sabato 9 novembre 2013

CHI SONO E I PERCHE' DELLE PERSONE "BRICIOLA" (IN AMORE)


Normalmente non leggo l'inserto settimanale del Corriere del sabato, che è dedicato alle donne (non comprendo perché sia obbligatorio comprarlo, visto che ha un indirizzo di genere ).
Oggi casualmente l'ho sfogliato e mi è caduto l'occhio su un titolo cubitale : "  ? PERCHE' IN AMORE NON RIESCO A DARE CHE POCHE BRICIOLE" .
Confesso di averlo letto per prendere in giro l'amato bene, che accuso di questa tirchieria affettiva (nel servizio viene chiamata proprio così, e mi sembra una immagine azzeccata) ma la cosa ha avuto un effetto boomerang perché è vero che l'articolo ben si attagliava a lei, tipica donna che sa amare (veramente) solo i figli, ma anche a ME. 
Leggiamo insieme.
Il pezzo è realizzato da Chiara Gamberale che intervista la psicologa Umberta Telfener, autrice del fortunato "Ho sposato un Narciso" su questa crescente "spending review" emotiva, dove non sono più solo gli uomini a concedere poco o niente di sé all'altro.
La premessa parte male " Si può amare tanto, troppo, comunque male, certo. Ma amare poco non si deve, non si può. "
A parte che non condivido questo mettere l'amore al centro del villaggio (per parafrasare l'ormai noto motto dell'attuale mister della A.S. Roma, che ci mette una chiesa...), contesto decisamente che l'amare poco sia più dannoso dell'alternativa : amare male e/o troppo, mi sembrano deleteri in ugual misura, e se vogliamo, la violenza è strumento dei secondi non dei primi.
Ma proseguiamo. Quelli che amano poco, la Umberta (mi perdonerà se preferisco chiamarla così, ma ha un cognome impossibile) li chiama " i briciola", dedicandogli proprio un libro che non credo avrà il successo del primo (lì le donne potevano prendersela con l'altro, il narciso, mentre qui anche loro sono sotto "accusa" ). 
Chi sono innanzi tutto ? 
"Sono persone talmente affezionate al loro percorso di vita, alla loro identità, che non si fanno perturbare dall'altro, ma tentano di rimanere sempre uguali a se stessi. Inseguono la libertà e la identificano con la non condivisione, con l'autarchia. Immaginano che sia l'unica condizione per non soffrire, forse anche per godere. Sono quindi isolati, chiusi e mettono in comune i loro talenti solo quando decidono loro, e per un tempo determinato. "
Bene cari lettori, faccio outing : per un buon 80% questo "vestito" è il mio. Assolutamente. 
Ma continuiamo con l'intervista. Alla domanda se siano peggiori i narciso dai briciola per fortuna la Umberta risponde come si deve :
" NO, non credo siano più pericolosi i briciola. Loro non perseguono la distruzione dell'altro. Però anche loro possono esserlo, in modo diverso. I briciola se ne vanno, ti fanno toccare la luna e poi riescono a chiudere, come se niente ci fosse stato. I narcisisti invece restano, non abbandonano la relazione, ma la sabotano." 
Ecco, in questa storia dell'abbandono invece non mi riconosco. Per lo più le mie storie sono finite non perché io me ne andassi, ma perché ad un certo punto mi veniva chiesto di più (spesso, il matrimonio, in via subordinata, la convivenza...) e io non potevo/volevo. Quindi erano loro che se ne andavano, almeno nella forma era così.
Segue poi la domanda sul tipo di vissuto del briciola.
" Proviene da una famiglia affettivamente tirchia (non direi, parlo sempre per me), organizzata attorno al dovere (questo sì), dove la responsabilità dell'esistenza era sentita come pesante (assolutamente sì), ma non condivisa (of course). Spesso è stato chiamato ad assumersi responsabilità precoci e non ha imparato a perseguire il proprio desiderio ( anche qui, mi sembra che ci siamo per lo più) ". 
Ricordato all'inizio che si tratta di un fenomeno tipicamente maschile che si sta però espandendo a macchia d'olio nel campo dirimpetto (vecchia storia, l'emancipazione al ribasso, la rincorsa nel peggio...), l'Umberta descrive quindi i casi tipici di donne "briciola" e mi sembra che ci azzecchi bene. Troviamo quelle che si esauriscono nel ruolo di madre alla nascita di un figlio ( e sono legioni, tra cui la bella signora che porto orgoglioso a spasso ) , quelle che si trincerano dietro un amore che va male e si chiudono (anche qui, ne conosco più di qualcuna, anche bene) , quelle che rifiutano un dialogo con se stesse e sembrano prive della capacità di simbolizzare, prive insomma di un contatto con l'inconscio, cioè con la dimensione che ci dà spessore ( e sono le più, arruolando anche le prime due tipologie). 
Come ci si difende da queste "briciole" ?
" non certo facendo come loro e amando di meno. Piuttosto dobbiamo imparare a non consegnarci all'altro, a tenere una parte di noi solo per noi, a coltivare un nostro orto che ci mantenga centrate (usa proprio questo termine : parla solo alle donne qui ! ) nei momenti difficili".
Discorso molto sano, che però mi sembra rivolto a coloro che amano "troppo", che nell'amore investono tutto o quasi. Insomma, come ricorda Dante, all'inferno ci vanno anche i prodighi, non solo gli avari (anche se ovviamente i primi li guardiamo con più simpatia). 
Ultima domanda : Un briciola può cambiare ?
"Ciascuno di noi può smussare le proprie caratteristiche, purché lo voglia. Ma togliamoci dalla testa l''idea che si possa cambiare il partner, che attraverso il rapporto si possa rendere la persona come vorremmo".
No, questo libro non avrà il successo del primo. Con una chiosa come quest'ultima, come potrà mai piacere alle donne ??
Sorriso

1 commento:

  1. Ciao,
    sono capitata sul tuo blog per caso, vedendo se qualcuno aveva letto il libro della Telfener come me.
    L'ho comprato, l'ho letto.
    Mi permetto di dirti che secondo me sbagli...alle donne piacerà, a me è piaciuto e soprattutto ha risposto, in parte, alla domanda che mi pongo da un po' "perchè mi affeziono ostinatamente, a questo tipo di uomini? (narcisi/briciola)" Un po' l'ho capito, un po' ancora no. Ma di certo non penso che la responsabilità sia solo di certi (pessimi) uomini, la responsabilità ce l'hanno anche le donne che prima li scelgono e poi rimangono nella relazione, me compresa.
    Ma per fortuna nella vita c'è sempre tempo e spazio per capirsi e migliorarsi.
    Buona serata
    Eva

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