martedì 1 ottobre 2013

I SONDAGGI VENGONO IN SOCCORSO A LETTA, E BERLUSCONI FA L'ENNESIMO DIETROFRONT


Lette le new breaking di Stampa, Corriere e Libero devo dire che la confusione è grande sotto il cielo e magari, come diceva Mao, questa è ottima cosa. Secondo la Stampa, Alfano, nella sua dichiarazione "il PDL voti la fiducia al governo", sfiderebbe Berlusconi. Per il Corriere della Sera, in realtà la posizione del segretario sarebbe avallata alla fine da Berlusconi, obtorto collo, che le agognate elezioni poi non è detto che siano così propizie come si augura, anzi, gli ultimi sondaggi sono negativi (senza contare che da qui ad allora, non solo avrebbe perso lo scudo senatoriale, che ormai è questioni di giorni, ma anche quello minimo politico dato dal cogestire il governo). Libero propone una terza versione ancora : la virata di Alfano sarebbe stata concertata per far cadere il nuovo piano del Quirinale. Stanco di Berlusconi, pensando di poter contare su una fronda nel PDL e quindi di poter realizzare una nuova maggioranza senza ricorso agli ortotteri (che sbilancerebbero troppo a sinistra l'asse, cosa non gradita "colà dove si puote" ) bensì ai "responsabili" azzurri ( chissà se fra essi ci sarà anche Scilipoti, che fu il padre di quelli del 2010, molto disprezzati a sinistra...), Napolitano avrebbe in mente di far dimettere Letta. A quel punto il Presidente conferirebbe un nuovo incarico, o allo stesso premier uscente o ad uno tra Amato e Saccomanni, due suoi prediletti, confidando che il designato otterrebbe i voti che mancano al Senato pescandoli proprio nel plotone delle colombe del centro destra. In sostanza si realizzerebbe, con opera di ingegneria presidenziale, quel risultato che dalle urne non c'è verso di ottenere : una maggioranza di sinistra - centro, molto centralista,.molto statalista, molto gradita, si spera, a Bruxelles. 
Per evitare tutto questo, la sortita di Alfano disarma il piano, rassicurando Letta che le sue dimissioni non sarebbero giustificate, che la sua maggioranza in parlamento ancora c'è. 
Personalmente, com'era già accaduto alla fine del 2012, credo che la rinuncia alle elezioni, o quantomeno alla possibilità che le stesse si rivelino necessarie, sia la resa definitiva di Berlusconi, che anche nei confronti del suo stesso partito ha solo quelle come arma di pressione ( o ricatto, se preferite) . Perchè i voti, i milioni di voti, ce l'ha lui, non certo Alfano, Quagliarello, Lupi ( e meno ancora Santanchè, Verdini o Brunetta). Ma se non si vota, questo patrimonio non serve, e il Cavaliere finirà emarginato. 
A quel punto, i problemi per Letta torneranno a venire da sinistra.
Ma questa è un'altra storia.
Dei tre articoli letti, propongo la cronaca del Corsera, che si pone in  una sorta di via mediana tra le tre descritte.

LE MANOVRE IN PARLAMENTO

Alfano al Pdl: «Domani si deve votare la fiducia»
Giovanardi: ci sono numeri per nuovo gruppo

Ci sarebbero già 40 senatori pronti a sostenere un Letta bis
Gli incontri del segretario con Berlusconi e col premier

 
Il vicepresidente del Senato Maurizio GasparriIl vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri
«Rimango fermamente convinto che tutto il nostro partito domani debba votare la fiducia a Letta. Non ci sono gruppi e gruppetti». La dichiarazione del segretario Angelino Alfano offre la migliore sintesi del chiarimento avuto nel Pdl all'indomani delle minacciate dimissioni dei ministri berlusconiani. Una dichiarazione maturata al termine di una giornata convulsa, che ha visto Alfano al centro di una serie di incontri e riunioni. A Palazzo Grazioli, col leader Silvio Berlusconi, prima alla presenza dei capigruppo Schifani e Brunetta, del coordinatore Verdini e del vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, poi faccia a faccia col Cavaliere. In tutto la visita del segretario del Pdl è durata tre ore. Alfano è poi andato a Palazzo Chigi per incontrare il presidente del Consiglio alla presenza anche degli altri ministri dimissionari, Maurizio Lupi, Gaetano Quagliariello, Nunzia De Griolamo e Beatrice Lorenzin. Al termine di questo valzer di porte girevoli, il segretario ha dato la linea a tutto il partito: «Si vota la fiducia». LA CONTA - Mentre Alfano era ricevuto a Palazzo Grazioli e Palazzo Chigi, montava l'onda dei dissidenti. Soprattutto al Senato, dove i senatori pdl pronti a seguire il segretario in un gruppo a sostegno di Letta venivano stimati tra i 20 e i 30. Addirittura 40 stando a quanto ha sostenuto Carlo Giovanardi, che all'Ansa ha dichiarato: «Ci sono i numeri per nuovo gruppo. Voteremo la fiducia». Le voci di una imminente scissione del Popolo delle Libertà, con le colombe pronte a volare via dal nido berlusconiano, ormai trasformato in un fortino dai falchi Santanchè, Bondi e Verdini, sono state quindi ridimensionate dallo stesso segretario del Pdl: «Nel nostro partito - ha dichiarato - non esistono gruppi e gruppetti».
IL GOVERNO CHIEDERÀ LA FIDUCIA - In attesa di maggiore chiarezza sulla linea adottata dal Pdl, il ministro dei rapporti col parlamento Dario Franceschini ha confermato che il governo andrà per la sua strada: «Domani il governo porrà comunque la questione di fiducia in modo che ogni scelta avvenga in Parlamento, alla luce del sole, senza ambiguità e ipocrisie e senza alcuna trattativa. Soprattutto sul principio di netta e totale separazione».
IL COLLE: PERCORSO CHIARIFICATORIO - Letta, in sostanza, continua per la sua strada. E verificherà in Parlamento la reale consistenza della sua maggioranza. Una conferma arriva anche dal Colle, per bocca dell'ufficio stampa: «Nell'incontro di questa mattina (tra Letta e Napolitano) si è configurato con il presidente del consiglio il percorso più limpido e lineare sulla base di dichiarazioni politico-programmatiche che consentano una chiarificazione piena delle rispettive posizioni politiche e possano avere per sbocco un impegno non precario di sviluppo dell'azione di governo dalle prime scadenze più vicine agli obiettivi da perseguire nel 2014».


2 commenti:

  1. se dovesse continuare il governo Letta,qualche piccolo rimpasto non farebbe male,non dare più al pdl il ministero degli interni e far parlare molto di meno il pregiudicato (all'estero sono allibiti dalla nostra situazione,un politico viene condannato dalla CASSAZIONE ed è ancora fuori a dettare legge e comandare i suoi scherani mesi in posti chiave della politica per poter bloccare leggi e leggine contrarie al pregiudicato, avete sentito ieri sera nella trasmissione "Ballarò" quel giornalista americano che a parte lo stupore,diceva " questa cosa come faccio a spiegarla al popolo americano,è semplicemente assurda,un evasore fiscale condannato a 4 anni di reclusione è ancora fuori e cerca ancora di comandare e comunque far perdere tempo per fini suoi perchè spera di potersela cavare con poco,berlusca tu si a schifezza e l'ommini,in galera ti mando e non rovinare quelli che troverai dentro perche sono tutti meglio di te.................

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    1. Come si vede, ogni occasione è buona per manifestare il proprio odio demente

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