mercoledì 21 agosto 2013

LA LEGGE ELETTORALE COME LA SORA CAMILLA...


Sulla legge elettorale è stato scritto di tutto e il Camerlengo non si è sottratto dal dire la sua. E' di tutta evidenza che se il Porcellum, a parole detestato dalla sinistra e criticato anche dal centro destra, dopo quasi due anni da quando il Presidente della Repubblica decretò che andava eliminato per un nuovo sistema di voto, sta ancora lì, ebbe qualcuno mente.
In particolare, a mentire sono quelli che lo disprezzano in pubblico, ed è divertente e azzeccato il paragone di Giacalone con De Andrè e le prostitute : indicate al ludibrio di giorno, cercate nascostamente di notte. In realtà questa legge ha per i partiti due grandissimi pregi : 1) sono LORO a decidere gli eletti e non gli elettori (mica so tutti scemi come Grillo che ha fatto le parlamentarie, e si è ritrovato con liste fatte da qualche migliaio di amici dei futuri parlamentari che ora vanno per conto loro) 2) il premio di maggioranza che può scattare anche col due per cento dei voti, a patto che tutti gli altri prendano l'uno. Il bello è che questa legge fu partorita dal governo di centrodestra, alla vigilia delle elezioni del 2006, quando i sondaggi davano per favorito Prodi (che infatti vinse per soli 30.000 voti, prendendosi così una maggioranza mostruosa alla Camera che col Mattarellum si sarebbe sognato - anzi, pare che avrebbe perso... ). Forse, ipotizzo, Berlusconi confidava che al Senato, dove votano meno giovani, avrebbe potuto spuntarla, pareggiando così il conto e costringendo gli avversari ad un accordo. Per (cercare di) evitare questo intervenne Ciampi, che impose, sollecitato dalla sinistra, che per la Camera alta l'assegnazione dei seggi avvenisse su base regionale e non nazionale. Come il centro destra fece male i suoi calcoli, così accadde per la sinistra al Senato dove alla fine la maggioranza venne raggiunta per soli due senatori : praticamente ingovernabile, come di fatto fu.
Come suol dirsi, il diavolo fa le pentole....
In realtà si vorrebbe, attraverso un correttivo, favorire quella governabilità che le anime troppo frastagliate di noi italiani (quante "sinistre" ci sono ? e quanti tipi di liberalismo ? e di cattolici ? non si contano ) sicuramente non consente con un sistema proporzionale puro, che in astratto è evidentemente quello che meglio riproduce l'effettiva volontà popolare. Nella prima Repubblica, si videro più governi che anni di legislatura ! In questo qualcosa è migliorato. Per due volte in 20 anni, e quindi il 50%, centro sinistra e centro destra riuscirono a portare a termine i 5 anni di governo (per quanto siccome a sinistra amano distinguersi, tra il 1996 e il 2001 fecero fuori Prodi dopo circa 3 anni..., ma il centro sinistra continuò, con D'Alema). Tutto questo per dire che una legge elettorale non si fa perché ciascuno la vuole a sua immagine e somiglianza, e siccome al momento non c'è una maggioranza coesa sufficiente (il PD potrebbe farla con Grillo , ma non è detto che gli interessi coincidano nemmeno lì, che di fatto, tolto di mezzo Berlusconi, non è che poi le due parti abbiano così tanto in comune...) ecco che rimane il Porcello. Ma ancora per poco, che a dicembre la Corte Costituzionale calerà la mannaia sui due aspetti peculiari ( e cari ai partiti, anche se non lo confessano) : esclusione delle preferenze e premio di maggioranza senza soglie minime di consenso per farlo scattare. A quel punto ? Tornerà il Mattarellum ? 
Da tempo si sa che l'unico compromesso apparentemente possibile è tra doppio turno, caro da sempre alla sinistra, e presidenzialismo (preferito dal centro destra). Anche qui, mi sembra che le scelte siano un tantino schiacciate sul presente, con occhi rivolti al passato. Resta che l'accordo non si fa, almeno non finché c'è Berlusconi e il rischio che possa diventare Presidente (adesso però c'è la questione dell'interdizione, e poi Napolitano è stato appena rieletto. Se dura tutti e sette gli anni, alle prossime elezioni beato chi c'ha un occhio, e poi il Cavaliere avrebbe 84 anni !). 
Ricolfi e altri scrivono, con ragione, che questo sarebbe il momento giusto per provare a fare una legge GIUSTA, equilibrata, perché in fondo NESSUNO sa con certezza quale sistema lo favorirebbe con certezza, visti i risultati delle ultime elezioni e la confusione imperante nei vari campi (da una parte per decidere se ci sarà mai un successore al Capo, dall'altra per darsene uno ).
Ma non sembra che si sia su quella strada.
E così. come dice Giacalone, la legge elettorale è la nuova "sora Camilla", tutti dicono di volerla, ma nessuno se la piglia


 

La legge di Camilla

Nessuno la vuole veramente, tutti sono tenuti a dire di volerla fortemente, ciascuno ne immagina un tipo inaccettabile per gli altri. E’ la riforma elettorale. La nuova legge è un po’ come la sora Camilla: tutti la vogliono e nessuno se la piglia. La vecchia legge, suina, invece, è un po’ come la graziosa di via del Campo, cantata da Fabrizio De Andrè: la si condanna in pubblico e in privato se ne brama la virtù. Consistente nel fatto che capetti di partito e di correnti nominano i parlamentari.
Alla nascita del governo Letta la dottrina strombazzata era l’opposto di quella ora flautata. Si diceva: in diciotto mesi faremo le riforme costituzionali, coadiuvati da appositi 42 saggi, chiuso quel capitolo si farà una legge elettorale (che è ordinaria) coerente con la nuova architettura istituzionale. Vedemmo tutti quel che significava: scordatevi di votare a breve. Troppa rigidità, però, nuoce alla stabilità e favorisce i crolli improvvisi. E siccome i terremoti non sono mancati e non mancheranno, né si può supporre che il soffice tandem democristiano che guida il governo possa a lungo far passare le scosse per salutari massaggi, ecco che già si manifestò una novità: nell’ordine dei lavori parlamentari si convenne che la legge elettorale avrebbe avuto la precedenza.
Il concetto è scivoloso, però. Se si vuole veramente evitare che le elezioni siano non convocabili per mancanza di legge allora si dovrebbe farla subito. Al massimo entro la metà settembre. Cosa possibile, a volerla. Ma chi la vuole? Ecco, allora, che Enrico Letta dice: facciamola entro la fine di ottobre. Che oltre a essere parente di novembre, quindi anche di vigilia natalizia, significa quel che significava l’originaria teoria: scordatevi di votare.
Quale legge, poi? Per fare in fretta ci sono due strade: a. resuscitare il sistema precedente (che non portò governabilità); b. correggere l’esistente, mettendo una soglia minima per l’ingresso in Parlamento, nonché per far scattare il premio di maggioranza, inoltre unificando la legge per il Senato (come era nel progetto iniziale, poi cambiato per imposizione quirinalizia, che coglieva l’eco delle proteste a sinistra).
Si scelga, se si fa seriamente. Altrimenti si discuta, sicché Camilla resterà zitella.

Nessun commento:

Posta un commento