Approvo convintamente la decisione del GIP milanese che ha scarcerato l'uomo che ha ucciso un tassista in una tragica lite stradale. Fin dalla prima lettura della notizia, con pure tutta la comprensibile enfatizzazione del dolore dei familiari del conducente del taxi, mi era apparsa del tutto sproporzionata l'ipotesi dell'accusa : omicidio volontario con dolo eventuale.Tradotto in parole più chiare, Guglielmo Righi, il passante, aveva colpito sapendo che poteva anche uccidere. Francamente applicare una ipotesi del genere ad uno che colpisce un altro che gli viene incontro con fare plausibilmente minaccioso (altrimenti non si sarebbe fermato e sceso dalla vettura, considerato tra l'altro che, fino a quel momento, il torto era il suo, del tassista, che aveva ignorato il passaggio pedonale), e quindi in un'ottica che non si può escludere difensiva, mi sembra eccessivo. E' vero che il Righi ha usato un oggetto pesante, ma era quello che aveva in mano, non è che se l'era procurato.
Ecco perché sono d'accordo col Giudice delle indagini preliminari che ha derubricato il reato a omicidio preterintenzionale ( colpisco ma senza l'intenzione di uccidere, che è quello che quasi sempre avviene quando due persone fanno a botte). Leggo peraltro che il Righi avrebbe un precedente per "violenza privata", pare un litigio con la ex moglie. Insomma, forse una persona un po' troppo predisposta a passare alle vie di fatto in una situazione di tensione. Questo potrebbe magari giustificare gli arresti domiciliari ? Non saprei, ma sicuramente non ha senso il carcere cautelare in una vicenda dove i fatti, nella loro dinamica, sono abbastanza evidenti (quindi nessun pericolo di inquinamento delle prove), e sapete cosa penso del pericolo di fuga : se non sono criminali incalliti, organizzati, che si corra il rischio. Tanto se fuggono, si riprendono).
Approfitto dell'episodio di cronaca giudiziaria per dare atto alla Sarzanini di aver espresso un commento assolutamente lodevole in occasione della conferma in Cassazione dell'assoluzione di Raniero Busco, ora quindi definitivamente prosciolto. Una cosa semplice, banale direi : non dobbiamo cercare "UN" colpevole, ma "IL" colpevole. Nella vicenda di specie, la Sarzanini era "innocentista", considerati tutti gli errori, le lacune della fase investigativa, la mancanza di prove e la opinabilità degli indizi. Tutte cose vere, ma io la Sarzanini l'ho sempre percepita - come il suo collega Ferrarella - più sul fronte di quelli che : "nel dubbio condanna". Forse mi sono sbagliato, o forse stavolta è lei che ha fatto un'eccezione. Sia come sia, ho apprezzato il suo commento.
Di seguito la notizia di cronaca del Corriere,
la lite per la precedenza in via morgagni
Esce dal carcere l’aggressore del tassista
«Non è stato omicidio volontario»
Ai domiciliari. Il reato derubricato a preterintenzionale. Riconosciuta l’attenuante della provocazione. La trascrizione dell’interrogatorio di Davide Guglielmo Righi
La
ricostruzione: il tassista cade all’indietro e batte la testa contro la
ruota di scorta delle jeep (illustrazione di Franco Portinari)
Davide Guglielmo Righi, l’aggressore del tassista Alfredo Famoso,
morto martedì scorso dopo 2 giorni di coma, passa dal carcere ai
domiciliari. Lo ha deciso il gip di Milano Gianfranco Criscione che ha
derubricato il reato da omicidio volontario a omicidio
preterintenzionale, riconoscendo a Righi l’attenuante della provocazione
ed escludendo l’aggravante contestata dai pm dei motivi abietti e
futili. Da quanto si è saputo, il precedente penale emerso a carico di
Righi riguarderebbe una condanna per violenza privata per un litigio con
la ex moglie.L’INTERROGATORIO — Questa la trascrizione dell’interrogatorio a Righi:«La mia intenzione era quella di liberarmi, di andare via, infatti Francesca, la mia compagna, nel frattempo gridava. Se mi fossi preso lo schiaffo che Famoso aveva evidentemente intenzione di darmi, ora non mi troverei qui. Sono davvero dispiaciuto per quello che è successo. La sera del 23 febbraio ho effettivamente avuto un diverbio stradale con un tassista. Riassumo tutta la vicenda. Ero con la mia compagna Francesca, che è incinta al nono mese. Eravamo andati al Pam a fare la spesa. Io avevo due sacchetti in mano, uno a destra e uno a sinistra, con la mano destra tenevo una confezione di bottiglie d’acqua di plastica da un litro e mezzo . Peraltro nella confezione, che tenevo tramite l’apposita fascetta, c’erano solo due bottiglie. Siamo arrivati a un attraversamento pedonale ed eravamo sulle strisce quando per pochissimo non sono stato investito da un’auto, che poi ho visto essere un taxi bianco e che non avevo neanche minimamente sentito. Il taxi mi è passato da destra verso sinistra. La mia compagna era alla mia destra ma leggermente arretrata. A fianco a sinistra avevo, invece, una coppia di ragazzi, che sono poi rimasti sul posto. Nel