sabato 24 agosto 2013

PIUTTOSTO CHE QUESTO STILLICIDIO, MEGLIO VOTARE


I sondaggisti sempre più simili alle sibille cumane, famose per predirre il futuro ma in modo così arcano da non poterle mai rimproverare di aver sbagliato (e infatti il termine "sibillino" sta ad indicare qualcosa di poco chiaro). C'è da capirli, visto che ogni volta che sbagliano, e non accade così infrequentemente, vengono sbranati. Si consolino. In altre professioni pagherebbero un prezzo molto caro, qui invece finora non si va oltre le polemiche, che media e partiti continuano a pagarli per partorire previsioni. 
Le ultime, e da un po', danno il centrodestra vincente in caso di nuove elezioni. Addirittura di 5 punti l'SWG (ricordo che è l'istituto cui si rivolge RAI 3, non proprio un committente di destra...), EUROMEDIA, della Ghisleri, di 3, ISPO, di Mannheimer, 1,5.
Sono questi dati che spingono i falchi del PDL a fare pressing su Berlusconi perché ritiri la fiducia al Governo Letta, confidando che alla fine Napolitano, o chi per lui, non abbia alternative al voto. Specie da ieri, che Grillo a sua volta ha scartato ogni opzione di appoggio ad un nuovo governo e ha iniziato anche lui a invocare il ritorno alle urne, anche col Porcellum. Strano destino quello della disprezzata legge elettorale del 2005, fatta per fermare Prodi e che invece lo fece vincere (paradossalmente, fu Ciampi, su esortazione della sinistra, a imporre la variabile del premio di maggioranza su base regionale al Senato, che azzoppò il centrosinistra al Senato, come è avvenuto anche stavolta...). Tutti ne parlano un gran male, ma poi si scopre che ai partiti piace tanto, proprio per i suoi difetti di costituzionalità : gli eletti scelti di fatto dalle segreterie e un premio di maggioranza senza limiti che può truccare la scarsezza del consenso. A dicembre queste due cose dovrebbero essere eliminate per sempre, dalla Consulta, ma prima di allora...
In tanti dicono che se si rivotasse si riproporrebbe la situazione di ora, con la sola possibilità di una coalizione tra avversari.
Faccio osservare :
1) Nella prima Repubblica, e quindi per 50 anni, fu così. Nessun partito ebbe mai la forza, dopo il 1948, di governare da solo. Ci furono sempre governi di coalizione. A me non piaceva, e fui favorevole al maggioritario promosso da Segni e dai radicali. Però ci riflettano i fautori di un ritorno al proporzionale puro di allora, per quanto corretto da soglie di sbarramento allora non esistenti
2)  Se si ottiena un consenso vero, e quindi non i 30.000 voti (2006) o i 100.000 (2013) di infinitesimale maggioranza, poi questo si traduce in un Parlamento apparentemente coeso alla Camera e al Senato, come fu nel 2001 e nel 2008 per il centro destra. Se poi uno degli alleati della coalizione si sfila (Fini), ebbé questo non si può impedire, semmai mettere qualche paletto in più per provare a renderlo meno dannoso (la sfiducia costruttiva per esempio). 
3) Stando a questi sondaggi e anche ai commenti a margine, è possibile ma non così probabile che nuove elezioni ripetano il risultato di febbraio.
Ci sono infatti tre elementi importanti :
1) Il Movimento5Stelle non riavrà il risultato sorprendente di allora. Per una semplice ragione. L'elettorato di sinistra e di destra che lo hanno scelto per protesta contro la propria parte, non torneranno a farlo. Quelli di sinistra, perché delusi dal mancato appoggio ai loro "fratelli", e perché stavolta non potranno pensare che "tanto il PD vincerà lo stesso, e allora meglio mandare un messaggio di dissenso". Quelli di destra, perché hanno visto come i loro voti abbiano finito per eleggere per lo più parlamentari di vocazione sinistrorsa. Stiamo parlando dei DUE TERZI, dell'elettorato ortottero. Mettiamo anche conto che la diaspora non sia totale, Grillo, corre il serio rischio di dimezzare i suoi voti. Comunque i sondaggi lo danno sotto al 20% (6 punti in meno). Questo a vantaggio dell'astensione certo, ma anche delle altre due coalizioni, cje vedrebbero depotenziato il terzo incomodo.
2) Renzi. Se stavolta c'è lui, tutto cambia. E anche i sondaggisti prevedono che le previsioni muterebbero radicalmente. Renzi toglie voti a Grillo ma anche al centrodestra, ancorché l'appeal del sindaco su quella parte si sia appannato. Non sono piaciute le candidature di Prodi e i toni anti berlusconiani (Renzi in precedenza si era sempre distinto dai suoi proprio per questa sua rottura di ostilità preconcetta, puntando sulle differenze di idee e non sulla demonizzazione) soprattutto dopo la sentenza della Cassazione (ma anche prima...).  Insomma, se il gianburrasca del centro sinistra si fosse presentato a febbraio, probabilmente Berlusconi non avrebbe nemmeno tentato il recupero che gli è riuscito (5-6 punti in pochi mesi). Adesso le cose, come detto, sono diverse, ma certo solo lui potrebbe far vincere il centrosinistra. 
3) Se invece quelli del PD riescono a suicidarsi e presentare Letta, oppure si scopre che l'ingrigimento di Renzi è maggiore di quanto si percepisca oggi, e vince il PDL, secondo le previsioni attuali, il centrodestra avrebbe la maggioranza in entrambe le camere.
Ciò posto, se poi veramente si avesse un nuovo pareggio, con oltretutto un Grillo ridimensionato, ebbé anche il popolo di sinistra dovrebbe rassegnarsi all'idea che l'unico governo possibile in Italia è quello di coalizione con la destra. 
Insomma, caro Presidente Napolitano, un chiarimento elettorale che non sarebbe niente male.
Del resto, come pensare di poter andare avanti così ? Non le sembra una edizione addirittura peggiore dell'agonia prodiana dal 2006 al 2008 ? O del tirare a campare di Berlusconi dal 2010 al 2011 ?
Io sono d'accordo che questa Nazione ha bisogno di riforme, e quindi di un governo. Ma è questo un esecutivo che può riformare , diviso com'è su tutto ? Le uniche cose su cui si trovano uniti sono provvedimenti populisti e demagogici come le leggi sessiste sul femminicidio e lo stalking. 
E' vero che quanto siamo chiamati a fare, cambiamenti economici e sociali e istituzionali, è tale che una legislatura di grande coalizione sarebbe l'unica vera soluzione (come fu in Germania, conSchroeder e la Merkel, per fare l'esempio più conosciuto) , ma per farlo bisognerebbe poi agire. E invece già Monti mostrò che in Italia le contrapposizioni sono troppo forti. 
Allora, meglio vedere se è possibile che una delle due parti prevalga.
Ecco l'articolo del Corsera con i dati dei vari sondaggi.



