Marino non l'ho votato, come del resto il 75% dei romani. L'ambizione politica è indispensabile per chi vuole fare quella carriera ma poi bisogna stare attenti a non esagerare perché il sindaco di una città sarebbe bello che non fosse un soggetto del tutto estraneo alla stessa. Marino è nato a Genova, da madre svizzera e padre siciliano, ha fatto, anche brillantemente mi pare di capire, il medico, lavorando e pubblicando studi soprattutto negli Stati Uniti. Iniziata la sua carriera politica nel 2006 nel centro sinistra, nel 2013 viene rieletto al Senato nella regione PIEMONTE.
Che c'entra Marino con Roma ? Ci avrà anche trascorso l'adolescenza, che la famiglia si trasferì nella capitale che lui aveva 14 anni, ma poi la sua vita l'ha vissuta altrove, che l'uomo si avvia ai 60 anni ( quindi non in età "renziana" ). Sono dubbi e obiezioni non solo mie che, come ho sopra ricordato, Marino ha vinto con il voto di un Romano su quattro, "quasi" cinque.
Ciò posto, non è che se a Roma viene Mandrake ce la passeremo troppo meglio (magari un po' sì, ma non quanto servirebbe alla città), che la Capitale, come la Nazione, ha problemi ormai incancreniti.
Come ricordava Orsina nel suo editoriale su La Stampa (lo trovate qui ) qui non è solo un problema di destra o sinistra : negli ultimi 20 anni sia l'Urbe che l'Italia hanno conosciuto governi di entrambe le parti. E' che certi nodi sembrano irrisolvibili. In teoria governare una città dovrebbe essere meno difficile ma Roma è una metropoli, con 3 milioni di abitanti che arrivano a 4 se si aggiungono i dintorni. La Slovenia, per dire, è uno STATO e di abitanti ne ha, in tutto, DUE milioni ! L'Albania lo stesso e la ricca Danimarca deve gestire 5.500.000 cittadini. Ora che i ministeri non danno più da mangiare a decine di migliaia di dipendenti ( quello delle Poste era un "assumificio" di portata imbarazzante...), si sono inventati le Municipalizzate. A Roma Acea, Atac e Ama hanno più dipendenti della Fiat italiana ! Di queste tre, l'Atac è tecnicamente fallita, l'Ama ha il doppio dei dipendenti necessari e l'Acea, che si salva, guadagna comunque meno di quello che potrebbe e dovrebbe.
Quando però qualcuno suggerisce (da ultimo Linda Lanzillotta, deputato di Scelta Civica, che Roma la conosce bene, certo meglio di Marino, che è stata anche assessore per 4 anni nella giunta Rutelli ) di sistemare questo cancro, per esempio privatizzando le aziende dette, ecco che PD e Sel alzano le barricate. Però poi bussano cassa allo Stato.
Così non è possibile andare avanti, e forse se ci tocca l'esperienza di Dallas - che alla fine è fallita sul serio - i nostri assessori della sinistra (ma ieri erano di destra) potrebbero risvegliarsi dal loro sonno onirico.
Pare che tra Renzi e Marino siano volate parole grosse. Mi fa piacere, però alla fine come sono rimasti ? "Io ti aiuto ma tu Sindaco ti decidi a mettere mano alle forbici ?".
Mi sa che comincio a sognare io.
Ecco l'articolo del Corriere sulla pagina romana.
Salva Roma, Marino: «Blocco la città»
Ma l’ultimatum irrita Renzi
Il sindaco: «Per marzo non ci saranno i soldi neanche per la santificazione dei due Papi». Palazzo Chigi: «Problema non creato da noi»
Il sindaco Ignazio Marino dopo che il governo ha ritirato il Salva Roma (Imagoeconomica)
ROMA - «Io da
domenica blocco la città. Quindi le persone dovranno attrezzarsi,
fortunati i politici che hanno le auto blu, loro potranno continuare a
girare, i romani no». Non risparmia l’elenco dei guai provocati dalla
mancata conversione del Salva Roma il sindaco Ignazio Marino,
intervistato giovedì mattina a Mix 24. «Per marzo - sottolinea il primo
cittadino - non ci saranno i soldi per i 25mila dipendenti del Comune,
per il gasolio dei bus, per tenere aperti gli asili nido o per
raccogliere i rifiuti. E neanche per organizzare la santificazione dei
due Papi, un evento di portata planetaria». Però il decreto non è
stato abbandonato: proprio in queste ore i tecnici del Comune, di
Palazzo Chigi e del Mef stanno cercando una soluzione per evitare il
default della Capitale. «RIDARE A ROMA CIO’ CHE È DI ROMA» - Marino non nasconde la rabbia, soprattutto contro Palazzo Chigi: «Il governo deve dire con chiarezza se ci dà gli strumenti legislativi per risanare. I soldi che sono in quello che la stampa chiama Salva Roma sono tasse dei romani che devono essere restituite ai romani. Il governo deve restituire a Roma ciò che è di Roma, stiamo pagando il debito di denaro dissipato negli ultimi 50 anni. Qui bisogna ancora pagare i terreni espropriati nel 1957 per costruire il Villaggio Olimpico, ma si può continuare a governare così la Capitale?».
«I ROMANI IMITINO I FORCONI» - «Sono veramente arrabbiato - continua il primo cittadino ai microfoni di Radio 24-, anche i romani sono arrabbiati e hanno ragione, dovrebbero inseguire la politica con i forconi. Non è più il periodo delle chiacchiere, è il periodo dei fatti». Alla domanda se sia intenzionato a dimettersi, Marino non risponde in modo netto - «Se si tratta che il mese prossimo debbo non pagare gli stipendi, vendere l’Acea, fermare il trasporto...» -, ma poi diventa più preciso: «Se la linea deve essere quella del M5S e Lega, ovvero chiamiamo Nerone e bruciamo Roma con tutti i romani, io non sono pronto a fare l’ufficiale liquidatore della Capitale di un paese del G8».
LITE AL TELEFONO - Irritazione a Palazzo Chigi per i toni usati da Marino nell’intervista. «Il governo sta lavorando per risolvere con urgenza un problema non creato da noi», spiegano fonti dell’esecutivo riferendosi a un provvedimento da approvare in Consiglio dei ministri probabilmente domani: venerdì 28 era l’ultimo giorno utile per la conversione in legge del decreto poi ritirato. Sembra che tra il premier Matteo Renzi e il sindaco ci sia stata una telefonata definita «energica».
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