venerdì 14 febbraio 2014

I COMPAGNI DI SCUOLA A FIANCO DEI MOLESTATORI "UNA RAGAZZATA, NON HANNO FATTO NULLA DI MALE"


Dunque, l'hanno presa e costretta a entrare dentro lo spogliatoio della scuola. Questo fatto, pare non contestato, già è sufficiente e, qualora definitivamente confermato, di per sé concreta una condotta da condannare senza se e senza ma. Parlo dell'episodio di Finalborgo, in provincia di Savona, dove quattro ragazzi sono stati denunciati da una compagna di scuola per averla presa, trascinata nello spogliatoio dell'istituto dove uno dei giovani si trovava con i pantaloni abbassati ... Qui ci fermiamo, perché i fatti non si comprendono più, che all'inizio i giornali hanno riportato la notizia di uno stupro, poi l'obbligo ad un rapporto orale (direi stretto parente...) quindi queste cose non ci sono mai state - né la ragazza lo avrebbe mai detto - ma non si comprende bene se ci fosse l'intenzione del secondo quando il provvido intervento di un professore ha messo fine all'incubo della giovane.  Limitiamoci ai fatti "certi" , che sono i primi descritti. Una "ragazzata" ? Uno scherzo magari "troppo pesante" ? Come si fa a sostenere cose del genere ?
Eppure sembra che la totalità dei ragazzi della scuola Migliorini, dove il fatto è accaduto, la pensino così, e lo dicano apertamente. Anche le ragazze non mostrano la sia pur minima solidarietà per la compagna, rea di aver "fatto la spia" inventandosi peraltro tutto o quasi. 
Naturalmente, che accade sempre, gira anche l'ever green " se l'è cercata", alludendo al fatto che la ragazza "scherzava troppo" con i maschi. Sembra incredibile eppure sono dei giovani a dire queste cose.
Insomma, se comprendo bene, qui il problema non è tanto centrato sulla falsità della denuncia (anche se qualcuno dice anche questo), quanto sulla diffusa  minimalizzazione di quanto accaduto. 
Le denunce false sono un grosso problema, reale, che poi generano mostri come appare essere quello di Filborgo,  dove questa ragazza si starà chiedendo ogni minuto come sia potuto accadere che da vittima sia diventata "colpevole", probabilmente pentendosi di non essere stata zitta. 
Una cosa però non mi torna nelle notizie lette nelle varie cronache. Cosa è accaduto dopo l'intervento del professore ? Cosa ha detto la ragazza sul momento all'insegnante, al preside ? Da quanto si legge sembra quasi che la rivelazione dei fatti sia avvenuta DOPO, a casa, ai genitori, e quindi poi ai carabinieri. Insomma, ferma restando la premessa iniziale,  ci sono ancora cose da sapere.
Magari lo apprenderemo nei prossimi giorni
Insoddisfatto delle cronache del Corriere - riportate ieri  http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/02/la-ragazza-di-savona-ieri-stuprata-oggi.html   - oggi ho scelto il servizio de La Stampa



“Hanno arrestato i nostri compagni
ma loro non facevano nulla di male”

Savona, viaggio nella scuola degli abusi su un’alunna: “Al massimo una ragazzata”

Alcuni ragazzi dell’istituto alberghiero di Finale Ligure all’uscita da scuola


I ragazzi e le ragazze escono a gruppetti dalla scuola del misfatto, allegri e ridanciani come è giusto che sia alla loro età. Osservano i cronisti e le troupe televisive e tirano dritto, con un moto di fastidio. Frastornati per la brutta storia della ragazza che ha denunciato quattro compagni di averla molestata sessualmente, denuncia che ha portato al loro arresto con soggiorno obbligato in altrettante comunità di recupero? Anche, ma soprattutto furiosi. Solo una ragazza accetta di parlare. Tutto d’un fiato: «Ci teniamo a dire ancora una volta che qui non è successo nulla. Nessuno ha stuprato nessuno e quella ragazza si è inventata tutto». Interviene però subito l’amica che le sta accanto. Alza la voce: «Basta, stai zitta. Stiamo tutti zitti. Il preside ci ha detto di non parlare, di non prendere posizione». Il gruppetto annuisce. Qualcuno borbotta. Tutti vanno via, sciamando lungo la tortuosa discesa che dalla scuola, all’ombra di Castel Gavona che fu dimora della famiglia dei marchesi Del Carretto, con tanto di torre quattrocentesca intatta, porta al centro di FinalBorgo.  