"Centrodestra avanti, ma l’effetto Renzi vale 5 punti" 
 
«Se si votasse oggi, Matteo Renzi porterebbe 5-6 punti in più alla sua coalizione, assicurando la vittoria del centrosinistra». Non è un’opinione politica, tende a precisare Antonio Noto, e non potrebbe esserlo, visto che è il titolare di Ipr Marketing, istituto di sondaggi e di studi di demoscopia. Gli ultimi dati su quello che pensano gli italiani del quadro politico risalgono ai primi giorni di agosto, subito dopo la condanna di Silvio Berlusconi per frode fiscale. Anche perché, poi, gli italiani (quelli che potevano) e i sondaggisti sono andati in vacanza. Ma, possibile effetto Renzi a parte, quello che certificano i dati di inizio agosto è che il centrodestra è ancora leggermente in vantaggio, Berlusconi ha ancora una suo peso e carisma personale e la formazione di Beppe Grillo perde qualche colpo assestandosi ben sotto il venti per cento. Resta da capire, spiega Noto, «quanto la sovraesposizione mediatica di questi giorni abbia giovato o nuociuto a Berlusconi». Si sa, i sondaggi non sono oro colato e spesso hanno clamorosamente sbagliato in passato. Le opinioni degli intervistati, poi, risentono molto anche delle situazioni contingenti e delle polemiche quotidiane. Ma i principali istituti, di orientamento politico diverso, sono concordi su un dato: se si votasse oggi, il centrodestra sarebbe in vantaggio. Secondo la Swg, la differenza in percentuale è del 5,5 per cento. Più esigua, dell’1,5 per cento, secondo l’Ipr di Noto. Ma la variazione percentuale conta fino a un certo punto, perché la variante decisiva è un’altra: il leader dello schieramento. Secondo i principali istituti, se si votasse oggi il Pdl di Berlusconi avrebbe quasi il doppio dei seggi attuali in Parlamento. E se la spaccatura tra Pdl e Pd sulla cosiddetta «agibilità politica» di Berlusconi (la sua possibilità di ricandidarsi nonostante la condanna) portasse gli italiani alle urne con l’attuale legge elettorale, al centrodestra potrebbero andare, stimano i sondaggisti, 340 seggi alla Camera (grazie al premio di maggioranza) e 200 al Senato. In forte calo, invece, i seggi del Pd, che a Montecitorio passerebbe da 293 a 123. Ma, appunto, il nome del leader conta e molto. Spiega Noto: «Da mesi le due coalizioni sono sostanzialmente alla pari, con una leggera prevalenza del centrodestra nelle ultime settimane. Per questo la scelta del candidato premier costituisce l’elemento decisivo». L’esempio arriva direttamente dalle ultime elezioni: «La discesa in campo di Berlusconi, nello scorso febbraio, è riuscito a far recuperare al centrodestra 5-6 punti. Ora, la candidatura di Renzi potrebbe aggregare intorno al centrosinistra un 4-5 per cento di voti. E come Berlusconi è stato il volano del Pdl a febbraio, così Renzi potrebbe esserlo alle prossime elezioni». Perché il sindaco di Firenze potrebbe riuscire a essere il valore aggiunto, è presto detto: «Renzi riesce a tenere insieme l’elettorato del Pd e a incidere su due categorie di elettori: gli indecisi e quella parte degli ex elettori del Partito democratico che a febbraio ha votato Beppe Grillo. Diciamo che, con una candidatura tradizionale, anche considerando il governo delle larghe intese, questi elettori resterebbero al Movimento 5 Stelle. Con una candidatura innovativa tornerebbero a casa». Discorso che vale all’inverso anche per il Movimento di Grillo: «Si è stabilizzato intorno al 19 per cento, contro il 25 di febbraio — spiega Noto — Il 50 per cento dei consensi del Movimento rappresentano lo zoccolo duro dei grillini. L’altra metà è composta da ex elettori Pd e Pdl, che hanno votato Grillo non tanto per convinzione quanto per protesta contro i loro partiti. Di quelli Pd, si è detto. L’elettorato del Pdl, invece, sta lentamente rientrando a casa». Ne è convinta anche Alessandra Ghisleri, sondaggista di fiducia del Cavaliere: «Il Pdl è in vantaggio rispetto al centrosinistra. E la condanna ha avuto un effetto di pathos molto forte, di galvanizzazione e di scandalo per il trattamento inflitto a Berlusconi».

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