mercoledì 11 settembre 2013

IMMOBILISMO NON SIGNIFICA STABILITA' , CHE NE DIVENTA L'ALIBI

 
Insieme a Polito, Pierluigi Battista, peraltro bravissimo e da me ammirato editorialista del Corriere della Sera, è altro alfiere della difesa del governo a tutti i costi. I due, che immagino amici, furono strenui difensori di Monti e lo sono oggi di Letta.
Io non sono né leghista, né grillino, per indicare le forze apertamente all'opposizione (poi ce ne sono altre, nella maggioranza, che lo sono, ma occulte). Però un governo purchessia non lo comprendo e in questo dò ragione a Renzi (che peraltro  temo sia ben contento dell'annaspare del compagno di partito, visto che a Palazzo Chigi vuole andarci lui, e pensa che il suo momento sia ORA) che critica il basso cabotaggio della nave governativa.
Parallelamente all'editoriale del già vicedirettore del Corsera, esce su Libero una riflessione di Davide Giacalone del tutto opposta. 
Ecco, le sue obiezioni sono le mie. 
In primo luogo cita la Spagna, il cui spread è sceso a livelli del nostro, mentre il loro debito, pure cresciuto in questi anni, resta decisamente inferiore a quello italiano. Continuano ad avere i loro problemi, specie una forte disoccupazione, però grazie ad un governo votato dagli elettori e coeso riescono a darsi una rotta e a fare le cose. Hanno riformato anche loro le pensioni, ma in più hanno tagliato la spesa pubblica, dimagrendo in particolare il settore dei dipendenti statali. E i cenni di ripresa non servono, come da noi, a ridurre solo la valenza del segno MENO, che vuol dire pur sempre recessione, ma a segnalare una  piccola crescita del PIL.
Insomma, il malato non è guarito ma ha scelto delle cure che pare stiano, sia pure lentamente, funzionando. 
Per far questo Rajoy ha dovuto e deve sopportare manifestazioni anche burrascose, la sua navigazione non è certo tranquilla, però una rotta C'E'.
Da noi, come si utilizza la tregua conquistata da Draghi col suo "Whatever it takes " ? Gestiamo il gestibile...ma in questi quasi due anni di governi a larga e strana maggioranza il cancro della spesa pubblica non è stato minimamente toccato e Battista lo sa, che Alesina e Giavazzi scrivono sul suo stesso giornale. 
Anzi, Giacalone denuncia il recente decreto che prevede l'assunzione di 100.000 persone nell'ambito della scuola pubblica...100.000 !!! Laddove gli altri riducono il numero degli statali, noi, col 130% di spesa sul PIL e 2.000 miliardi di debito assumiamo... E questo dove ?? Nella scuola, alimentando la follia che dura dagli anni 70, quando mio padre suggeriva a chi non aveva grandi predisposizioni professionali, a iscriversi a lettere "diventi professore, prima o poi ti assumono"...Dopo 40 anni siamo ancora così, mentre infuriano le polemiche sui test d'ingresso alle facoltà universitarie e si decide di abolire qualsiasi valore al percorso scolastico liceale, che tanto non è affidabile...
Il diritto allo studio, sacrosanto, continua a non conciliarsi mai con la chiosa aggiuntiva " a chi ha voglia di studiare". Così come non basta essere abilitati per insegnare ma bisogna essere BRAVI a farlo.
Invece qui ci sono solo assunzioni e spesa "Temi sui quali la maggioranza delle larghe intese, delle lunghe attese e delle grandi spese si ritrova stabilissima. Con la sinistra che cancella l'idea stessa che l'istruzione possa servire ai socialmente svantaggiati per farsi valere...".
Ci si scanna per l'IMU sulla prima casa - valore circa 4 milardi - e sul punto IVA, più o meno altrettanti. Otto miliardi su una spesa pubblica di oltre 700 , nella quale gli sprechi vengono quantificati in almeno il 10%, e quindi 70 miliardi. Eppure  non alzare l'IVA e togliere l'IMU sono misure che lasciando più soldi in tasca agli italiani,  consentendo loro anche di spendere qualcosa in più e favorire con questo la famosa ripresa. 
Magari ha ragione Battista, che la crisi di governo in questo momento sarebbe come finire in un precipizio . Specie, aggiungo io,   se non si tornasse alle urne, dove magari Renzi riuscirebbe a vincere con una maggioranza vera, e invece si partorisse  un Letta bis, grazie ad un'accozzaglia di giuda rimediati un po' qua e un po' là, con il supporto scandaloso, alla bisogna, dei nei eletti senatori a vita. 
Ma tra una morte rapida e una lenta agonia con eguale esito letale, prefersco la prima.
Non vi siete stancati di leggere OGNI SANTO GIORNO, che il "governo è in bilico, il PDL minaccia la crisi" ???
Comunque, ecco di seguito il testo integrale dell'articolo del direttore.