Ecco, sono due le cose che colpiscono in questa vicenda cupa e triste: il fatto che i ragazzi e le ragazze in coro non difendano, ma anzi accusino la ragazza vittima, e la mancanza di consapevolezza della gravità di quanto avvenuto. Che non ci stato nessuno stupro sembra acclarato. «La mia assistita - dice chiaramente Maria Teresa Bergamaschi, avvocato della ragazzina sedicenne - non ha mai parlato di stupro e nemmeno di essere stata costretta a un rapporto orale». E l’ordinanza del gip Giuliana Tondina che ricostruisce l’episodio della molestia sessuale a scuola, riportando le parole verbalizzate della vittima, parla di trenta-quaranta secondi, interrotti dall’arrivo di un insegnante, in cui la giovane sarebbe stata spinta nello spogliatoio dove c’erano uno studente con i pantaloni abbassati e uno dei ragazzi le avrebbe avvicinato il viso ai genitali dell’amico che indossava i boxer, sotto gli occhi di un terzo, mentre il quarto faceva da palo fuori dallo spogliatoio. Un episodio comunque grave, inqualificabile, ma per molti, troppi, studenti dell’istituto alberghiero «Migliorini», da derubricare a «ragazzata».

«Non è successo niente», appunto. Che c’è di male a scherzare con le mani? E suvvia: magari non è bello quello che è accaduto, ma in fondo non le hanno fatto niente, mandarli a prendere dai carabinieri è un’esagerazione. Sino al terribile: in fondo se l’è cercata. E’ normale che poi possano avvenire certe cose. Perché, sussurrano alcune ragazze, lei dava troppa confidenza. Come se ciò, quando anche fosse, potesse autorizzare un abuso.
E’ proprio questa ostentazione di normalità pelosa a inquietare. La mancanza di gerarchie di valori, la capacità di discernimento su cosa è bene e cosa no, in ragazzi e ragazze banalmente normali, con i loro motorini, smartphone e zainetti griffati. La stessa mancanza di consapevolezza che ha spinto due dei protagonisti a mandare alla ragazza, dopo il fattaccio, altrettanti sms in cui si diceva, in sostanza: abbiamo solo scherzato, come altre volte. E poi: non ti inventare storie. Altri messaggini telefonici con l’accusa di inventare balle sono arrivati nei giorni scorsi alla giovane anche da altri compagni di scuola. E ora sono tutti all’esame dei magistrati con i numeri dei mittenti.

I 600 studenti del «Migliorini», a detta dei professori che accettano di parlare (solo con garanzia di anonimato), in questi giorni appaiono frastornati, preoccupati e dispiaciuti.Per il can can mediatico, però, non tanto per l’episodio in sè. Il preside, Luca Barberis, che pure ha sospeso i quattro protagonisti negativi della storia, preferisce non fare commenti, in attesa delle decisioni del Tribunale dei minori che ha deciso i primi provvedimenti restrittivi. In questi giorni è andato classe per classe a parlare a tutti gli studenti e invitarli a riflettere sulla vicenda. L’alberghiero di Finale, come spesso accade per gli istituti professionali, è considerato una scuola «di frontiera». Volenti o nolenti, questa è la realtà, avviene una sorta di selezione automatica. Come ammette un professore, senza voler generalizzare o fare discriminazioni, nei licei e in alcuni tecnici specializzati c’è un certo tipo di utenza, negli istituti a carattere più professionale, un altro tipo. Eppure il «Migliorini» non sembra una scuola abbandonata a se stessa. Per i ragazzi si organizzano incontri con esperti e corsi per l’educazione alla legalità e a una sessualità consapevole. E a scuola c’è pure una psicologa, che fra l’altro collabora con un centro contro la violenza sulle donne. Evidentemente, però, c’è ancora da lavorare.

A FinalBorgo la storia della ragazzina molestata rimbalza da un negozietto all’altro e la vittima trova più comprensione. Dagli adulti. Al bar: «Roba da non credere. Ma dicono che la magistratura abbia prove concrete». La giornalaia: «Povera ragazzina, sarà segnata per la vita». Il calzolaio: «Quanto poco pudore queste giovani generazioni, così prive di valori». L’altro ieri ha parlato anche il sindaco Flaminio Richeri Vivaldi Pasqua: «Ci vuole grande severità nel mettere all’indice fatti come questi, ma anche grande cautela perché stiamo parlando di minorenni». 

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