Francamente leggere quotidianamente i resoconti della pur bravissima Maria Teresa Meli sulle vicende di casa PD annoia, tanto ormai sono ripetitivi. La minoranza si metterebbe di traverso su TUTTO, che delle riforme di Renzi, a parte il bonus fiscale che vale solo per i dipendenti pubblici, non gliene va bena UNA che è UNA, a cominciare dalla legge elettorale, per non parlare di quella sul lavoro. Solo a colpi di fiducia Renzi, se ne accorgerà presto, FORSE riuscirà ad andare avanti. Fino a quando, è da vedere.
Più interessante allora leggere questo bilancio tra annunci e riforme vere, proposto dal Corriere, prendendo di mira i due governi della crisi, Monti e Letta, per approdare appunto a Renzino.
E' una carrellata inevitabilmente superficiale, però un'idea - amara - la dà.
Che cosa resta di tanti Annunci
Dai tentativi avviati da Monti e Letta all’agenda di Renzi
la strada a Ostacoli delle Riforme
Annunci e realizzazioni. Quante delle promesse fatte dai governi al
loro insediamento trovano realizzazione?
Soldi ai partiti, stop ma dal 2017
Ora l’attacco ai superstipendi
L’ANNUNCIONel settembre 2012 il premier Mario Monti annuncia: «Sui costi della politica serve un colpo d’ala, bisogna agire subito». Un mese dopo, il presidente del Consiglio agisce per decreto legge e approva tagli drastici alle poltrone degli enti locali e al finanziamento dei gruppi. Il dl prevede controlli più rigidi sull’operato di Comuni e Regioni con sanzioni finanziarie pesanti e tagli di vitalizi .
I RISULTATI
Nel febbraio del 2014, il governo Letta procede all’«abolizione» del finanziamento pubblico ai partiti (contestato dai 5 Stelle), che avverrà solo progressivamente, fino a esaurirsi nel 2017. La nuova legge abolisce i rimborsi pubblici ai partiti e li sostituisce con agevolazioni fiscali per la contribuzione volontaria attraverso detrazioni per le erogazioni liberali e destinazione volontaria del 2 per mille Irpef. Il 24 marzo il ministro Graziano Delrio promette «uno tsunami antiburocrazia». È in arrivo per fine aprile la riforma della pubblica amministrazione, che prevede il taglio degli stipendi dei supermanager. Secondo Renzi nessun manager pubblico dovrebbe prendere uno stipendio superiore a quello del capo dello Stato, cioè 239.181 euro lordi l’anno.
Partito l’iter per i pagamenti,
il problema è accelerare
L’ANNUNCIOÈ il 22 maggio 2012 quando il premier Mario Monti annuncia l’adozione di quattro decreti per pagare i crediti delle imprese verso la Pubblica amministrazione: 20-30 miliardi nel 2012. I crediti vanno certificati e compensati con eventuali debiti iscritti a ruolo oppure scontati presso le banche. Dieci mesi dopo, il meccanismo funziona con il contagocce. Serve che Bruxelles ci consenta di pagare i debiti facendo più deficit ma soprattutto più debito. Il via libera Ue arriva il 20 marzo 2013. Il ministro del Tesoro Vittorio Grilli predispone un decreto per rimborsare 20 miliardi di euro di debiti nel 2013 e altrettanti nel 2014. Più tardi i miliardi del 2013 diventeranno 30 .
I RISULTATI
L’operazione, gestita dal governo Letta, si chiude nel 2013 con 23 miliardi pagati e 4 già autorizzati. Per la metà di quest’anno ne saranno pagati altri 20. Ma il meccanismo, che si basa da un verso sull’erogazione da parte Cassa depositi e prestiti (Cdp) di anticipazioni di denaro a enti locali e Regioni, dall’altro sull’allentamento dei vincoli del Patto di stabilità interno, è ancora lento per Renzi. Che rilancia e promette di pagare 68 miliardi entro settembre. Come si arrivi a 68 miliardi non lo dice. Mentre il nuovo meccanismo dovrebbe essere quello della cessione dei debiti alle banche garantita dalla Cdp.
Liberalizzazioni annacquate
Cessioni ancora al palo
L’ANNUNCIOIl governo Monti vara nel gennaio 2012 un decreto liberalizzazioni che diventa legge due mesi dopo. Il passaggio in Parlamento lo priva di molte norme. Restano alcune novità: stop alle tariffe minime per i liberi professionisti, aumento di 500 unità dei notai (dal 2015 sarà bandito un concorso annuale), conto corrente gratis per i pensionati che hanno un assegno fino a 1.500 euro, stop all’applicazione di commissioni bancarie, fino a 100 euro, per chi fa il rifornimento di carburante con la carta o con il bancomat, mutui portabili e rinegoziabili senza addebiti, tariffe taxi e numero licenze fissate dai Comuni, queste ultime in base alle analisi dell’Autorità dei trasporti che fornirà un parere non vincolante. Per quanto riguarda il capitolo farmacie, 5 mila nuovi esercizi, farmaci di fascia C che si possono comprare in tutte le parafarmacie.
Il capitolo privatizzazioni esordisce con il piano da 8-9 miliardi del governo Letta su Poste, Enav, Eni, Stm, Sace, Fincantieri, Cdp Reti, Tag e Grandi Stazioni.
I RISULTATI
Alcuni provvedimenti di liberalizzazione non sono stati applicati in assenza di provvedimenti attuativi. Il governo Renzi ha annunciato di voler incrementare il piano Privatizzazioni di Letta, oggi ancora alle prime battute.
