sabato 27 luglio 2013

D'ESTATE, SI TORNA A PARLARE DI TRADIMENTI E DI PERDONO. ATTO D'AMORE O DI DEBOLEZZA ?



In attesa del 30 luglio, il giorno dopo il quale l'Italia potrebbe non essere più la stessa, possiamo occuparci di cose amene, come i tradimenti coniugali.  Roba per tutte le stagioni ma che d'estate vanno di più. UN po' perché ci sono meno notizie ( ci voleva giusto Berlusconi perché la Corte di Cassazione fissasse d'urgenza un'udienza così importante alla vigilia delle ferie !! ) , e poi si sa, la moglie in vacanza, gli animatori dei villaggi, ben felici di lusingare 40 e anche 50enni (in forma) , la voglia di rompere la routine...
Prendendo spunto dalla recente vicenda diella signora Huma Abedin, illustre sconosciuta cui però è toccata la mortificazione di perdonare il marito fedifrago in tv, il democratico (toh, anche i progressisti vanno a puttane...) Antony Weyner  , candidato alla poltorna di sindaco di New York.
"Lo amo, l'ho perdonato". 
E il Corriere della Sera, nella sua rubrica di vita sociale, la 27 ora, le dedica un articolo che potete leggere di seguito. Personalmente ho espresso altre volte la mia opinione sul tema. Essere fedeli è una bella cosa, quasi un'impresa eroica nella società di oggi, così promiscua, con tante occasioni, contatti, la vita fuori casa, e non solo per il lavoro ma anche per il tempo libero vissuto separatamente (lui il calcetto, lei la palestra, e le cene tra soli amici e solo amiche non si negano a nessuno ! ) . Certo, c'è chi , quando sente di non poter più mantenere la promessa , preferisce non tradire e andarsene (più spesso veramente lo fa dopo..., ma almeno non mette su relazioni o recidive ). Molti, come del resto i propri padri e soprattutto nonni ( oarlo dei maschi ), tengono distinte le due sfere : famiglia e sesso. Nel mondo degli artisti , gli esempi poi  di quelli con due famiglie, più o meno clandestine, si sprecano. Tra i più famosi, De Sica e Tognazzi.
Come lessi in un bel libricino scritto da Giulio Giacobbe, uno psicologo esperto anche di filosofie orientali, ritengo che la vera e più preziosa forma di fedeltà non sia quella fisica quanto quella amorosa-amicale (esistenziale mi sembrava troppo...).
Con parole semplici il nostro , dopo varie intelligenti osservazioni (chi vuole trova un sunto nel post
L'INCUBO NEVROTICO DELL'INFEDELTA', http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2012/08/lincubo-nevrotico-dellinfedelta.html )  concludeva :
"Gli adulti sono POLIGAMI. Sia uomini che donne. E non fanno tragedie se l'altro/a si fa una vacanza sessuale. Perché sanno che la cosa più importante non è il sesso 
E' l'affetto. L'amicizia. Il sapere di poter contare l'uno sull'altro. 
E' questa la vera fedeltà. E' questo il vero rispetto".
 Ed ecco l'articolo sul CORRIERE.IT
Testata
Il candidato sindaco di New York Anthony Weiner con la moglie Huma Abedin

 

 

 

 Amore e tradimento
Quante volte si può perdonare?


