TASI, TARES. IMU.....alla fine non ho capito cosa non c'è più e cosa si paga con un altro nome.
SO per certo che a me è arrivato il bollettino classico e antico dell'AMA, che a Roma si occupa della nettezza urbana, quindi aspetto "fiducioso" che prima del 16 giugno Marino mi faccia sapere quanto vuole per la mia casa. Senza contare che, se pago ancora l'AMA, forse non dovrei tirare fuori per nuove sigle almeno relativamente al servizio di pulizia urbana.
Bankitalia, un organo un tempo affidabile nei numeri, o almeno in molti così lo ritenevamo, ci dice che l'aumento potrà essere fino al 60% in più. Del Rio, che di rifiuti dovrebbe pagare un bel po' visto che ha tanti figli ( 9 ?? ) quasi come Noè, ci rassicura dicendo che non dobbiamo aver paura e che pagheremo meno del 2012.
Ora, caro segretario del Premier, va bene che avete vinto le elezioni e quindi avete il comprensibile pensiero che non conta più la realtà ma solo quello che dite voi, però prendere in considerazione il 2012, l'anno in cui Monti ci stangò non solo reinserendo l'ICI sulla prima casa, ma inasprendola di molto, non è che sia un paragone nobile. Senza contare che l'abolizione dell'IMU, pretesa dal centrodestra nel governo di Letta, nel 2013, non era mai stata presentata come "una tantum", anche se noi italiani immaginavamo che così sarebbe stato, ritrovandocela quanto prima semmai cambiata di nome, come infatti avviene. E poi, Del Rio, nello smentire quelli di Bankitalia, che tutti ormai vi stanno antipatici perché nessuno conferma i vostri conti (ma da chi ve li fate fare ? ) , non ritiene bambinesco protestare perché l'anno di riferimento, nel calcolare un aggravio fiscale, sia considerato l'ULTIMO ?
Ha poi detto che comunque noi cittadini semmai ce la dobbiamo prendere coi Comuni, che sono loro che agiranno sulle aliquote. Non si preoccupi che lo faremo. Però sappiamo già anche la risposta dei sindaci : lo Stato ci affama coi tagli e noi siamo costretti per darvi scuole, asili, autobus ad aumentare l'unica imposta sulla quale abbiamo voce in capitolo per cercare di garantire i servizi...
Una soluzione ci sarebbe, almeno per far cessare questo stolido balletto di responsabilità, e sarebbe il federalismo fiscale, che però non agisca solo sulla spesa, come è avvenuto da noi in modo folle e distorto, ma anche sul prelievo. Sono gli organi rappresentativi territoriali che dovrebbero curare l'imposizione e, dato una parte di questo allo Stato centrale per quelli che sono i servizi nazionali (più un tot di cd. solidarietà per le regioni più deboli) il resto lo amministrano in favore dei cittadini che quelle tasse le pagano e che, in teoria, potranno più facilmente verificare come quei soldi verranno spesi, regolandosi al voto successivo.
Ma ormai il federalismo non è più di moda, che siamo tutti in attesa dei miracoli di Palazzo Chigi.
Suggerimento : non trattenere il respiro.
Tasi, dopo il caos è rischio stangata
“Possibile aumento del 60% sul 2013”
Delrio: “Si pagherà meno del 2012”
Il dato di Bankitalia: la scelta in mano ai Comuni, il prelievo può superare l’Imu
La Consulta dei Caf ai Comuni: «Niente sanzioni per chi paga dopo il 16 giugno»
La Consulta dei Caf ai Comuni: «Niente sanzioni per chi paga dopo il 16 giugno»
Un prelievo tra i 400 e i 600 euro
per tutte le tasse locali sulla prima casa: è questo l’importo, a
grandi linee, che una famiglia di tre persone pagherà quest’anno ai
comuni come tasse locali se vive in un appartamento di media grandezza.
Un prelievo tra i 400 e i 600 euro per tutte le tasse locali sulla
prima casa: è questo l’importo, a grandi linee, che una famiglia di tre
persone pagherà quest’anno ai comuni come tasse locali se vive in un
appartamento di media grandezza.
I dati possono essere estrapolati in base a quanto contenuto nel grafico che la Banca d’Italia ha pubblicato nella Relazione annuale. Proprio da questo si evince che, a seconda della scelta dell’aliquota della Tasi 2015, il prelievo (comprensivo anche della tassa sui rifiuti, la Tari), aumenterà tra il 12 e il 60 per cento rispetto al 2013, quando la stessa famiglia ha pagato per la prima casa circa 300 euro di Tares (la vecchia tassa sui rifiuti) e circa 60-70 euro per la vecchia Imu (mini-Imu). In pratica nel 2013 ha pagato 360-370 euro e quest’anno potrà pagare tra i 400 e i 600 euro a secondo se l’aliquota della Tasi sarà quella base (1 per mille) o quella massima (2,5 per mille).
