venerdì 21 marzo 2014

CRESCITA BASSA ? SUPER EURO ? ALLA GERMANIA VA BENE COSI'

 
In molti, tra cui Pierluigi Battista, si soffermano comprensibilmente sui sorrisini di Bruxelles e fanno presente che ci saremmo anche un po' stancati di questa scarsa educazione, e con qualche valido motivo. E' vero che abbiamo problemi e magagne grandi, come italiani, ma è anche vero che QUESTA Europa, ne ha di più. Ne abbiamo scritto, riportando anche il pensiero di Davide Giacalone, nel post : http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/03/tornano-i-sorrisini-in-europa-per.html .
Oggi su Uomini & Business, la rivista on line (ma mensilmente si trova in edicola)  di Giuseppe Turani,  leggo un articolo del Direttore che, sul tema, ci ricorda cose amare ma vere. 
Renzi ha un bel dire che noi abbiamo i nostri problemi, ma anche l'Europa li ha. Ha ragione da vendere, ma allo stesso tempo è anche vero che chi dirige la macchina sta bene come sta. 
Un esempio è il super euro, sicuramente penalizzante per le medie economie della stragrande maggioranza dei paesi dell'Unione, ma perfetto per la Germania che da un lato non voleva mollare il super Marco e dall'altra può comunque spingere le proprie  esportazioni confidando nell'eccellenza, per cui i compratori, ancorché i prezzi siano resi cari dal valore della moneta europea, non si fanno scoraggiare perché il desiderio di possedere una Mercedes o una BMW o una Porsche, fa pregio sul costo. Vale anche per noi, che sono diversi i settori manifatturieri che, grazie all'ottima qualità, reggono bene il settore dell'export. Ma tanti altri, la maggioranza purtroppo, soffrono.
La tesi di Turani si sposa bennissimo con l'equazione di Luca Ricolfi, spiegata nel suo ultimo libro :  L'Enigma della Crescita".  In azzardatissima sintesi Ricolfi spiega, dati economici alla mano, studiando quelli dei paesi OCSE dal 1992 al 2008, cioè i tre lustri precedenti al cigno nero di Lehman Brother's e la bolla dei catastrofica dei subprime e dei derivati, come il BENESSERE sia di gran lunga il fattore più OSTATIVO della CRESCITA. Più è elevato il benessere raggiunto da un Paese, più lentamente e faticosamente esso crescerà. C'è però chi nella crescita modesta ma costante vive bene, e se ne frega degli altri.
Magari dispiace, ma così è. 
Buona Lettura


Sul fronte di Bruxelles

Anche quelli che non lo amano, e persino i nemici dichiarati, dovranno ammettere che Matteo Renzi è stato di parola. Aveva detto: non andrò a Bruxelles con il cappello in mano. E infatti davanti a quei tecnocrati ha fatto un discorso chiarissimo: l’Italia rispetterà tutti gli impegni e tutte le regole. Però, rendetevi conto che in Europa c’è un problema di crescita. Se non lo affrontiamo, rischiamo di vedere vincere gli avversari dell’Europa e dell’euro. I populismi, insomma. E allora non si sa che cosa resterà di tutto questo.
La risposta, per ora, non è stata incoraggiante. Anzi, i due più alti esponenti della commissione, Barroso e Von Rompuy, nel commentare l’intervento di Renzi si sono lasciati andare a un sorrisino d’intesa che a tutti ha ricordato l’analogo sorriso Merkel-Sarkozy ai tempi di Berlusconi.
E’ probabile che alla fine Bruxelles conceda qualcosa all’Italia. L’Europa è importante per noi, ma anche noi siamo importanti per l’Europa.
Purtroppo, Matteo Renzi è arrivato in un momento che non è dei più felici. Nel senso che il Vecchio Continente ormai appare davvero vecchio, rassegnato. Cresce la metà dell’America, ma sembra essere soddisfatto di tutto ciò. E quindi è assai probabile che la richiesta di Renzi (datevi una svegliata) finisca per essere affidata a qualche commissione che poi si perderà nel nulla, nelle nebbie del centro-Europa.
Ma perché c’è tutta questa rassegnazione e questa non attenzione verso chi vorrebbe un’economia più dinamica?
Le ragioni sembrano essere due. In Europa comandano i tedeschi e alla Germania le cose vanno abbastanza bene: buona crescita, pochi disoccupati, tenore di vita sobrio (ma questa è una loro specialità), bellissime automobili, tanta chimica apprezzata ovunque. E, soprattutto, un euro che oggi è probabilmente la moneta più forte del mondo.
E questo, per una popolazione e delle classi dirigenti che vivono con l’incubo di Weimar e di quando ci voleva un miliardo di marchi per comprare una birra, è una cosa che non ha prezzo. L’insensata forza dell’euro, che è all’origine di buona parte dei nostri guai, è per i tedeschi qualcosa a cui vale la pena di sacrificare tutto. Gli italiani soffrono? Imparino a far pagare le tasse ai loro cittadini e cerchino di stroncare la corruzione. Per non parlare di tutte quelle mafie che hanno.
Per i tedeschi, insomma, questa è una bella Europa. Non corre in avanti, non fa sbalzi, ma cammina pacificamente come si deve fare durante una passeggiata con il cane al guinzaglio. Cerca di tenere i conti in ordine e ha una moneta come i tedeschi la sognavano da sempre. E quindi non hanno tanta voglia di cambiare davvero.
La seconda ragione è che l’Europa è un’immensa costruzione burocratica. A Bruxelles hanno emanato regolamenti persino su come devono essere le sedie dei nostri uffici. Ma la burocrazia tende a difendersi, a fare barricate, a non cambiare. La burocrazia ha paura del nuovo. Frena, non spinge.
Se Barroso e Von Rompuy hanno sorriso davanti a Renzi, posso immaginare che giù, negli uffici, hanno toccato ferro.
L’Europa, secondo gli attuali vertici e le loro burocrazie, è un mondo pigro, ma felice. Ha accumulato ricchezze per almeno sei secoli, ha costruito città meravigliose, e ha dominato il mondo per venti secoli. Prima che tutto vada a rotoli, chissà quanto tempo dovrà passare. E Renzi e gli italiani sfoghino altrove la loro inopportuna vivacità.
Se proprio hanno voglia di fare, in Italia ci sono così tante cose che non vanno…

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