Volto tirato, rossetto di fuoco, pendenti verdi e maglia scura, Huma Abedin ha fatto quello che due anni fa si era risparmiata. Davanti a una platea di giornalisti affatto disposti a concederle sconti, accanto al marito fedifrago e recidivo, si è aggrappata a ogni parola e ha detto che il loro matrimonio è come tutti gli altri, con alti e bassi. E per arrivare al punto del nuovo scandalo sessuale che ha travolto la corsa alla poltrona di sindaco di New York del consorte democratico Anthony Weiner, ha tagliato corto: «Ciò che voglio dire è che lo amo, l’ho perdonato, credo in lui e andremo avanti».
Per carità, è un calice amaro che molte First Lady hanno dovuto ingoiare. Memorabile la faccia livida di Silda Spitzer, che sembrava da un momento all’altro potesse mordere all’orecchio in stile Mike Tyson il suo Eliot, governatore di New York, mentre confessava in tivù la frequentazione di prostitute.
Ma qual è il punto di non ritorno? Quand’è che si esaurisce lo storno delle delusioni e si presenta il conto? E, soprattutto, resistere è una scelta che paga?
 Il perdono di Huma, mediaticamente condiviso, aveva una tale forzatura da non passare inosservato. In America c’è un detto: «Cheat me once, shame on you, cheat me twice, shame on me». Se mi tradisci, la prima volta ti devi vergognare tu; la seconda io. Ormai non sono più i tempi in cui Tammy Wynette in abito sberluccicante cantava davanti a una villetta dalle persiane turchesi Stand by your man, resta accanto al tuo uomo. Così il gesto da Good Wife non è stato apprezzato. «Qual è il tuo problema, Señora Danger?», si è chiesto il New York Post, giocando perfidamente con Carlos Danger, il nickname scelto da Weiner per le sue chat bollenti con una ventiduenne conosciuta su Facebook. E l’editorialista Monica Crowley di Fox News ha sottolineato che nel gesto di Huma non c’è alcun coraggio, semmai egoismo: «In fondo sta solo cercando un buon parcheggio in attesa che il suo capo diventi presidente». Intendendo Hillary Clinton, per la quale lavora dal 1995.
Accanimento? La stampa non è stata clemente con Huma perché era in qualche modo diventata il simbolo di un nuovo tipo di moglie d’America, fiera e indipendente. Nel 2011, quando Anthony dovette giustificarsi per aver fatto sexting con sei donne, lei si era sottratta al rito mortificante della compagna tradita che affronta le telecamere per fare scudo al marito. E aveva seguito l’esempio del suo mentore, Hillary Rodham Clinton, che si era tenuta quell’impenitente di Bill senza esporsi al suo fianco durante la conferenza stampa in cui ammetteva di aver intrattenuto una relazione «sconveniente», anzi «sbagliata», con la stagista Monica Lewinsky alla Casa Bianca. A danneggiare ulteriormente la credibilità di Huma è il tempismo imperfetto con cui Harper’s Bazaar ha pubblicato il suo tributo a Mr Weiner, il padre di suo figlio, che le ha cambiato la vita.
Ma è davvero possibile perdonare due volte, si è domandato l’altroieri Il Foglio? In realtà nel Vangelo, quando Pietro chiede a Gesù quante volte dovrà perdonare al fratello se pecca contro di lui, il figlio di Dio risponde: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette». Un monito da non prendere alla lettera, secondo padre Giovanni Salonia, cappuccino docente di Psicologia all’Università Antonianum di Roma e direttore scientifico della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della Gestalt. E non solo perché il perdono deve coniugarsi con la giustizia, dunque non deve mai essere un modo per negare la gravità di quello che è successo.
«Una moglie che perdona sempre sbaglia, perché va incontro a un rapporto non più paritario, si trasforma in una madre», avverte il religioso. È anche una questione di tempi. «La persona offesa deve poter vivere la sua rabbia. Se un partner perdona troppo facilmente, negandosi la sofferenza, è perché ha paura di perdere il compagno. Allora però è in gioco una dipendenza, non più l’amore».
E in questo Tfr del perdono non manca, forse, la valutazione del proprio ruolo di persona tradita? Il sessuologo Marco Rossi, per esempio, è contrario a qualunque contabilità: «Né ci devono sorprendere le coppie che non si lasciano, malgrado tutto. Perché è più facile perdonare quando il tradimento non intacca il motivo per cui si sta insieme. Che sia di natura economica, di potere, sessuale o intellettuale, l’interesse è insindacabile e sufficiente».
Ci vuole consapevolezza.
«Perdonare e dimenticare vuol dire gettare dalla finestra una preziosa esperienza già fatta», ha scritto Arthur Schopenhauer. Altrimenti, da un perdono all’altro si istiga alla reiterazione.
«Un errore è comprensibile. Un errore ripetuto e costantemente perdonato è un segnale che l’amore non c’è più. Chi tradisce, tradisce se stesso, perché nessuno ci obbliga a restare dentro una relazione. In più, chi mente a sua moglie e a se stesso, lo farà anche con gli altri: siamo ragionevolmente indotti a concluderlo», aggiunge la filosofa Carola Barbero.
Un partner recidivo assomiglia molto a quegli Uomini altrove ai quali la psicoterapeuta di coppia Gianna Schelotto ha dedicato un libro. Uomini che quando tradiscono non pensano davvero di poter cambiare vita con l’altra, perché la prospettiva di lasciare la casa, la famiglia, la moglie li sgomenta. Vanno e tornano. In un tacito accordo di reciproca dipendenza.
La sociologa Gabriella Turnaturi farà una lectio magistralis sui tradimenti al prossimo Festival della filosofia che si terrà a Modena dal 13 al 15 settembre, quest’anno dedicato all’amare. Incentrerà l’intervento sulla possibilità di superare l’offesa attraverso un percorso condiviso di analisi di ciò che è successo. Spiega:
 «Il tradimento non è mai un attacco al partner, ma un modo di dire: io in questa relazione non sto più bene. Bisogna avere il coraggio e la volontà di guardare entrambi alla propria storia. La moglie o il marito non devono perdonare niente, non sono la mamma e il papà. Per ricucire la loro unione devono parlarsi. Il tradimento è avvenuto perché uno dei due ha girato la testa dall’altra parte».
Per lei si può perdonare anche mille volte. «Dipende dalla capacità di non farsi ferire eccessivamente». Il sottotitolo del suo saggio dedicato al tema, non a caso, è L’imprevedibilità nelle relazioni umane.

