giovedì 20 febbraio 2014

LA RETORICA DELL'ULTIMA SPIAGGIA


Non sono una persona ottimista, e me ne dispiaccio perché, secondo me, chi lo è vive meglio ;  anche quando s'imbatte nelle inevitabili delusioni (e anzi è la cosa che gli capita più di sovente) ha in sè gli anticorpi per superarle. Detto questo, non credo nemmeno alle cassandre dell'"Ultima SPiaggia", specie se sospette di opportunismo come quelle che si sentono oggi per giustificare il non impeccabile avvento di Renzino.
Senti Del Rio e parla di "adesso o mai più", la Boschi idem (del resto la Boschi se non ripete le cose che dice Matteo, esterna quelle di qualcun altro. DI suo ancora aspettiamo qualcosa). Ma davvero questi credono di essere gli inviati della provvidenza ? Che l'Italia stia vivendo un momento difficilissimo come da decenni non se ne vedeva, questo è certo, però chi ha qualche anno e buona memoria ricorda per esempio gli anni 70.
I "formidabili anni" secondo la locuzione di quel povero gruppettaro di Mario Capanna, furono un decennio che vide : crisi energetica con la prima "austerity" (per la prima volta questa parola entrava nel lessico italiano corrente), domeniche a piedi, illuminazione di strade e città ridotta ; inflazione a sfiorare il 20% ; disoccupazione crescente dopo il boom degli anni '60 ; la violenza tra i giovani, con fascisti contro comunisti, e a parte gli "sprangati" alcuni persero anche la vita ; il terrorismo, con i feriti i morti e Moro, con quello che significò per la storia repubblicana.  Non male no ? Eppure quella stagione passò. 
Adesso viviamo una crisi economica che in queste forme, per intensità e durata, è la peggiore della storia repubblicana (ma anche europea dalla fine della seconda guerra mondiale). Forte è la sensazione che molte cose non potranno più essere come prima, e qualcosa di rivoluzionario è già accaduto a livello previdenziale, anche se ancora se ne sentono poco gli effetti perché il sistema contributivo e l'innalzamento dell'età pensionabile (e abolizione delle pensioni di anzianità) ancora non sono a pieno regime.
Gli italiani, ma gli europei in genere, dovranno "ripensare" l'organizzazione della loro vita, che non c'è più la continuità tra retribuzione e pensione, quest'ultima a livelli sostanzialmente equivalenti alla prima. 
Non è l'unico cambiamento storico in atto. L'errore più grande è la resistenza ottusa alla nuova corrente, invece di adattarsi e concepire un nuovo modo di immaginare e quindi organizzare l'esistenza (ad esempio riscoprendo il risparmio, che invece, laddove esiste, vede forme sempre nuove di penalizzazione).
Abbiamo quindi bisogno di cambiare e non è facile perché PRIMA ci eravamo sistemati molto comodi.
Le resistenze sono quindi ovunque e fortissime, che tutti invocano tagli e riforme in casa altrui, mentre si difende il proprio status quo (a volte anche in modo ottuso, come mi sembra per lo più avvenire nella mia categoria, quella degli avvocati, dove  non vedo poi tanto  da difendere).
Il compito di Renzi & Co non è quindi affatto facile, come non lo era per i predecessori. Credo che Matteo se ne stia rendendo bene conto, se è vero che al Quirinale cerchino di fargli digerire il bis di Saccomanni, detestato in patria ma gradito pare in Europa e da Draghi. Io ho talmente tanta stima e gratitudine per il presidente della BCE che se ha la bontà di spiegarmi per bene perché dovrei tenermi questo ministro del Tesoro, giuro che con 4 alka seltzer cerco di farmelo andare giù. Ma se questo non avviene sto tutta la vita dalla parte dell'ex sindaco che NON lo vuole. Comunque andrà,  è già l'avvisaglia di come le cose siano ben diverse da quando la partita si giocava a Palazzo Vecchio. E non solo perché i problemi di una città (oltretutto media, non una metropoli) sono inevitabilmente minori di quelli di una Nazione, ma perché paradossalmente un sindaco ha PIU' poteri di un capo del Governo, che è capo solo per modo di dire. NEMMENO I MINISTRI può scegliere veramente !! Se poi è vero che Napolitano gli avrebbe ventilato, in un colloquio "franco" (che in genere sta ad indicare scintille) , che è l'incaricato che propone, ma è il presidente che nomina, sarei quasi contento, che forse Renzi è uno di quelli che trova il coraggio di denunciare una cosa simile e farla finita con questo presidente della Repubblica NON eletto dal popolo ma che esercita poteri da repubblica presidenziale. 
Come hanno scritto in tanti, questi sono tra i problemi veri del malgoverno, con un esecutivo spuntato da una Costituzione che aveva tanto il terrore dell'uomo forte da preferire il suk arabo che da decenni vediamo andare in onda.
Ciò posto, siamo sopravvissuti. A volte bene, altre meno, e lo faremo anche stavolta.
Renzi e i suoi stiano sereni (ops...non dovevo dirlo, che porta male da un po'...) che l'Italia ci sarà ancora anche se loro dovessero fallire. 
E meno male che sia così, che le carte che hanno in mano sono talmente ingarbugliate, che saremmo messi davvero male se questa fosse veramente "l'ultima spiaggia".
Ecco in merito l'opinione sagace del bravo Giacalone, che argutamente nota che semmai accadesse il flop di questo esecutivo così pervicacemente voluto da Renzino, sarebbe semmai la fine sua, e forse del PD. Poi stop. 
Un'ultima annotazione, che mi viene in mente leggendo Giacalone che ricorda come oggi il PD abbia occupato tutto : presidenza della Repubblica, delle Camere, del Consiglio. Con Berlusconi NON è mai avvenuto, che il Cav è sempre convissuto con un capo dello Stato non di centro destra (è capitato, non dico che sia merito suo. Però è un fatto). Nella prima repubblica questa sorta di spoil system applicato alle cariche istituzionali non accadeva, che quasi sempre una delle due Camere veniva presieduta da un esponente dell'opposizione (ricordiamo Nilde Iotti e Violante ). LA DC accettò Pertini al Quirinale e Craxi a Palazzo Chigi. Certo, ci furono stagioni dove la DC occupava tutto o quasi, come oggi il PD. Una piccola differenza, rilevata niente di meno che da MIchele Serra (?!?!) . La DC di allora aveva un elettorato che andava dal 48% al 40. E quando scese sotto quella soglia,, dovette dividere il potere con il PSI (trovando spesso compromessi importanti con l'opposizione del PCI). Il PD fa lo stesso con il 25% dei voti.
Ah, dimenticavo, il 40% dei voti della DC corrispondeva al 90% degli italiani, non al 70% scarso di oggi.
Buona Lettura


