mercoledì 10 luglio 2013

LA SANTA ALLEANZA TRA GIORNALI E GIUDICI


Paolo Mieli mi sta simpatico e lo apprezzo, mentre Alessandro Sallusti in genere no, anche se non penso affatto sia uno stupido o che dica cose sempre sbagliate. Premesso questo, ieri il secondo, a Ballarò,  ha detto una cosa vera e imbarazzante e la replica di Mieli è stata del tutto insufficiente .
In sostanza, Sallusti sosteneva che, oggi come nel 1994, ci sia  una "alleanza" tra Corriere della Sera - giornale di una certa Italia imprenditoriale e finanziaria (banche ) mai amica di Berlusconi - e la Procura di Milano. Che, ai tempi, si fosse formato un Asse Mieli - Borrelli ( il non rimpianto Procuratore Capo di Ambrosia) . Questa cosa l'avevo già letta perché  scritta non da un giornalista di destra, ma da Piero Sansonetti, nel suo bel saggio "La sinistra è di destra" . Riferendosi ad un atteggiamento di indulgenza della carta stampata verso la classe politica, portato avanti per oltre 30 anni, sostanzialmente dall'inizio dell'era Repubblicana agli anni 80, Sansonetti rileva come con Tangemtopoli i giornali cambiano linea, e "decidono di buttarsi a corpo morto con i giudici , di cavalcare Tangentopoli, di puntare alla rivoluzione dolce, cioè alla demolizione tramite tribunale del ceto politico dei sessantenni".
E ancora "sono stato testimone oculare dell'alleanza blindata tra i quattro giornali che furono decisivi nella riuscita dell'inchiesta Mani Pulite : Il Corriere della Sera, La Stampa, la Repubblica e l'Unità."
L'interesse comune degli editori di quei giornali ( Fiat, De Benedetti e PDS) era evidente, ancorché diversamente motivato
Non parliamo di una cosa generica ma molto concreta : "il pomeriggio, verso le sette - sempre ! -partiva un giro di telefonate tra direttori, vice o capi redazione" e si concordava l'impostazione dei giornali per il giorno dopo...
Per dire un effetto concreto della "santa alleanza" (che finì grazie ad un provvidenziale litigio tra Mieli e Mauro) , il caso del decreto Conso, che era stato varato per depenalizzare il reato di finanziamento illecito dei partiti. Una soluzione politica ad un uragano che stava demolendo tutta la classe dirigente del paese (ex comunisti a parte). Non si depenalizzavano i reati di corruzione, concussione e truffa, bensì i casi in cui era dimostrato che la dazione di denaro, di tangenti, era stata richiesta e ottenuta non per lucro personale ma per il finanziamento politico (cosa a cui avevano fatto ricorso TUTTI, e da quando erano finiti i soldi di Mosca, anche quelli del PCI-PDS ). Un provvedimento del genere avrebbe però fortemente depotenziato l'azione di Mani Pulite. Sansonetti rivela che inizialmente anche il PDS era favorevole al decreto : Salvi, all'epoca responsabile della giustizia del partito,  aveva telefonato a Veltroni (direttore ai tempi dell'Unità) facendogli sapere che a Botteghe OScure si sarebbe  apprezzato un articolo di appoggio. La ragione politica fu piegata dal giacobinismo del popolo dei fax, aizzato opportunamente dalle dichiarazioni indignate di quelli del pool ( i giudici che si limitano ad applicare la legge....non certo quelli di Milano ! ) , che avevano inondato le redazioni dei vari giornali. Solito giro di telefonate tra direttori e le schiene dritte si piegano al rumore della piazza. Il dcreto Conso fu ritirato.
Il patto Giudici - PDS, dice Sansonetti, fu siglato in quell'occasione, e non è un caso che solo quel partito si salvò da quella stagione rivoluzionaria e illegittima (che non significa necessariamente illegale, che così facciamo i "precisini"...).
Tornando quindi alla querelle tra Mieli e Sallusti, Sansonetti conferma quando sostenuto dal secondo, ma del resto Mieli non lo ha smentito in trasmissione, dicendo solo "anche tu c'eri" , riferendosi evidentemente al fatto che al tempo Sallusti lavorava al Corsera. Non vi pare una risposta sciocca ? Anche Sansonetti c'era, e ammette di aver fatto parte di quella stagione, in fondo ghiotta per i giornali....Però commentandola, a distanza di tempo, si è accorto dei guasti enormi causati e a tuttoggi denuncia come il magistrati non siano mai più rientrati nell'alveo dei loro confini. 
Caro Mieli, una domanda, a lei che sicuramente è stato ed è un bravo giornalista : il suo mestiere è fare informazione o influenzarla ?



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