8 commenti:

  1. Avevo cominciato a leggerti e, al di là di una certa pesantezza ed autocompiacenza nell'esposizione, avrei continuato a farlo, almeno per un poco. Ma poi, tra le righe, mi è sembrato che scorresse un certo filoberlusconismo e scusami, ma questo è davvero improbabile da parte di una persona non anziana, di una certa cultura come da curriculum e, si spera, di una accettabbile dose di onestà mentale. Dopo tanti anni di esperienze negative, per non dire di scempi morali e materiali, leggo ancora scritti di tale tendenza, ma solo per una sorta di curiosità antropologica, senza dar loro alcun credito, anzi ritenendoli indirizzati a dei "minus habiens" o habientes, come preferisci.Perchè non racconti che il "de cuius", che tanto si batte per eliminare l'Iva, in effetti la preleva dalle nostre tasche attraverso un giro di politica - pubblicità - televisioni che dura da almeno due decenni. E' questo il personaggio che ti sta a cuore? E considera che da "kapò" ad oggi, io ho citato solo una delle sue imprese titaniche, senza offesa per Titano.

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    1. Capisco la curiosità antropologica, che anche io ho, però non la spingerei fino al masochismo, e quindi ad infliggermi letture pesanti e noiose. Ciò posto, cosa c'entra Berlusconi, l'IVA e altro con questo post ??? O c'è un errore, volevi commentare altro, e chissà come il sistema ha collocato qui il tuo commento, oppure ho ragione io che veramente quest'uomo a molti di voi ha causato un'ossessione brutta...

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  2. A me è sembrato che l'ossessionato fossi tu con le tue ricorrenti, subdole ed univoche riflessioni. La mia è curiosità di capire come si arrivi a tanto cinismo. Talvolta per capire bisogna sacrificarsi o, come dici tu, sfiorare il masochismo. Senza arrivare all'eroismo di Plinio, qualche sacrificio bisogna pur farlo.

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    1. Non vedo una risposta logica, che forse è inutile però attendere. Era : cosa c'entra Berlusconi con un articolo che riguarda il tradimento coniugale ??
      Quanto al resto, ognuno si fa del male come preferisce.
      Continua a leggermi se ti piace. A me non disturba, anche se non lo capisco. Io Travaglio non lo leggo (mentre Sansonetti sì, per non parlare di Ricolfi, Deaglio, Diamanti, opinionisti non esattamente di destra) , perché mi voglio bene.