Se il prelievo salirà a 600 euro, la «famiglia tipo» tornerà a pagare come nel 2012, quando - secondo i calcoli elaborati dalla Banca d’Italia sui dati dell’Agenzia delle Entrate - al pagamento di circa 250 euro sulla Tarsu-Tia (sempre tassa sui rifiuti) si aggiunse un prelievo di circa 350 euro medi per l’Imu prima casa «record». L’altalena delle tasse sulla casa quell’anno raggiunse il picco più alto per l’aumento della base imponibile aumenta del 60% dovuto all’adeguamento delle rendite catastali.
Che, in qualche modo, si sarebbe tornati a pagare come nel 2012 era già stato annunciato dal governo Letta. Con riferimento alla possibilità di un aumento pari a «oltre il 60%» del prelievo locale sulle abitazioni principali, contenuto nella Relazione annuale della Banca d’Italia, fonti della Banca d’Italia spiegano che per leggere correttamente il dato è necessario tener conto del fatto che l’incremento del 60% è quantificato sulla base di un valore di partenza molto basso, cioè quello del 2013, quando la tassazione patrimoniale sull’abitazione principale era stata soppressa per le abitazioni non di lusso. Data la sostanziale cancellazione dell’IMU nel 2013, il prelievo nel 2014 sarà necessariamente più alto: se ciascun capoluogo applicasse un’aliquota pari al 2,5 per mille, il prelievo complessivo crescerebbe di oltre il 60 per cento rispetto al 2013, mentre nell’ipotesi di applicazione della Tasi ad aliquota base, il prelievo aumenterebbe di circa il 12 per cento (rimanendo comunque ben al di sotto del livello registrato nel 2012).
A tranquillizzare gli animi interviene il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio «Noi siamo tranquilli e sereni», gli italiani con la Tasi pagheranno meno. Delrio contesta le valutazioni di Bankitalia che vede un rialzo nella tassa e spiega: «rispetto al 2012, che è l’anno di riferimento, non è assolutamente così».
La Tasi «è chiaro che se la si confronta con il 2013, quando l’Imu prima casa fu abolita, è un altro discorso» precisa Delrio a margine del Festival dell’Economia.
«I parametri, come abbiamo sempre detto, della Tasi vedono la tassa inferiore come impatto alla tassazione immobiliare presente negli anni normali; il 2013 - ha aggiunto Delrio - è stato un anno anormale perchè fu abolita `una tantum´ l’Imu prima casa». «Noi siamo tranquilli e sereni, gli italiani pagheranno meno e laddove pagheranno un po’ di più dovranno parlarne coi loro Comuni perché - ricorda Delrio - è una tassa comunale e lo diciamo qui, da Trento, dove l’autonomia è un valore».
A spaventare di più commercialisti e consulenti fiscali è il balletto delle delibere comunali. «Chiediamo ai Comuni di non applicare sanzioni ai contribuenti che verseranno l’acconto Tasi oltre il 16 giugno e rinnoviamo con urgenza la richiesta di prorogare la scadenza per la trasmissione del modello 730», dicono dalla Consulta Nazionale dei Caf, che si è riunita oggi a Roma proprio per fare il punto sull’ingorgo fiscale previsto per le prossime due settimane. In nove giorni si concentrerà infatti la chiusura della campagna fiscale per i contribuenti che presentano il Modello 730, alla quale si sovrappone l’intera assistenza per l’acconto Tasi che riguarderà circa 3.5/4 milioni di contribuenti, non distribuiti però su tutto il territorio nazionale ma ovviamente concentrati nei Comuni che hanno deliberato nei tempi (al 29 maggio poco meno di 2.200 Comuni). La Consulta segnala inoltre come le delibere approvate, che sono ora all’analisi dei tecnici dei Caf per l’inserimento nelle procedure di calcolo siano «particolarmente complesse, caotiche, spesso contraddittorie: se alcune sono così articolate che è nei fatti impossibile riuscire a «tabellarle» nelle procedure per il calcolo, per moltissime delibere non si può dare una interpretazione univoca e quindi applicarle correttamente». Peraltro - prosegue la nota dei Caf- «sono pochissimi i Comuni che, nonostante quanto espressamente indicato del decreto, invieranno i bollettini per il pagamento ai contribuenti». La Consulta chiede quindi che «si possa ragionevolmente adottare una tolleranza sulla scadenza del 16 giugno consentendo di elaborare i bollettini e versare quanto dovuto anche nei giorni successivi senza l’applicazione di sanzioni e interessi. Questo, insieme alla proroga della scadenza per il 730 è indispensabile per riuscire a rispondere alle richieste di assistenza in maniera adeguata».
I dati possono essere estrapolati in base a quanto contenuto nel grafico che la Banca d’Italia ha pubblicato nella Relazione annuale. Proprio da questo si evince che, a seconda della scelta dell’aliquota della Tasi 2015, il prelievo (comprensivo anche della tassa sui rifiuti, la Tari), aumenterà tra il 12 e il 60 per cento rispetto al 2013, quando la stessa famiglia ha pagato per la prima casa circa 300 euro di Tares (la vecchia tassa sui rifiuti) e circa 60-70 euro per la vecchia Imu (mini-Imu). In pratica nel 2013 ha pagato 360-370 euro e quest’anno potrà pagare tra i 400 e i 600 euro a secondo se l’aliquota della Tasi sarà quella base (1 per mille) o quella massima (2,5 per mille).