Ultima spiaggia

C’è un clima da ultima spiaggia. Da: o la va o la spacca. Ora prova Matteo Renzi, il cielo non voglia che fallisca, ove accadesse saremmo nelle mani del destino. O della troika, che poi sarebbe la parte bara del destino medesimo. Non ha senso. E’ evidente che di tempo ne abbiamo perso molto e che sarebbe bene non perderne altro, dato che costa, ma un eventuale fallimento operativo di Renzi non sarebbe la fine dell’Italia, bensì quella del Partito democratico. Hanno il presidente della Repubblica, quello del Senato, quella della Camera (da loro eletta e loro alleata), quelli del Consiglio, due (che hanno avvicendato per decisione interna di partito), se non riescono a cavare un ragno dal buco non è segno che il ragno è invincibile, ma che il buco sono loro.
Quelli che si sentono all’ultima spiaggia sono i cetacei di una sinistra che ha orrore di sé, ma ancor più le repelle il diverso da sé. Vogliono in esclusiva il diritto di parola per potere meglio parlar male di quel che sono, mentre considerano oltraggioso che altri, magari anche con qualche maggiore coerenza e ragione,  pretendano di farlo. Gli spiaggiati sono esattamente quelli che Renzi dovrebbe archiviare fra gli errati orrori del passato.
Segnalo che fra i renziani accorrenti ce ne sono molti che lo snobbarono, derisero e trascurarono quando il giovane leader dava il meglio di sé, ovvero quando arrotava la lama con cui tagliare gli ormeggi della sinistra ideologica, mandandola alla deriva. Vecchiume che imprigiona non solo la sinistra politica, ma l’intera flotta del luogocomunismo. Allora eravamo noi a parlarne con interesse e condivisione. E segnalo che sia i simpatizzanti di oggi, antipatizzanti di allora, che gli antipatizzanti odierni, fra i quali imminenti ministri, sembrano concordi su un punto: il governo Renzi sarà un governo politico e di sinistra, nel segno del Pd. Non riesco a immaginare errore più grosso. Se Renzi ha conquistato la segreteria di quel partito è perché quel partito già non esisteva più. E, del resto, quando ancora Pier Luigi Bersani non lo aveva matato gli elettori e i militanti della sinistra lo avevano schifato, il buon Renzi. Dalla sua parte ci sono sempre stati quelli che hanno i piedi per terra e le mani negli affari, ci sono stati più i comunisti veri delle terre rosse, specie se cooperanti, che non la sinistra moralista del caos mentale post manipulitista. Sarebbe sciocco, da parte sua, quindi, confinarsi nel mondo che già si predispone al rigetto.
Componga il governo con persone di qualità, nessuna delle quali debba fare un tirocinio per sapere di cosa diavolo si occupa il ministero dove si troverà. Di esperti e società civile di tal fatta non se ne può più. Scelga per l’economia chi sia di garanzia per la Banca centrale europea, ma sappia anche praticare subito l’abbattimento del debito mediante dismissioni. Rivolga il discorso programmatico al Parlamento, e non alla maggioranza (appena fallita), che è tale solo per scherzo e in ragione di un imbroglio: senza Sel il Pd non avrebbe nessuna maggioranza alla Camera, e Sel è all’opposizione. Ha ambizione sconfinata, Renzi, punti a una maggioranza senza confini. Se escono i numeri giusti fa Bingo e festeggiamo tutti, perché sono anni che l’Italia va avanti con il pilota automatico, programmato in idioma foresto. Se, invece, dovesse fallire, allora abbia l’onestà e il coraggio di riconoscerlo il più presto possibile, sperando che il Quirinale non insista nel tragico errore di considerare le elezioni la cosa peggiore. Avremmo dovuto votare assieme alle europee. Renzi ne era consapevole e verso quello andava.
All’ultima spiaggia ci si trovano quanti si sentono navigati e tosti, ripetutamente dimostratisi naufraghi e mosci. L’Italia no. L’Italia non schiatta su quella rena. Alle brutte si prenderà l’ombrellone e il cocomero, traslocando le trippe in una baia meno supponente. La teoria dell’ultima spiaggia serve ad una sola cosa: annunciare la fine ingloriosa del tentativo in atto e avviare la resa disonorevole alle quadrate legioni della finanza. Si opponga resistenza.

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