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  3. No, non è come dici tu. Bisogna leggere di tutto perché prima di dire "non condivido" bisogna sapere di che si parla, altrimenti si fa come la santanchè, la gelmini o la carfagna o la lorenzin o la brambilla o quell'altra di Bolzano della quale non ricordo il nick. Per quanto riguarda il nesso tra l'articolo e il personaggio, devi essere tu a spiegarlo perché lo hai inserito come un cavolo a merenda. O forse il nesso stava proprio nell'affinità tra il tuo beniamino e il tradimento coniugale?

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  4. Non ho difficoltà a presentarmi, ma sono poco pratica di informatica, pertanto il sistema non ha accettato il mio profilo. Mi chiamo Elena e il tradimento coniugale non è per me un tasto dolente, né mi riguarda in quanto sono felicemente coniugata e non ho avuto alcun incidente di percorso.Ho letto qualcosa di quello che hai scritto e ho notato che spesso introduci riflessioni o cenni a senso unico, quasi come per una persuasione occulta e questo mi è dispiaciuto.Mi sono imbattuta per caso nel tuo sito e mi sono detta:- Ecco finalmente qualcuno che puo' insegnarmi qualcosa, ma, come spesso avviene,piu' grande è l'aspettativa e maggiore è la delusione. Vorrei continuare a leggerti, ma per riconquistare la mia fiducia, dovresti fare qualche critica alla tua parte e trovare qualche virtu' in quella avversaria. Non tutto è bianco come non tutto è nero e se non si è in campagna elettorale permanente, bisogna pure abbandonare un po' di tolleranza e prendere qualche distanza per poter dialogare in modo costruttivo.

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    1. Dunque Elena, intanto spero di poter dire che mi fa piacere che si sia passati dalla prosa acidamente polemica ad una più apprezzabile dialettica.
      Io mi sono ripromesso, da un po', di non premettere più, quando parlo o scrivo , "Non sono berlusconiano", che mi sembra una sorta di excusatio fuori posto. Se uno avesse la pazienza di leggere spesso il camerlengo, noterebbe che su 2000 post non c'è un solo articolo elogiativo del cavaliere. Nemmeno UNO. Ma per motivi tutti diversi da quelli per cui Berlusconi è sulla stampa di solito, che, da cinico, come dici tu, da realista tollerante, come sostengo io, mi interessano poco (se non nella misura in cui, da avvocato, mi preoccupa la deriva giudiziaria del nostro Paese). No, Berlusconi ha, ai miei occhi, colpe maggiori di quelle etiche. Ha ottenuto consensi e fiducia parlando di "rivoluzione liberale", di abbassamento delle tasse, di lotta allo statalismo, alla burocrazia, alla spesa pubblica dissennata. In 10 anni di governo (ricordiamolo, in questi 20 anni sinistra e destra si sono praticamente perfettamente alternate a Palazzo Chigi, , e Grillo, il leader del voto di protesta, che questo conto l'ha fatto, accomuna sinistra e destra nella responsabilità dello stato attuale dell'Italia, parlando sarcasticamente di PDL e PDmenoelle.) Berlusconi non ha fatto NULLA di tutto questo. Lui dice che gli è stato impedito di farlo, ma è palese ormai l'utilizzo del potere politico (quello che ancora c'è in Italia) per la propria auto tutela. Alle ultime elezioni, ho votato FARE, il movimento liberale promosso da GIannino, Zingales, Boldrin (che poi si sono azzannati tra loro...).
      La mia polemica non è PRO Berlusconi, ma in contrapposizione con la fazione ANTI, che ritengo ideologizzata e pregiudizialmente faziosa. Io ho tanti amici di sinistra, anche dirigenti del PD (certo, gente liberal, renziani...non tra i pro sindacato o comunque massimalisti ) , che leggono e apprezzano il camerlengo, pur detestando Berlusconi. Un motivo ci sarà.

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  5. Se hai voglia e tempo, leggi magari l'editoriale odierno di Ricolfi che riporto nel post intitolato : LUCA RICOLFI E LA SINISTRA CUI NON PIACCIONO GLI ITALIANI
    http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/07/luca-ricolfi-e-la-sinistra-cui-non.html

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