giovedì 10 ottobre 2013

BAMBOCCIONI, SFIGATI, CHOSEY, INOCCUPABILI...C'E' ALTRO ?

 
Gramellini sulla Stampa commenta il nuovo aggettivo coniato dal ministro del lavoro Giannini che ha definito i giovani italiani "inoccupabili", in quanto un po' (troppo) ignoranti in materie fondamentali come lettere e matematica. Ultimo posto in Europa per la prima competenza, penultimo per la seconda. Che noi italiani non si abbia mai avuto una grande predilezione per la matematica, era notorio, che si fosse scaduti così tanto anche nel settore linguistico, è una sopresa per i distratti. Io conosco una moltitudine di persone, anche competenti nel lavoro, che non saprebbero scrivere una lettera di auguri in un italiano non solo ricco linguisticamente ma anche del tutto corretta. 
Stavolta le lamentele contro l'esternazione ministeriale sono un po' diverse dal solito , quando si era levato un muro di indignazione contro chi aveva usato termini come "bamboccioni", poi "sfigati" e "chosey". Giovannini è antipatico, come i suoi predecessori, però dalla sua non ha solo delle statistiche solide (OCSE) ma anche la percezione diffusa. Che i nostri figli, anche quelli volenterosi, incontrino crescenti difficoltà in questi campi è esperienza quotidiana diffusa. Del resto, come detto, nel campo delle scienze matematiche è un po' una tradizione (da ricercare forse da metodi e insegnanti non all'avanguardia ? ) , mentre in quello letterario, fare leggere i ragazzi - ottimo strumento per affinare le conoscenze linguistiche senza morire di grammatica - è impresa titanica. E questa cosa è peggiorata in maniera esponenziale con l'era cibernetica, dove alla TV si sono aggiunti PC, Smart e Iphone, Tablet e Ipad. 
Mio figlio, che ha iniziato la seconda elementare, legge sillabando...e pazienza (mia sorella, a 5 anni, mi leggeva - ne avevo 4 -  scorrevolmente Topolino).  Ma quando gli ho sentito sillabare la parola IO, letta I-O lo volevo buttare dalla finestra.  Se gli porto il sudoku per bambini, mi guarda con occhi tristi e innamorati che dicono ; lo faccio solo per te. 
Quindi siamo indietro, lo sappiamo. La colpa ovviamente è delle risorse tagliate...Errore ! Nemmeno questo secondo i dati OCSE è vero, perché l'Italia spende per l'Istruzione PIU' della media OCSE sia per la scuola materna che primaria ed è all'incirca equivalente per quella secondaria !  Il numero degli studenti per insegnante anche qui è o pari o inferiore alla media. Quindi non spendiamo meno soldi per i nostri studenti e non abbiamo classi più sovraffollate (anzi, se non ci fossero gli immigranti sarebbero anche scarsine molte aule). Laddove spendiamo meno, si sa, è per gli insegnanti. Però intanto va detto che non c'è una differenza abissale, e poi si sa che per la classe insegnante noi preferiamo il NUMERO alla QUALITA'. Se fossero meno, che così tanti NON servono, guadagnerebbero di più. Diciamo che da molto tempo tra loro vige un indiretto "contratto di solidarietà" : guadagnare meno ma tutti. Del resto, all'Università dei dementi della Sapienza hanno introdotto i bandi con le graduatorie che "scorrono"... In sostanza, quelli che arrivano DOPO, insegneranno comunque, ai corsi successivi. Sarebbe bello vedere quale legge concepisca un concorso in questi termini.  E' quindi un FATTO che i criteri di arruolamento sono mica per concorso e merito, ma per anzianità di precariato. 
E ogni volta che si cercano di introdurre sistemi più selettivi o comunque finalizzati a capire il livello dell'insegnamento impartito, scatta la levata di scudi di una scuola molto refrattaria a farsi valutare...(vedi le polemiche per gli Invalsi e per il recente concorsone). 
Certo, in relazione ai numeri OCSE si dirà che quelle sono medie e noi dovremmo paragonarci solo a Germania e Francia. A parte che non comprendo, se siamo un Paese in recessione, perché ci vogliamo paragonare a quelli che non lo sono ( e che quindi hanno più risorse) , ma poi il dato pessimo di essere ultimi e penultimi in campi primari dell'istruzione resta ! Gli altri che spendono come noi, e MENO di noi, sono TUTTI AVANTI !.
Gramellini non è il mio oponionista preferito, e infatti la sua nenia sui tagli che immancabilmente echeggia (smentita dalle cifre) non mi piace, però il suo richiamo al '68 e ai danni perduranti (annullamento di selezione e meritocrazia in primis) lo condivido.
Ecco il suo intervento sulla Stampa




GLI INOCCUPABILI
 
Dopo «bamboccioni» «choosy» e «sfigati», ieri è toccato al nuovo ministro di un’attività in via di estinzione (il Lavoro), definire «poco occupabili» gli italiani, a commento di uno studio dell’Ocse che colloca i nostri giovani all’ultimo posto in Europa per alfabetismo e al penultimo per conoscenze matematiche.  

Poiché a nessuno risulta che negli ultimi vent’anni in Italia ci sia stata un’epidemia di cretinismo nei reparti d’ostetricia, si deve supporre che l’impreparazione dei ragazzi non derivi da tare mentali o caratteriali, e nemmeno soltanto dal lassismo complice dei genitori, ma da scelte strategiche incompatibili con la parola futuro. Quella classe dirigente uscita dalle assemblee del Sessantotto, che oggi irride e disprezza i suoi figli, è la stessa che ha tolto risorse all’istruzione, alla ricerca e alla formazione. Che si è rifiutata di indirizzare le scelte di politica economica verso la cultura, il turismo e l’innovazione tecnologica. Che ha ammazzato il merito, praticando in prima persona l’appartenenza a qualche cordata: per quale ragione i ragazzi dovrebbero credere in un sistema che non privilegia i più bravi, ma i più ammanicati? Gli investitori stranieri si tengono alla larga dall’Italia non perché considerano i nostri figli dei caproni, ma perché si rifiutano di allungare una bustarella ai loro padri o, in alternativa, di aspettare tre anni per avere un bollo che altrove ottengono in tre ore. Altro che poco occupabili: il problema italiano è che in questi anni qualcuno si è occupato, e ha occupato, fin troppo. 

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