venerdì 21 marzo 2014

LA CLASSIFICA DELLA FELICITA' : MAGIA ROSA GENOVA, QUELLA NERA VA AD AOSTA. I TWEET PRESI COME CAMPIONE.


Curioso e anche un pizzico divertente l'articolo sul Corriere che propone la classifica della felicità tra le varie province italiane, più altri aneddoti in genere peraltro risaputi (che siamo incazzati più spesso al lunedì e meno al sabato mica ci vovela un grande studio, così come Natale piace ancora ai più (anche se è odiato da una crescente minoranza, a cui NON appartengo) e le giornate col sole sono preferite a quelle dove la sera arriva presto...
Diciamo che più insolito è lo strumento adottato per la scoperta della cosa : i tweet. Analizzando ben 40 milioni di tweet i ricercatori hanno stilato le loro classifiche. Metodo bizzarro, ma certo campione vasto.
Siccome l'articolo non le riporta integralmente, le hit parade delle province italiane, in positivo e negativo, le riporto io.
Dunque vediamo le top ten positive : Genova, Caglari, Carbonia Iglesias (???) Parma, Ogliastra, Arezzo, Bari, Reggio Emilia, Pordenone,  Forlì. Bologna, dal secondo posto nel 2012, scivola fuori dalla Hit Parade.
La maglia nera  :  Aosta, dove uno pensa che si, vivranno bene, ma magari sono un po' freddi, poi Nuoro, Padova, Imperia.  Poi c'è un trio che non ti aspetti : Venezia, Lodi e Mantova. Olbia e Latina già più prevedibili mentre Como si sa, il Lago è bello ma gioioso mica tanto...
Per passare 5 minuti spensierati si può leggere

Carbonia felice e Venezia triste L’Italia capovolta dell’umore
Analizzati 40 milioni di tweet.
 I più sereni sono i genovesi 
Chissà come saranno stati felici ieri gli abitanti di Genova e Cagliari? Ieri, anche se non so quanti se ne saranno accorti, era infatti la Giornata internazionale della felicità, istituita per il secondo anno dall’Onu, e proprio Genova e Cagliari risultano essere le capitali della felicità in Italia. Una delle solite statistiche, direte voi. Be’, proprio solita solita no. Questa fatta da Sentimeter, blog del Corriere curato da «Voices from the Blogs», spin-off dell’Università degli studi di Milano, analizzando oltre 40 milioni di messaggi su Twitter, raccolti ogni giorno, si propone di raccontare il «sentimento» degli italiani in Rete con una velocità e ampiezza di dati impraticabile da altri metodi d’indagine.
Ecco allora che sappiamo, e soprattutto in questo preciso momento storico, quali sono le nostre città più felici. Nella top ten, oltre alle due già citate, compaiono anche Parma al quarto posto, Bari al settimo, e Bologna, seconda nel 2012 che ora, e i gaudenti bolognesi dovranno farsene una ragione, viene retrocessa al decimo.
La prima sorpresa vera è però al terzo posto. Ci troviamo infatti Carbonia, cittadina del Sulcis che, con i suoi minatori in lotta da anni, non pare una miniera di notizie allegre; il dato positivo, certo dipenderà dal fatto che quei poveri lavoratori hanno ben altro per la testa che «cinguettare». Ma la sorpresa più incredibile ce la riserva la classifica delle città più infelici.
Se non meraviglia affatto, e mi perdonino gli interessati, trovarvi la chiesastica Padova e Aosta la glaciale, ci fa trasecolare individuarvi al quinto posto, e nonostante Charles Aznavour gorgheggiasse già nel lontano 1971 «com’è triste Venezia», proprio la meravigliosa città dei dogi, il posto in cui chiunque, almeno una volta, magari durante una spensierata gita scolastica o una torrida luna di miele, ha sognato di vivere. Sarà per via della massa ingombrante dei turisti e il traffico imperterrito delle meganavi da crociera, vallo a capire! L’animo dell’uomo è del resto insondabile come risulta scorrendo gli altri dati forniti da Sentimeter.
Per esempio, io ho sempre creduto che tutti salutassero con gioia l’ora legale, abbinata com’è all’arrivo del bel tempo e delle lunghe ore all’aria aperta; al contrario, pare che lo spostamento delle lancette generi ansia e depressione, e faccia crollare la felicità di oltre 5 punti. E questo nonostante la meteopatia che ci affligge. Se nell’inverno del 2013 siamo stati assai tristi, è bastato l’arrivo, a marzo di quell’anno, appunto della primavera, ed ecco la felicità schizzare verso l’alto. Siamo invece ovviamente più tristi di lunedì e più felici di sabato, ma anche il martedì e il mercoledì, i giorni di coppa; penso, anche se i dati non lo dicono, soprattutto gli uomini. Ma forse anche le donne, libere, con i mariti occupati, di dedicarsi ad altre e più sollazzevoli attività magari con amanti che odiano il calcio. L’italiano è poi più felice a Natale, e impazzisce addirittura di gioia alla festa della mamma; d’altronde, si sa, di mamma ce n’è solo una. Così come è assai allegro il giorno che precede la busta paga, effetto che, ahinoi, dura giusto il tempo di calcolare quanto ci rimarrà in tasca dopo aver pagato bollette e conti in sospeso. Per fortuna, ad aspettarci ci sono gli altri giorni di festa comandata, sempre a patto però che non cadano nei weekend, perché in quel caso ci si rovina la vacanza rimuginando per tutto il tempo sul «ponte sprecato». Eggià, perché spesso siamo proprio noi i primi nemici della nostra felicità. Secondo quanto lo psichiatra David Sack scrive infatti su Psychology Today : «Non tutti vogliono essere felici, ci sono anche persone “drogate” di infelicità, persone che trovano sempre qualcosa per cui essere insoddisfatte e fanno a gara con amici e colleghi per mostrare che la propria vita è sicuramente più complicata e infelice della loro». E questo, statistiche a parte, non fa che confermare quello che da Omero a Disney, i maggiori conoscitori dell’animo umano hanno da sempre sentenziato, e cioè che il destino dell’uomo è nel suo carattere.

@gaetanocappelli

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