Curioso di storie. Mi piace ascoltarle e commentarle, con chiunque lo vorrà fare con me.
martedì 10 settembre 2013
LA BAGARRE SUL VOTO DELLA MATURITA' BUON PARADIGMA DEL CAOS ITALICO
Era da qualche articolo che mi capitava di leggere Polito e di dissentire dal suo pensiero. Poco male, anzi, segno di vivacità dialettica, però in passato era capitato infrequentemente. La ragione è semplice : il bravissimo giornalista del Corriere negli ultimi due anni ha sposato in pieno la linea editoriale di via Solferino e sostiene a spada tratta chiunque sieda a Palazzo Chigi, purché un governo ci sia. E' accaduto con Monti, anche dopo i primi mesi, quando il Professore aveva perso l'abbrivio iniziale che aveva fatto sperare molti (noi non tra questi, che ritenevamo giusti i precoci allarmi di Alesina e Giavazzi, che vedevano un esecutivo troppo concentrato sulle TASSE) ) in un governo capace di vere riforme, e sta accadendo di nuovo con Letta.
Con un'aggravante, ai miei occhi. Quando a Palazzo Chigi s'insediò il Presidente della Bocconi, mancava poco pià di un anno alle elezioni e quindi il tira e molla sulla durata dell'esecutivo era comunque di respiro non lungo per fisiologia istituzionale.
Ma qui stiamo parlando di un governo insediato da 4 mesi e che ogni giorno che Dio manda in terra qualcuno vuole buttare giù !
E questo influenza ovviamente ogni altra cosa, dai provvedimenti, alle aspettative, alla sfiducia di una vera stabilità ecc.
Eppure per Polito e per tanti altri, meglio questo.
Mah.
Ciò premesso, sul tema odierno, che è la riflessione sulle polemiche seguite alla proposta abolizione del bonus attribuito al voto della maturità nelle prove di ammissione a Medicina (ma anche alle altre facoltà a numero chiuso) , il mio connubio di affinità intellettuale con Polito riprende felice, condividendo in pieno tutte le considerazioni svolte dall'autore, e alle quali vi lascio.
Raccomanderei la lettura soprattutto al corpo insegnante e agli studendi che a novembre, in prossimità di natale, occuperanno come di prassi le scuole. In particolare, a questi ultimi, che sfilano accanto ai loro insegnanti, che temono come la peste una scuola meritocratica anche per loro, non vi illudete che questo imbuto così largo in entrata vi serva a qualcosa : alla fine si stringe, eccome !
“Biopsia dei mali italiani”
Il test per entrare a Medicina è la biopsia del male italiano. Non è solo l'incubo dei nostri ottantamila figli che l'hanno sostenuto ieri; è anche l'angoscia di quelli che lo preparano. Nessuno sa infatti con quali criteri si svolgerà l'anno prossimo; quando si farà (se a settembre come quest'anno o ad aprile come il ministro ha detto di preferire); se e come peserà il rendimento scolastico; che valore avrà il risultato della maturità. Tutto cambia a ritmi vorticosi. Con Gelmini valevano i voti del liceo; poi è arrivato Profumo che ha sfasciato Gelmini e ha introdotto il bonus maturità; ieri Carrozza ha sfasciato Profumo e ha abolito il bonus maturità, scippandolo agli esaminandi che erano appena entrati in aula convinti di averlo in tasca. Siccome non si può escludere che nel frattempo arrivi un altro che sfascia Carrozza, i nostri ragazzi non sanno che cosa li aspetta l'anno prossimo. Devono puntare sulla preparazione al test o sulla maturità? Verrà prima l'una o l'altro? Conteranno anche i voti presi durante l'anno o non conteranno nemmeno quelli ottenuti all'esame? Ci sarà più logica o più biologia, più chimica o più cultura generale, nelle domande? Un enigma. Ieri il ministro ha annunciato, archiviando il bonus maturità, che «una commissione è attualmente al lavoro per definire proposte alternative per la valorizzazione del percorso scolastico». Aspettiamo ansiosi il verdetto. Questa è l'incertezza in cui il potere politico, mutevole e capriccioso, tiene centinaia di migliaia di famiglie italiane. Ma la vicenda svela un problema ben più grave. Motivando l'abolizione del bonus, e cioè rinunciando a valutare il risultato scolastico ai fini dell'ammissione all'università, il ministro Carrozza ha spiegato che «era di difficile applicazione e avremmo creato iniquità». In sostanza ha affermato che l'esito dell'esame di maturità non è attendibile; anzi, è «iniquo». Ed è vero, perché al Sud si prendono voti più alti che al Nord, negli istituti migliori si prendono voti più bassi che in quelli peggiori, e i ragazzi meglio preparati sono di solito i più sfavoriti nelle graduatorie. Quindi ogni anno lo Stato mette in piedi un ambaradan con migliaia di professori che girano l'Italia per costituire commissioni esterne e consegnare titoli di studio con un valore legale e un voto che lo Stato medesimo considera mendaci.
Era difficile immaginare una prova più definitiva del fallimento di ogni criterio di valutazione nella nostra scuola pubblica: ora ce l'abbiamo.
Non siamo in grado di valutare i nostri studenti. E non siamo in grado di valutarli perché non siamo in grado di valutare i nostri istituti scolastici e i loro professori.
Finché l'università se li prendeva tutti, si poteva fingere che i nostri studenti fossero tutti uguali perché le nostre scuole sono tutte uguali e i nostri professori sono tutti così uguali che vengono pagati uguale (ugualmente poco). Ma dovendo ora selezionare un solo studente su sette per consentirgli l'ingresso a Medicina, abbiamo bisogno di cercare gli studenti diseguali (cioè più meritevoli, o più capaci, o più studiosi, o più appassionati) e non sappiamo come fare. Fosse vivo Luigi Einaudi, direbbe che «il diploma non dà diritto a nulla», e che ogni università deve potersi «scegliere non solo i professori, ma anche gli studenti». E ancora una volta, più di mezzo secolo dopo la «predica inutile» su Scuola e libertà, avrebbe ragione.
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