momento in cui il taxi mi è passato davanti ho avuto l’istinto di proteggere la mia compagna e ho quindi proteso il braccio destro. Nel fare ciò le bottiglie sono andate a urtare contro la vettura, sullo sportello, non saprei essere più preciso. Le bottiglie sono quindi cadute per terra e una è uscita dalla confezione. Nego quindi di aver scagliato le bottiglie contro la vettura per ripicca. Ho quindi raccolto le bottiglie da terra e abbiamo attraversato la strada per andare a casa. Pensavo che la macchina si fosse allontanata e invece ho sentito una brusca frenata, alla quale ci siamo girati tutti, anche Francesca e i due ragazzi. È sceso il tassista, che si lamentava urlando. L’unica parola che ho percepito chiaramente è stata `specchietto´. Si è avvicinato con fare tracotante. Si è portato le mani all’altezza del bordo dei pantaloni, come per tirarseli su, o forse come per tirare fuori qualcosa dalle tasche. Sta di fatto che mi sono spaventato. Nel frattempo avevo sempre in mano le borse della spesa, che avevo entrambe messo nella mano sinistra, mentre con la destra tenevo una delle due bottiglie, quella uscita fuori dalla confezione. Quella rimasta nella confezione la tenevo sotto l’ascella ed era la prima che avevo raccolto da terra. Poiché il tassista si avvicinava con fare minaccioso, ho proteso il braccio sinistro per tenerlo a distanza e gli ho urlato `che cazzo vuoi?´ o qualcosa del genere. Lui mi ha preso per il braccio sinistro e ha iniziato a strattonarmi. Poi mi ha preso anche l’altro braccio e a quel punto c’è stata una velocissima colluttazione nella quale ho dato uno strattone con il braccio destro e, così facendo, ho colpito il tassista. L’ho colpito all’altezza del viso in quanto avevo il braccio già alzato per liberarmi dalla sua presa. A quel punto lui ha mollato la presa e si è irrigidito in una strana posa: è come se si fosse messo sull’attenti. Dopodiché si è lasciato cadere all’indietro e con la schiena ha sbattuto contro la ruota di un Suv che era parcheggiato nei pressi. A seguito di questo urto il tassista ha aperto le braccia per cercare appoggio, ma non trovandolo è caduto per terra sbattendo prima il sedere e poi la schiena. Non mi è sembrato proprio che sbattesse la testa. Dopo l’urto con la ruota di scorta è come se gli fosse mancato il terreno sotto i piedi, come se fosse scivolato. Non pioveva ma l’asfalto era bagnato. Quando era a terra era ancora cosciente in quanto l’ho sentito lamentarsi e l’ho visto muoversi. In particolare era evidente il movimento respiratorio, accentuato dall’addome pronunciato del tassista. Il tutto si è svolto in pochissimi secondi e la mia compagna era ovviamente molto spaventata. Per questo ho deciso di portarla subito a casa, anche se lei, per la verità, voleva rimanere. L’ho convinta a venire via facendole notare che il tassista respirava e che i ragazzi avevano già chiamato un’ambulanza. Sulla via di casa, all’angolo tra via Morgagni e via Plinio, ho sentito che c’era un uomo che ci chiamava da lontano. Ci siamo quindi fermati ad aspettarlo e lui si è qualificato come un maresciallo della Finanza in borghese. Abbiamo iniziato a discutere in quanto a me premeva accompagnare Francesca a casa al più presto, visto che era molto agitata e le erano venute delle fitte. Il maresciallo voleva chiamare un’ambulanza per Francesca ma ci siamo rifiutati. Infatti gli ho detto che abitavo proprio lì vicino, indicandogli con la mano il portone. Nel lasciarci andare il maresciallo mi ha chiesto un documento d’identità, che non avevo. Gli ho quindi lasciato il mio nome e il numero del cellulare. L’accordo era che, in caso di bisogno, mi avrebbe chiamato. Il giorno dopo mi sono accorto che il telefono era spento sin dal pomeriggio del 23 in quanto si era scaricato. La sera stessa, poco dopo il fatto, sono rientrati a casa la madre e il fratello di Francesca, cui abbiamo raccontato la faccenda. Entrambi sono usciti a controllare e sono tornati a casa dicendo che per strada non c’erano né ambulanze né polizia. Questo lo abbiamo direttamente constatato anche io e Francesca quando, più tardi, siamo usciti a mangiare una pizza. La mattina siamo usciti presto di casa per andare alla clinica San Giuseppe a fare una visita per Francesca. Nel corso della mattinata la madre di Francesca ha appreso, tramite il suo smart-phone, la notizia che il tassista era in coma o comunque era grave. Non appena possibile mi sono messo in contatto con mio fratello, che è un agente della polizia locale, il quale mi ha ovviamente consigliato di recarmi subito in questura con un avvocato. Stavo giusto per farlo quando sul telefono di Francesca è arrivata una chiamata dal telefono della madre, che in quel momento era in uso a un poliziotto, seguendo le cui indicazioni sono rimasto fermo ad aspettare che la polizia venisse a prendermi all’altezza del numero 1 di via Morgagni».