  "L'Orlo del Precipizio" 

Se gli ultimi tentativi di mediazione fallissero, se l'ultimo, accorato appello del presidente Napolitano cadesse nel vuoto e il Pdl optasse nelle prossime ore per la spallata finale al governo Letta, allora non ci sarebbe nemmeno un vincitore, ma sul terreno solo uno stuolo impressionante di vinti.
Sarebbe sconfitta innanzitutto l'Italia, la cui condizione economica preoccupa ancora l'Europa e il cui spread ha proprio ieri sorpassato quello spagnolo. Perderebbero le istituzioni, che nella scorsa primavera, quando i partiti in Parlamento avevano mostrato tutta la loro penosa impotenza, furono salvate con uno sforzo d'emergenza attraverso la rielezione di Giorgio Napolitano. E il capo dello Stato, come è noto, si è detto personalmente e istituzionalmente indisponibile, fino alle estreme conseguenze, a giochi e manovre che farebbero ripiombare l'Italia nel caos politico.
Non vincerebbe lo stesso Berlusconi, che non vedrebbe minimamente migliorata la propria condizione personale, drammaticamente invischiata in vicende giudiziarie il cui automatismo oramai non sarebbe recuperabile neanche da una linea di condotta ultra-aperturista del Pd nella Giunta del Senato. Non vincerebbe il centrodestra, decapitato del suo leader, frastornato, illuso, incapace di capire che il burrone è molto vicino e che senza un rinnovamento radicale di leadership, di classe dirigente, di linguaggio la partita è perduta, per quante fantasmagoriche performance Berlusconi sia ancora in grado di esibire in campagna elettorale, il suo terreno preferito ma che da ora in poi dovrà affrontare come un'anatra zoppa. Non vincerebbe il centrosinistra, già pronto ad inebriarsi per la scomparsa del Nemico da cui è stato battuto tanto frequentemente, ma che sembra condannato all'eterna ripetizione degli stessi errori. Non vincerebbe il Pd, che anche ieri ha dimostrato di intrattenere un rapporto morbosamente ambiguo con il movimento di Grillo, colpito sì dai suoi insulti ma anche segretamente tentato dall'idea di una pur sbrindellata alleanza per mettere definitivamente all'angolo il centrodestra. Svanirebbe la stessa idea di riforme costituzionali condivise, la prospettiva di una riduzione del numero dei parlamentari, di maggiori poteri al capo del governo, della fine del paralizzante bicameralismo perfetto, del ridimensionamento dei costi della politica, Province in primis, che sembrano inscalfibili. Impallidirebbe la speranza che sia possibile in Italia una normale democrazia dell'alternanza, in cui gli schieramenti si contendano la guida del governo, ma non vogliano perseguire l'annientamento reciproco, come è accaduto in questi venti anni e come i coriacei detrattori della «pacificazione» vorrebbero che continuasse in una rissa infinita e inconcludente. Perderebbero tutti e si correrebbero gravi «rischi», come avverte Napolitano. C'è ancora pochissimo tempo per sperare che ci si voglia fermare un centimetro prima del precipizio.

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