Regioni virtuose da imitare
Il sistema sarà ancora corretto
L’ANNUNCIOIl 6 maggio 2011 viene approvato dal governo Berlusconi lo schema di decreto legislativo sulla «determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario» impostato dal ministro Maurizio Sacconi. Vengono stabiliti i criteri per ripartire fra le Regioni i soldi del Fondo sanitario nazionale prendendo come modello quelle più virtuose, cioè capaci di offrire al minor costo il miglior servizio assistenziale ad ogni livello: ospedale, territorio e prevenzione. Nelle intenzioni il nuovo sistema dovrebbe servire a eliminare gli sprechi e stimolare una migliore organizzazione. In pratica tutte le Regioni devono spendere la stessa cifra ovunque per ogni cittadino.
I RISULTATI
Le Regioni non si mettono d’accordo e il via libera arriva solo a novembre 2013 con l’annuncio di Vasco Errani, presidente della Conferenza che le rappresenta: «Sperimentazione per il 2013, pieno regime nel 2014». A dicembre il ministro della Salute Beatrice Lorenzin annuncia che le tre Regioni di riferimento (chiamate benchmark), individuate in una rosa di 5, sono Umbria, Veneto e Emilia Romagna. A gennaio il via libero definitivo. Il Fondo del 2013, 104 miliardi, viene calcolato con i costi standard. Ma già sono stati annunciati correttivi .
Il lungo addio al Porcellum
Strettoia per Senato e Titolo V
L’ANNUNCIO
Il 27 marzo 2012, a pochi mesi dall’insediamento del governo Monti, i tre partiti che lo sostengono (Pdl, Pd e Udc) stringono un accordo annunciando la riduzione dei parlamentari, il rafforzamento dei poteri del premier e la riforma del Porcellum, la legge elettorale in vigore dal 2006: si ipotizza un proporzionale alla tedesca, con sbarramento al 5%, senza premio di coalizione ma mantenendo l’indicazione del premier. Il nuovo premier Enrico Letta, nell’aprile 2013, si impegna: «Quella dello scorso febbraio sarà l’ultima consultazione con la legge vigente. La prima cosa da fare per il governo è una nuova legge elettorale».
I RISULTATI
Il governo Renzi prende di petto le riforme. Il 12 marzo 2014, la Camera dà il via libera all’Italicum, un modello maggioritario che esclude preferenze e quote rosa. Ma al Senato, per il varo definitivo, i tempi potrebbero allungarsi. Perché i partiti hanno deciso di incardinare prima la riforma costituzionale, con il nuovo Senato delle autonomie e la modifica del Titolo V della Costituzione. La nuova bozza della riforma del Senato, elaborata dal ministro Boschi, sarà presentata dal premier ai parlamentari del Pd questa sera e venerdì in Direzione.
Sparisce l’Imu sulla prima casa
Riappare col nome di Tasi
L’ANNUNCIO
È il 28 agosto 2013 quando il premier Enrico Letta annuncia la cancellazione solo sulla prima casa dell’Imu, il tributo introdotto dal governo Monti nel dicembre 2011, che gli italiani hanno pagato nel 2012 sia sulla prima sia sulla seconda casa. A maggio intanto Letta aveva già sospeso il pagamento del primo acconto sull’abitazione principale e le pertinenze. A dicembre 2013 Letta confermerà la sospensione del saldo di dicembre per gli stessi immobili. Ma sorgerà il problema dei Comuni che intanto hanno deliberato aliquote superiori a quella base (0,4%). Un decreto legge stabilirà che in questi casi lo Stato coprirà il 60% della differenza dell’imposta dovuta, il 40% sarà a carico dei contribuenti (mini-Imu).
I RISULTATI
Nel 2014 la tassazione è tornata anche sulla prima casa, ma si chiama Tasi, Tassa sui servizi indivisibili, e ha la stessa base di calcolo dell’Imu. La Tasi è dovuta anche dall’affittuario in una quota variabile fra il 10 e il 30%, deciderà il Comune. Il governo Letta aveva fissato un’aliquota massima del 2,5 per mille sulla prima casa e del 10,6 per le seconde (Imu compresa), ma per permettere ai Comuni di concedere detrazioni, è stato concesso loro di elevarla fino a un massimo dello 0,8 per mille .
Piccoli passi sul processo civile,
poi la frenata sul ddl Cancellieri
L’ANNUNCIO
Di riforma del processo civile si torna a parlare con il governo Monti. Nel decreto Sviluppo viene introdotto un filtro in appello per ridurre il contenzioso. È nel decreto del Fare che viene reintrodotta, modificata dopo la bocciatura della Corte costituzionale, anche la mediazione obbligatoria. Prima di intraprendere una causa diventa d’obbligo tentare un accordo attraverso organismi privati e non: dagli ordini professionali alle semplici srl. Il Guardasigilli del governo Letta, Anna Maria Cancellieri, aggiunge l’introduzione della motivazione della sentenza previo pagamento; del giudice unico; della responsabilità in solido per lite temeraria.
I RISULTATI
Dopo le proteste dell’avvocatura e le perplessità della magistratura, il ddl del ministro Cancellieri resta congelato. Il nuovo titolare della Giustizia, Andrea Orlando, il 20 marzo ha riunito avvocatura (Oua, Cnf) e Associazione nazionale magistrati. Nel report riservato dell’incontro si legge che ha condiviso le perplessità su motivazione a richiesta (ponendo in rilievo l’esigenza di un maggiore utilizzo della sentenza in maniera sintetica), sulla responsabilità per lite temeraria e sul filtro preventivo. E ha convenuto sulla necessità di un «ulteriore approfondimento».
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