martedì 16 luglio 2013

LO STATO NON GLI PAGA UN MILIONE, FALLISCE PER 37.000 EURO DI TASSE NON VERSATE. DI QUESTO NON CI VERGOGNIAMO CUPERLO ?


Ieri a Linea Notte uno dei tanti (una pletora ! , Civati, Barca, Zingaretti, Epifani, Serracchiani, Fassina, ovviamente Renzi...) candidati alla segreteria del PD, Cuperlo, uomo di D'Alema (anche Bersani alle origini e per molto tempo lo è stato ) discettava sullo scandalo kazako e volava finalmente alto, lontano dalle miserie terrestri che riguardano la sua formazione, presa da lotte intestine che manco ai tempi dei Borgia, potendo evocare i diritti inviolabili dell'uomo, l'inammissibilità che un paese come l'Italia fosse venuto meno ai suoi doveri di paese democratico per il quale il diritto d'asilo è cosa sacra, che se fossero state rinvenute responsabilità ai più alti livelli (leggi Alfano), non ci poteva essere opportunità politica che contasse ecc. ecc.
Che bello sentire i nostri uomini politici parlare di valori così nobili...Immaginate se fossero anche credibili !!
A parte che in campo di diritti inviolabili, noi ci troviamo da un anno e mezzo con due soldati italiani che, per aver fatto il loro dovere, difendere una nave italiana in acque infestate di pirati, sono ancora sequestrati dal governo indiano, e facciamo, come proletariamente si suol dire, pippa. Norme del del diritto internazionale e del mare violate, appesi ai tempi lunghissimi che la politica e i giudici indiani si prendono, nessuna mediazione degli organi internazionali per cercare di dirimere la controversia tra le due nazioni...In tutto questo, il tempo di una pessima figura, come quella di negare il ritorno dei due marò dopo la licenza per il voto elettorale per poi ritornare sui nostri passi, l' abbiamo trovato...
A parte questo, ci sono tante cose altre cose di cui ci dobbiamo vergognare come Paese-Nazione e tra queste lo scandalo del fallimento delle nostre imprese causato dal mancato adempimento dei propri obblighi contrattuali proprio da parte della Pubblica Amministrazione. Una su tre, ha detto recentemente la CGIA di Mestre, chiude o fallisce per questo motivo, e Bortolussi ha fama di uomo serio. DI seguito, riportata dal Corriere della Sera, la storia di un  costruttore edile  che vanta un credito di un milione di euro (UN MILIONE) nei confronti della PA ed è stato dichiarato fallito per un debito di 37.000 euro di tasse. Ora, io spero ardentemente che la notizia, in questi termini, sia inesatta perché veramente altro che sciopero della fame - questa la forma di protesta scelta dal giovane imprenditore , interrotta dopo novanta giorni quando era veramente la sua salute andava incontri a danni irreversibili- veramente i fucili di Grillo potrebbero saltare fuori !
Che un ente pubblico possa arrivare ad accumulare debiti anche superiori con una singola azienda, non mi stupisce , io stesso ho vissuto e vivo questa cosa come legale il cui cliente doveva prendere 1.200.000 euro da una ASL di Roma (oggi il credito, dopo circa due anni, si è ridotto a 400.000 euro circa, che non ho la minima idea di quando saranno saldati) . Che però si dichiari il fallimento di una azienda che ha un credito 30 volte superiore a chi agisce contro di lei, mi pare impossibile. Le altre due cose vergognose (Monti dove sei ??? l'anima de li mejo....) sono a) la non compensabilità tra crediti e debiti quando di mezzo c'è l'Erario b)  il blocco di un pagamento pubblico in caso di debiti con l'Agenzia delle Entrate. In poche parole si innesca un corto circuito kafkiano per cui : 1) eseguo un lavoro per lo Stato 2) fatturo 3) sulle fatture devo anticipare IVA e ogni altra forma di tassa 4) non vengo pagato  5) alle scadenze fiscali non ho soldi per adempiere causa mancato incasso delle fatture 6) da quel momento lo Stato ha diritto a non pagarmi perché non ho versato l'importo delle tasse . Corollario, del caso raccontato e delle altre migliaia che si succedono nel paese democratico chiamato Italia, l'azienda fallisce e 50 dipendenti perdono il lavoro.
Caro Cuperlo, forse di questo lei, come rappresentante del Parlamento italiano, dovrebbe preoccuparsi e vergognarsi di più.



GELA

Non paga 37 mila euro di tasse e l'azienda fallisce. Ma lo Stato gli deve un milione di euro

Dopo tre mesi di sciopero della fame, l'imprenditore edile interrompe l'estrema protesta: «La mia salute è compromessa»



L'imprenditore di Gela Emilio Missuto, 39 anniEmilio Missuto, 39 anni, è un imprenditore edile di Gela. La sua azienda fallisce e Emilio non ci sta: «Non ho pagato 37 mila euro di tasse, ma lo Stato mi deve un milione di euro per lavori realizzati, fatturati e mai liquidati». Così, tre mesi fa, Missuto inizia lo sciopero della fame per protestare contro i mancati pagamenti. Dopo oltre novanta giorni di digiuno, e trenta chili persi, l'imprenditore siciliano non ce la fa più e decide di interrompere la sua protesta, anche a seguito della mediazione del prefetto di Caltanissetta, Carmine Valente.
«PROTESTA DISPERATA» - L'uomo, il 18 aprile scorso dà il via alla disperata protesta, posizionando una tenda davanti al palazzo di giustizia di Gela. Nelle sue parole la rabbia «contro uno Stato che esige puntualità nel pagamento delle tasse, ma lascia trascorrere anni per pagare i fornitori, riducendoli sul lastrico». Alla fine la decisione di interrompere lo sciopero della fame anche perchè, ha spiegato Missuto, «le mie condizioni di salute non mi permettono di andare oltre». L'imprenditore ha raccontato ai cronisti che il tribunale di Gela ha dichiarato il fallimento della sua azienda - che lo ha costretto a licenziare i 50 dipendenti - perchè non è stato in grado di pagare tasse e contributi per 37 mila euro, senza tener conto che a Carbonia, in Sardegna, è in corso un lungo contenzioso che «mi vede creditore di un milione di euro per lavori pubblici già realizzati, fatturati ma mai liquidati». L'imprenditore gelese vanta crediti anche dal Comune di Niscemi, per un investimento realizzato nell'ambito del Patto Territoriale.

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