Se il prelievo salirà a 600 euro, la «famiglia tipo» tornerà a pagare come nel 2012, quando - secondo i calcoli elaborati dalla Banca d’Italia sui dati dell’Agenzia delle Entrate - al pagamento di circa 250 euro sulla Tarsu-Tia (sempre tassa sui rifiuti) si aggiunse un prelievo di circa 350 euro medi per l’Imu prima casa «record». L’altalena delle tasse sulla casa quell’anno raggiunse il picco più alto per l’aumento della base imponibile aumenta del 60% dovuto all’adeguamento delle rendite catastali.
Che, in qualche modo, si sarebbe tornati a pagare come nel 2012 era già stato annunciato dal governo Letta. Con riferimento alla possibilità di un aumento pari a «oltre il 60%» del prelievo locale sulle abitazioni principali, contenuto nella Relazione annuale della Banca d’Italia, fonti della Banca d’Italia spiegano che per leggere correttamente il dato è necessario tener conto del fatto che l’incremento del 60% è quantificato sulla base di un valore di partenza molto basso, cioè quello del 2013, quando la tassazione patrimoniale sull’abitazione principale era stata soppressa per le abitazioni non di lusso. Data la sostanziale cancellazione dell’IMU nel 2013, il prelievo nel 2014 sarà necessariamente più alto: se ciascun capoluogo applicasse un’aliquota pari al 2,5 per mille, il prelievo complessivo crescerebbe di oltre il 60 per cento rispetto al 2013, mentre nell’ipotesi di applicazione della Tasi ad aliquota base, il prelievo aumenterebbe di circa il 12 per cento (rimanendo comunque ben al di sotto del livello registrato nel 2012).
A tranquillizzare gli animi interviene il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio «Noi siamo tranquilli e sereni», gli italiani con la Tasi pagheranno meno. Delrio contesta le valutazioni di Bankitalia che vede un rialzo nella tassa e spiega: «rispetto al 2012, che è l’anno di riferimento, non è assolutamente così».
La Tasi «è chiaro che se la si confronta con il 2013, quando l’Imu prima casa fu abolita, è un altro discorso» precisa Delrio a margine del Festival dell’Economia.
«I parametri, come abbiamo sempre detto, della Tasi vedono la tassa inferiore come impatto alla tassazione immobiliare presente negli anni normali; il 2013 - ha aggiunto Delrio - è stato un anno anormale perchè fu abolita `una tantum´ l’Imu prima casa». «Noi siamo tranquilli e sereni, gli italiani pagheranno meno e laddove pagheranno un po’ di più dovranno parlarne coi loro Comuni perché - ricorda Delrio - è una tassa comunale e lo diciamo qui, da Trento, dove l’autonomia è un valore».
A spaventare di più commercialisti e consulenti fiscali è il balletto delle delibere comunali. «Chiediamo ai Comuni di non applicare sanzioni ai contribuenti che verseranno l’acconto Tasi oltre il 16 giugno e rinnoviamo con urgenza la richiesta di prorogare la scadenza per la trasmissione del modello 730», dicono dalla Consulta Nazionale dei Caf, che si è riunita oggi a Roma proprio per fare il punto sull’ingorgo fiscale previsto per le prossime due settimane. In nove giorni si concentrerà infatti la chiusura della campagna fiscale per i contribuenti che presentano il Modello 730, alla quale si sovrappone l’intera assistenza per l’acconto Tasi che riguarderà circa 3.5/4 milioni di contribuenti, non distribuiti però su tutto il territorio nazionale ma ovviamente concentrati nei Comuni che hanno deliberato nei tempi (al 29 maggio poco meno di 2.200 Comuni). La Consulta segnala inoltre come le delibere approvate, che sono ora all’analisi dei tecnici dei Caf per l’inserimento nelle procedure di calcolo siano «particolarmente complesse, caotiche, spesso contraddittorie: se alcune sono così articolate che è nei fatti impossibile riuscire a «tabellarle» nelle procedure per il calcolo, per moltissime delibere non si può dare una interpretazione univoca e quindi applicarle correttamente». Peraltro - prosegue la nota dei Caf- «sono pochissimi i Comuni che, nonostante quanto espressamente indicato del decreto, invieranno i bollettini per il pagamento ai contribuenti». La Consulta chiede quindi che «si possa ragionevolmente adottare una tolleranza sulla scadenza del 16 giugno consentendo di elaborare i bollettini e versare quanto dovuto anche nei giorni successivi senza l’applicazione di sanzioni e interessi. Questo, insieme alla proroga della scadenza per il 730 è indispensabile per riuscire a rispondere alle richieste di assistenza in maniera adeguata».
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