venerdì 17 gennaio 2014

LA KIENGE E' UN CATTIVO MINISTRO. SI PUO' DIRE O CRITICARE UNA PERSONA DI COLORE E' RAZZISMO ?


Qualche giorno fa Angelo Panebianco aveva pubblicato un editoriale sul Corriere della Sera in cui aveva sostenuto una tesi coraggiosa ancorché logicamente ineccepibile : l'immigrazione è problema da affrontare, se si vuole veramente risolvere, basandosi su un principio di Convenienza e NON di mera accogleinza. Non lo fa nessuno, che in Spagna sparano alle imbarcazioni clandestine che vogliono sbarcare sulle loro coste, in Francia ce li bloccano alla frontiera e la Germania, dopo la GB, vuole discutere Schengen. 
Noi abbiamo Papa Francesco che ha una sua particolare idea dell'occidente...
Risultato dell'articolo del Professor Panebianco : è stato aggredito verbalmente da un pugno di ragazzotti vigliacchi mentre si trovava nella sua stanza all'università di Bologna. Muri della stessa sono stati imbrattati con parole ingiuriose rivolte al docente reo di opinioni "razziste".
La cosa la so solo per le parole di condanna per l'accaduto e di solidarietà per il collega pronunciate da Pierluigi Battista, che se no non ne sapevo nulla (e sì che sono uno che legge...). 
Ovviamente altro risalto, ed è normale che sia così (meno che nel primo caso ci sia stato un silenzio tombale ), per gli attacchi subiti dal ministro Kienge, in particolare dai leghisti. 
Ed ecco che, tra gli altri, Giovanni Taurasi, editor del Blog Quinto Stato di impronta progressista, nonché dirigente piddino per la provincia di MOdena, come tiene a sottolineare, prende carta e penna e scrive alla Gazzetta della città che subito pubblica il seguente articolo


“Perchè il ministro Kyenge sta cambiando, in meglio, questo Paese” di Giovanni Taurasi

Di crimini, anche a sfondo razziale, ne hanno compiuti anche gli italiani nella loro storia: pensiamo alla pulizia etnica in Libia, all’uso di gas in Etiopia, alla deportazione di ebrei, omosessuali, dissidenti, ai massacri perpetrati sul confine orientale… Ma anche se il noto Manifesto del
Fascismo aveva annunciato che «è tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti», in realtà, nei sentimenti più profondi degli italiani, non albergava un sentimento razzista, perlomeno in base a come va inteso il termine scientificamente. Peraltro il Manifesto della razza, che
contava, non dimentichiamolo, tra i dieci firmatari ben tre docenti che insegnarono all’Università di Modena, abbracciava teorie razziali di tipo biologico, basate sulla pretesa purezza del sangue, che non erano diffuse nemmeno tra i razzisti italiani, legati prevalentemente alla componente «spiritualistica» del razzismo. Certo, era presente nella società italiana un sentimento xenofobo, emerso significativamente quando anche il nostro Paese è stato toccato, in ritardo rispetto agli altri, dal fenomeno dell’immigrazione, e nonostante noi italiani fossimo stati storicamente un
popolo di migranti. Oggi ci sono molte inquietudini e paure nei confronti dell’immigrazione. Che riguardano italiani di destra, di sinistra, di centro e di nessun orientamento politico. Inquietudini che a volte sono anche comprensibili. Perché l’immigrazione è un fenomeno complesso, che va
governato. Un fenomeno che può offrire anche opportunità al nostro Paese. E ne sta offrendo. Si vadano a vedere i dati della Camera di Commercio di Modena sulle imprese condotte da stranieri, il contributo che danno i lavoratori immigrati all’economia e alla società modenese o quello delle famiglie straniere per contrastare la bassa natalità italiana: ogni anno in Italia nascono 70 mila bambini in meno, una città delle dimensioni di Carpi, e ciò condanna il nostro Paese ad un invecchiamento senza futuro. Ma l’immigrazione, va detto, presenta anche problemi. Le soluzioni sono difficili da trovare e passano necessariamente attraverso l’integrazione (poi possiamo discutere del modello: multiculturalismo, assimilazione, mix di modelli o nuove modalità di integrazione), ma è indubbio che è un tema che non si può eludere da una parte e non si può banalizzare dall’altra.
Detto questo, quando vedo le provocazioni delle destre e della Lega sul tema dell’immigrazione e i volgari attacchi al ministro Kyenge, mi rendo conto che si vuole scavare e far emergere quel residuo razzismo presente in tutte le società. La sua nomina a ministro è stata una cartina di tornasole. Al di là di ciò che sta facendo come ministro, e di progetti per l’integrazione ne segue e ne realizza molti, e al di là di come si concluderà la battaglia per lo Ius Soli, che mi vede favorevole, anche solo per il fatto che sta facendo emergere con il colore della sua pelle questi vergognosi sentimenti razzisti, il ministro Kyenge sta cambiando, in meglio, questo Paese. Perché le malattie si sconfiggono solo conoscendole.
E il razzismo è una malattia, che se non viene affrontata può essere anche letale per le democrazie, come accaduto in passato.
Grazie Cécile.
Non ne hai bisogno, ma coraggio. E avanti!»
Giovanni Taurasi, Presidente della direzione provinciale del PD di Modena
commento pubblicato su “La Gazzetta di Modena” del 17 gennaio 2014


Taurasi lo ha poi messo sul Blog e l'ho potuto commentare come segue :

Un ministro deve essere CAPACE di risolvere i problemi del suo ministero, e la signora Kienge non sembra di questa pasta. Il colore della pelle, così come il sesso, non deve essere MAI una discriminante, in negativo e nemmeno in positivo. In altri termini, sarebbe il caso che il Ministro rispondesse alle critiche che riceve, quelle espresse in modo civile ovviamente, nel MERITO, e non alzando subito il comodo scudo della questione razzista. Il Professor Sartori non credo nessuno possa tacciarlo di razzismo, eppure dalla sua penna, in un paio di editoriali suo Corriere della Sera, sono venute critiche durissime nei confronti della Kienge. Risultato : è stato discretamente censurato dallo stesso giornale, imbarazzato evidentemente da una critica politically incorrect… Aggiungerei alle sue quelle di altri opinionisti certo non in odore di leghismo (per non parlare di razzismo) : Angelo Panebianco, Davide Giacalone, Ernesto Galli della Loggia, Luca Ricolfi, Filippo FAcci. Ah, il primo, per aver scritto un articolo in cui sosteneva che la politica di immigrazione doveva ispirarsi – come negli altri paesi che finiscono per ospitare più stranieri di noi – ad un criterio di Convenienza e non di mera Accoglienza (lo spiegava con numeri alla mano anche Luca Ricolfi, nel suo libro : Illusioni Italiche), che nessun paese al mondo può permettersi ( e infatti nessuno lo fa ), è stato verbalmente aggredito nella sua stanza dell’Università di Bologna. La notizia la so solo per la solidarietà espressagli dal collega Pierluigi Battista, che altrimenti non ne avevo letto da nessuna parte.
Come scrivi tu, Taurasi, temi come l’immigrazione e lo ius soli sono questioni molto delicate, complesse. Ecco, l’approccio del Ministro Kienge non sembra affatto tenere conto di questi aspetti.
Quindi non sento di condividere il ringraziamento pubblicato, sperando per questo di non essere ritenuto un razzista.

Se poi accadesse, chissene.

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