domenica 9 marzo 2014

"SIAMO GARANTISTI". GENTILE MINISTRO BOSCHI, E DA QUANDO DI GRAZIA ?


Sentire la bella Boschi ( e vai col sessismo !!) parlare di garantismo a proposito dei sottosegretati compagni di partito indagati e che a fare il famoso passo indietro non ci pensano per nulla, fa sorridere, anche se un po' amarognolo...Nel PD, diciamolo molto francamente, il garantismo NON è di moda, e questo da almeno 20 anni, cioè da quando tangentopoli non divenne uno strumento utile per uccidere politicamente ( in qualche tragico caso non solo ) gli avversari. Qualche prova d'orchestra era stata avviata ai tempi degli anni di piombo, con il PCI schierato sulla linea dura, che si tradusse con l'accettazione di leggi speciali. In quel caso si riteneva che la democrazia stessa fosse in pericolo e la legislazione emergenziale fosse un male necessario (se ne può discutere); con Mani Pulite invece si tentò di INDIRIZZARE, cambiando quella esistente, la vita della Repubblica. Non sono un difensore della prima, anzi sono tra quelli che rammentano - con una certa fatica, che la smemoratezza, specie di comodo, è malattia diffusa - come i mali che ci affliggono nacquero allora, la seconda non li ha curati, alcuni peggiorandoli. Però quello che accadde negli anni 90 non mi piacque, e dopo 20 anni per fortuna l' esaltazione di quei tempi è rimasta prerogativa di una minoranza (che non aggettivo, perché è domenica).  Il PDS, vale a dire il PCI ritoccato causa crollo del muro di Berlino e fine della matrigna sovietica, fu non solo risparmiato dal giustizialismo manettaro di quella stagione, ma anzi ne fu rigenerato, che ridotto ad uno scarso 16 % (solo 2,5 punti in più del PSI Craxiano..., non conosco NESSUNO che si ricorda di quella defaillance, ma niente paura, li aiuto io...) , si ritrovò proiettato come favorito alle elezioni anticipate del 1994, figlie  del terremoto che aveva azzerato TUTTI i partiti storici, dalla Dc al PSI, passando per PLI, PRI e PSDI.  Siccome il diavolo fa le pentole ecc. ecc., spuntò Berlusconi e sappiamo che fine fece la "gioiosa macchina da guerra" occhettiana. 
In quell'epoca, Sansonetti lo ricorda molto bene nel suo libretto "La sinistra è di destra" si saldò il pactum sceleris tra una importante parte della Magistratura, specie inquirente, e Sinistra. Siccome l'educazione diviene cultura (Sartre), col passare del tempo l'opportunismo divenne istinto, con la riscoperta del giacobinismo e le sue usanze preferite. Conosco bene la fatica che certi miei amici, iscritti nel PD, con ruoli dirigenziali, esperti di giustizia e fieri garantisti, fanno da lustri in quelle stanze per cercare, LORO SI', di cambiare verso.
Molti da Renzi si aspettano grandi novità. Io non più, che pure due anni fa lo guardavo con curiosità, simpatia e speranza. Oggi mi sforzo di aspettare e vedere, anche se, confesso, ogni tanto il sarcasmo polemico mi scappa di mano perché sono troppo evidenti certe forzature e contraddizioni (in primis, il modo in cui si è accomodato a Palazzo Chigi, senza elezioni e accoltellando il rivale, Letta, come da un po' non si vedeva con tanto cinismo). In materia di giustizia invece penso che non devo aspettarmi nulla, che bene che vada le cose resteranno così come sono, che di questa materia Renzino non sa NULLA, non capisce NULLA ma soprattutto non gliene importa NULLA. E quindi cercherà di navigare alla meno peggio. Ha messo come ministro Orlando, che non è 'accio (anzi, i miei amici ne parlano bene ), ma è molto d'"apparato", quindi non uno che sbatte i pungi sul tavolo e di fronte alla tiepidezza del Premier dirà mai "allora mi dimetto".
Tutto questo per spiegare perché la parola garantismo in bocca alla Boschi, nota per essere fedele portavoce (un ventriloquo praticamente) del Matteopensiero, fa storcere la bocca. Quelli del PD hanno preteso e ottenuto le dimissioni di Gentile, quota NCD, impelagato in una brutta storia di pressioni e censura sulla stampa locale, l'Ora della Calabria, ignorando il problema che 4 dei loro, pure assurti alle poltrone del sottogoverno, sono indagati.
"Siamo garantisti". E da quando ? 
Non a caso, il suo commento sulla faccenda e dintorni, Giacalone lo intitola :

