (IVA), ma proprio di drastica contrazione dei consumi. Se nel 2012 le entrate sono andate bene, si deve in realtà solo a quella patrimoniale che è l'IMU.
5) Attenzione alle tabelle demagogiche, alle medie pubblicate per cui un gioielliere guadagna meno del suo dipendente. Nella realtà non accade mai (il che non vuol dire che il primo sia un contribuente sincero ). La CGIA di Mestre documenta che se si andasse a controllare i singoli esercizi, non solo le gioiellerie ma in generale, per lo più il datore di lavoro guadagna sempre discretamente e anche molto di più dei dipendenti. Quando si parla di dipendenti, si prendono le medie di tutti , e non delle singole categorie, aumentando quindi i valori complessivi  attraverso le retribuzioni alte di soggetti come magistrati, funzionari e dirigenti pubblici.
L'articolo che segue, relativo alle riforme sul Fisco che si prospettano, lo posto per curiosità, non perché creda molto a quanto leggo. Ho imparato da tempo che in Italia seguire l'iter delle riforme è INUTILE NOn è detto che vedranno la luce, e nel caso, fino all'ultimo ci potranno essere ritocchi deformanti.
Una sola cosa mi appare evidente : non è che cambiando il nome del "nemico" questo sia battuto. E quindi non è che se l'esattore delle imposte non sarà più Equitalia ma EquiRoma o Fisco che sorride, la sostanza cambierà se non cambiano le leggi. Anzi, forse può addirittura peggiorare.
Allerta dunque

IL GOVERNO E LE TASSE

Case, debiti e rimborsi
Così cambierà il Fisco

L'abitazione non potrà essere messa all'asta. Necessaria
la riforma del catasto ma serviranno non meno di 5 anni

Case popolari a Milano Case popolari a Milano
Pignoramenti meno «dolorosi» e più attenti alle esigenze delle famiglie e delle imprese, maggior flessibilità sui pagamenti rateali, alleggerimento degli obblighi a carico dei contribuenti che propongono un ricorso. Sollecitato dal Parlamento, il governo è pronto a metter mano ad una nuova revisione delle norme sulla riscossione dei tributi per conto degli enti pubblici. Venendo incontro alle esigenze dei contribuenti, e cercando di garantire, al tempo stesso, l'efficacia dell'azione di recupero dei crediti fiscali. Da parte di Equitalia, la società pubblica che continuerà a riscuotere per conto dello Stato centrale (tasse e contributi, in primis ), ma anche degli enti locali che una volta sciolto il rapporto con Equitalia dovranno presto preoccuparsi di incassare i propri tributi, direttamente o attraverso soci privati. Lo studio delle nuove regole sulla riscossione è già in fase avanzata, e ieri ci sarebbe stata al Ministero dell'Economia una prima verifica tecnica importante. La linea sulla quale si muove il governo è quella tracciata dalla Commissione Finanze della Camera in una risoluzione di pochi giorni fa, non a caso accolta ben volentieri dall'esecutivo. Il primo obiettivo è porre un limite all'esproprio e al pignoramento che scatta sulla casa di abitazione del contribuente moroso o, nel caso di un'impresa, sui beni funzionali all'attività. L'idea è quella di consentire il pignoramento dei beni a fronte di un credito fiscale di un certo importo (oggi deve essere superiore a 20 mila euro), ma non la loro alienazione. La casa, insomma, potrà essere «congelata», ma non venduta all'asta dall'agente della riscossione per tutelare il credito dell'ente pubblico che gliel'ha affidato.
Un'altra novità importante che si profila è un ammorbidimento del principio «solve et repete» tanto odiato dai cittadini, ovvero l'obbligo di pagare almeno un terzo delle maggiori somme pretese dal Fisco prima di poter presentare un ricorso ed avviare un contenzioso. Potrebbero essere esentati da quest'obbligo almeno i contribuenti nei cui confronti l'amministrazione fiscale non contesti comportamenti fraudolenti, o comunque dolosi.
Nel pacchetto allo studio del governo ci sarebbero anche delle norme per consentire maggior flessibilità sui pagamenti rateali, anche in questo caso dei debiti fiscali. In pratica, la possibilità di avere una dilazione di pagamento più lunga, e dunque rate più leggere da pagare, con un occhio di maggior riguardo per i contribuenti che hanno problemi di liquidità. Il numero massimo delle rate mensili (oggi è di 72, quindi 6 anni) potrebbe essere leggermente aumentato, anche se non si arriverà a 120, come suggerisce qualcuno. Ma potrebbe cadere, di conseguenza, l'attuale vincolo di una rata minima da cento euro.
Sicuramente, il fisco sarà un po' più tollerante sui pagamenti mancati, oppure in ritardo: l'idea è quella di accettare il mancato pagamento di un massimo di cinque rate nell'arco dell'intero piano di rateizzazione, non più di tre consecutive, senza che per questo il piano di dilazione dei pagamenti venga revocato, mentre oggi il beneficio decade automaticamente se il contribuente «buca» il pagamento di due rate consecutive.
Nello stesso tempo il governo non esclude di metter mano anche ad altre regole sulla riscossione, ma sul versante opposto. Come ha sottolineato la Corte dei conti, dopo una stretta durissima, il Parlamento ha allentato le norme contro l'evasione, e con queste quelle sulla riscossione. Con il risultato che la capacità di recupero dei crediti, negli ultimi due anni, si è molto ridotta. Non solo da parte di Equitalia. La legge che di fatto impedisce la riscossione coatta per i crediti sotto i 2.000 euro ha messo in ginocchio le casse dei Comuni. I sindaci vogliono riprendersi da Equitalia la riscossione, ma da mesi non incassano più un euro su multe, contravvenzioni, e tutti gli altri accertamenti di importo più piccolo.
È dunque possibile che nel pacchetto, che sarà pronto nel giro di un paio di settimane, il governo possa anche riconsiderare alcune scelte del passato che si stanno rivelando problematiche. Richiederà invece tempi molto più lunghi la riforma del catasto immobiliare, sollecitata ancora ieri dal direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera. Ci vorranno cinque anni, ma è indispensabile, perché le rendite sono vecchissime e inique. Proiettando la loro ingiustizia sul fisco, grazie all'Imu basata sulle rendite per giunta rivalutate, e sul welfare , perché ad esempio l'indice Isee della ricchezza, usato per l'accesso alle prestazioni, tiene conto degli immobili posseduti valutati in base al catasto e non al valore di mercato.

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