NATA LA BAMBINA - Righi è tornato a casa in un giorno per lui felice: è nata proprio giovedì la sua terza figlia. La sua compagna, che era con lui quando i due hanno attraversato le strisce pedonali di via Morgagni domenica scorsa e poi c’è stata la lite, ha partorito una bimba. L’uomo ha già altri due figli da precedenti relazioni.
LE RICHIESTE - La Procura di Milano aveva chiesto che Righi, consulente informatico di 48 anni, rimanesse in carcere con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, ossia l’accettazione della possibilità e del rischio di uccidere. La difesa, invece, rappresentata dall’avvocato Margherita Rossi, aveva chiesto la derubricazione in omicidio preterintenzionale e la scarcerazione, tesi accolta dal giudice.
LE MOTIVAZIONI - Nell’ordinanza, il gip scrive: «È più che plausibile che Righi abbia agito nello stato d’ira determinato dall’ ingiusta condotta del povero Famoso, il quale, infatti, non contento di aver quasi investito lo stesso Righi e altre persone sulle strisce pedonali, si fermava e scendeva dal proprio veicolo per lamentarsi minacciosamente». «Sul punto farà probabilmente luce l’autopsia del cadavere, ma la dinamica della vicenda - scrive ancora il gip - porta senz’altro ad affermare che pur avendo colpito il capo della vittima con una pesante arma impropria, non avesse l’intento di uccidere, bensì solo quello di arrecargli una lesione o, comunque, di percuoterlo».
GRAZIELLA BELOTTI
RispondiEliminaQuesta ricostruzione secondo il #racconto dell'aggressore, ma testimoni parlano di una precedente cartonata con le bottiglie fatta dall'aggressore contro l'auto che si era nel frattempo fermata. Altrimenti il tassista perché avrebbe dovuto poi scendere? L'aggressore ha precedenti per lesioni, il tassista no, in una vita di lavoro sulle auto.
Graziella io non credo alla versione del Righi. Semplicemente, episodi come questo, per fortuna finiti meno tragicamente, in vita mia ne avrò visti almeno 4/5. L'automobilista, (una volta proprio un tassista) non si ferma alle strisce nonostante i pedoni le stiano già impegnando. Il passante reagisce colpendo l'auto ( spesso è un calcio o un pugno) e a quel punto il conducente, si ferma (potrebbe andarsene no ? In fondo il torto iniziale è il suo) e scende per litigare. Sono sempre pericolose le liti stradali perché non sai mai chi hai di fronte. Con questo mica qualcuno vuole premiare il Righi. Semplicemente, sono d'accordo con l'interpretazione del Giudice, che ipotizza l'atto - colpevole - che va OLTRE l'intenzione, rispetto a quella del PM che invece affermava il contrario. Il fatto che sia stato scarcerato poi, lo trovo corretto, e le ragioni, tu che mi gratifichi con una letteura frequente, sai come la penso sulla custodia cautelare. NON è un anticipo della pena.
EliminaGRAZIELLA
EliminaStefano, personalmente, raramente sto con i Magistrati e tu lo sai. Usano le perizie malamente, e chi entra nel girone infernale ne esce solo e quando loro decideranno. E neppure avvocati d'eccellenza sono garanti per il malcapitato che finisce indagato. Ma, quando il morto c'è e pure chi lo ha ucciso...qui io ho un altro parere. E non per i domiciliari, mica pizza e fichi, ma per la condanna finale.