Garantismo tardivo


Bello vedere che il Partito democratico riscopre l’esistenza del secondo comma dell’articolo 27 della Costituzione, nonché (non lo hanno ancora detto, ma suggerisco con piacere) della Dichiarazione universale diritti dell’uomo e della Convenzione europea diritti dell’uomo, quindi della presunzione d’innocenza. 
Negli ultimi tempi, iniziando con la riforma del titolo quinto della Costituzione e arrivando all’innocenza dei non condannati in via definitiva, sostengono con forza il contrario di quel che, con forza, vollero e fecero. Se servono loro altri spunti, metto a disposizione gli scritti di molti anni, ove troveranno una miniera di sinistre vergogne. Restando al garantismo, però, non s’illudano che sia così facile. Ascoltino un veterano.
Che in caso di avviso di garanzia si diano o si chiedano le dimissioni, da cariche o incarichi pubblici, è, al tempo stesso, civile e incivile. Se la giustizia funziona è civile, direi doveroso: mi dimetto, non coinvolgo la cosa pubblica nella mia disavventura, mi difendo liberamente e torno presto, mondato dal sospetto. Se la giustizia non funziona è incivile: perché le accuse sono spesso campate per aria, i procuratori degli aspiranti divi e perché, soprattutto, così procedendo sono le procure a stabilire chi può mantenere cariche e incarichi, il che sovverte la Costituzione e la vita collettiva. Se per difendersi occorrono più di dieci anni è evidente che l’avviso di garanzia non è neanche presunzione di colpevolezza, ma direttamente una fucilata alle spalle. Dato che da noi la giustizia è la peggiore d’Europa, con tempi incivili, si pone il problema che i delinquenti restino ai loro posti pubblici. Ed è questione seria, perché il garantismo, se ne ricordino i neofiti, non è innocentismo, ma rispetto del diritto e dei diritti. Fra i quali è compreso quello di vedere condannati i colpevoli.
La faccenda, quindi, non si chiude con le pur giuste parole del ministro Boschi, annuncianti che quattro indagati resteranno al governo, ma deve proseguire con l’azione per assicurare loro un processo equo e rapido. Se innocenti per liberarli dall’accusa, se colpevoli per far loro scontare la pena. Restiamo, quindi, in attesa della riforma della giustizia. Ci piacerebbe ingannarla sapendo in che direzione il governo intende procedere. Al momento è buio totale.
Siccome non ci sono solo i sottosegretari, ma anche i cittadini, è bene si sia consapevoli che l’avviso di garanzia è un atto a tutela dell’indagato, ma anche l’inizio di un costoso inferno. Se un sottosegretario non si dimette un imprenditore smette di lavorare e un impiegato di fare carriera. E va ancora bene, perché sono un esercito i cittadini che finiscono in galera prima d’incontrare un giudice e ci restano senza avere mai visto un tribunale. Un esercito che se fosse cancellato sparirebbe anche il problema del sovraffollamento delle carceri, troppo popolate da persone che non scontano la pena, ma attendono il giudizio. Somma inciviltà.
Pesco a caso dal mazzo. A Torino Francesco Furchì già è in sciopero della fame e inizia quello della sete. Detenuto in custodia cautelare, accusato di omicidio, si dice innocente e attende il giudizio. Il problema è che dal suo arresto è passato più di un anno. Noi non sappiamo se sia colpevole o innocente, sappiamo che è detenuto da presunto innocente. Franco Bonanini finì in carcere perché non reiterasse il reato di calunnia. Dopo tre anni un altro pubblico ministero indaga sul presunto calunniato. Questi due casi, diversissimi, dimostrano che: a. la custodia cautelare non può essere cancellata, perché esistono anche soggetti che si presume possano essere pericolosi, ma non può essere protratta, altrimenti diventa pena senza processo; b. non serve a nulla fare le riforme, perché in un caso come il secondo già la legge esistente esclude che si possa privare della libertà una persona in base ad un’accusa così ridicola e senza alcuna pericolosità, ma le leggi sono parole perse se chi le applica non è responsabile delle proprie azioni.
Maria Elena Boschi e Andrea Orlando non hanno colpe personali. Né per come è ridotta la giustizia, né per le vergognose posizioni difese, fino a ieri, dal loro partito. Ma tutti e due, assieme agli altri loro colleghi, non sarebbero dove sono se il loro partito non avesse concimato il consenso anche con quelle idee organiche. E tutti e due sono ministri. Quindi: fateci vedere i risultati, non solo la difesa dei sottosegretari, propri compagni. Ci vuole un niente per passare da inutili.

2 commenti:

  1. CATERINA SOMON

    Bravo.Esemplari, sia l'articolo che il commento

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  2. MAURIZIO VIDOLI

    Personalmente ti ringrazio, sempre interventi di spessore che inducono a riflessioni e confronto. Stimoli a crescere, per quanto mi riguarda, sino all'ultimo respiro cercherò di rendere meno oceanica la mia ignoranza. Perciò, grazie.

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