I risultati della ricerca realizzata da Community Media Research, commissionati da La Stampa, mi sembrano verosimili. Anche io ho risposto al questionario on line e il mio profilo personale è assolutamente nella media prevalente : civico-privato. Se ho capito bene, ho ben presenti i miei interessi personali ma non al punto di ignorare e/o trascurare quelli pubblici collettivi.
Il 44% degli italiani sarebbero come il sottoscritto, poi c'è quasi un 25% che invece si sente animato da un profondo spirito pubblico e collettivo, e un 23 circa che invece propende più per il prevalere degli interessi privati, e poi quelli pubblici. Solo il 7% degli italiani, descrivendosi, andrebbero collocati negli egoisti duri e puri.
Ovviamente nessuno di noi ha questa sensazione dei propri connazionali. In particolare io ci credo che il 25% si descriva così attento alle cose pubbliche al punto di farle prevalere sul proprio interesse individuale, ma penso che questo 25% MENTA. Forse anche a se stesso.
Parimenti è decisamente troppo bassa la percentuale degli individualisti assoluti : il 7%. Magari fosse !
E onestamente direi che le sane vie di mezzo, quelli che bilanciano i due valori sia pure dividendosi tra chi privilegia un po' più il collettivo rispetto al privato e viceversa, dovrebbero vedere valori invertiti a quelli raccolti e il sottoscritto, finirebbe, ad un esame più attento, tra quelli un pizzico a "destra" della lavagna che non a "sinistra".
Il dato curioso, e il commentatore dei dati, dell'Università di PAdova, lo evidenzia giustamente, è che se spostiamo il punto di osservazione da noi stessi agli altri la cosa cambia radicalmente, e del resto quando detto da me poc'anzi ne è una conferma.
In questa seconda grigia l'individualismo prevale nettamente, finendo per arrivare, sommando i personalisti assoluti con quelli moderati, il 60% degli italiani, il che francamente mi pare assai più vicino alla realtà.
La conclusione è che siamo più bravi a giudicare gli altri, dove a pensare male si fa peccato ma ci si azzecca, e decisamente indulgenti con noi stessi.
Nulla di nuovo.
Buona Lettura
“Io sono meglio degli altri”
Ecco l’Italia dei diffidenti
Indagine LaST per La Stampa: nel nostro immaginario sfera privata e
sfera pubblica sono sempre più lontane. E gli effetti si fanno sentire
Non sempre siamo capaci di giudizi pacati sulla realtà che ci circonda
La sfera privata dei valori e quella pubblica non sono perfettamente speculari nell’immaginario degli italiani. Come se fossimo affetti da una sorta di dissonanza fra i riferimenti soggettivi e quelli che ispirano i comportamenti dei nostri conterranei.
Certo, non siamo di fronte a orientamenti totalmente divergenti, ma a una gerarchia molto diversa sì. In generale, se a livello soggettivo manifestiamo un’attenzione prevalente alle virtù civiche e pubbliche, quando pensiamo ai nostri connazionali tendiamo a mettere in risalto i valori delle sfere private e personali. La narrazione dei cambiamenti culturali dell’Italia che l’indagine LaST (realizzata da Community Media Research in collaborazione con Intesa Sanpaolo, per La Stampa) affronta in questa nuova puntata è legata ai valori ritenuti più importanti dalla popolazione, sia a livello soggettivo che per la comunità nazionale. Agli interpellati è stata proposta una lista, equamente divisa fra aspetti privati e civici, all’interno della quale era necessario operare una graduatoria con tre livelli d’importanza.
La classifica finale evidenzia una significativa diversità. A livello soggettivo sul podio mettiamo, in ordine d’importanza, la famiglia (35,5%), la gestione responsabile della cosa pubblica (24,0%) e la lotta alle diseguaglianze sociali (15,1%). Se poteva essere facilmente prevedibile il ruolo preponderante assegnato al valore della famiglia, sicuramente meno scontato è il peso attribuito alle due virtù pubbliche: sono probabili segni degli anni della crisi e soprattutto della necessità di un maggiore senso di responsabilità nella guida dei beni collettivi. Spostandoci sul versante della comunità nazionale, la classifica muta di segno. Al primo posto viene di gran lunga il successo economico (40,3%), ben distanziati la gestione responsabile della cosa pubblica (26,4%) e quindi la famiglia (18,4%). Guardando gli altri, siamo più propensi a immaginarli ispirati prevalentemente da un interesse strumentale ed economico, implicitamente siamo più diffidenti poiché riteniamo che i nostri vicini si comportino pensando soprattutto al proprio tornaconto. Soffermando l’analisi sul primo aspetto più importante a livello soggettivo, possiamo individuare alcune differenziazioni interessanti.
La famiglia è un valore centrale in particolare per la componente femminile (41,2%), le casalinghe (69,0%), i residenti nel Mezzogiorno (41,8%) e chi ha un titolo di studio basso (55,5%). La gestione responsabile della cosa pubblica, invece, ha i maggiori sostenitori nella parte maschile (28,3%), i più anziani (30,8%, oltre i 65 anni), i residenti del Nord Est (27,0%). Infine, la lotta alle disuguaglianze sociali vede in prima linea i più giovani (30,0%, fino a 24 anni), gli studenti (30,7%), gli abitanti del Centro (19,7%).
Il questionario proponeva di scegliere fra tre dimensioni in ordine d’importanza. Una misura di sintesi, che considera assieme le diverse risposte offerte, delinea 4 profili degli italiani rispetto agli orientamenti di valore, sia a livello soggettivo che collettivo. Come in precedenza, e in misura ancor più accentuata, emerge una differenziazione tra privato e pubblico. Dal punto di vista soggettivo, è largamente prevalente l’indirizzo «civico-privato» (43,9%), ovvero di chi sceglie per sé soprattutto i valori civici sebbene non in modo esclusivo. A questo gruppo seguono parimenti gli «universalisti» (24,5%), che scelgono esclusivamente valori civici e pubblici, e i «personalisti-civici» (23,8%) orientati maggiormente alle dimensioni private.
Infine, troviamo i «personalisti» (7,8%), cioè gli ispirati solo da aspetti privati. Dunque, in generale l’universo simbolico degli italiani, a livello soggettivo, appare composto in prevalenza da valori di carattere civico, mentre quelli più di natura privata paiono posti in secondo piano. Molto diverso, e per certi versi opposto, è il pantheon attribuito ai connazionali. In questo caso prevale un orientamento «personalista» (36,9%) e «personalista-civico» (23,1%). Meno numerosi, invece, sono gli «universalisti» (20,9%) e i «civici-privati» (19,1%).
Analizzando solo la dimensione soggettiva dei valori possiamo sottolineare alcune fratture di rilievo. Vivere nel Mezzogiorno, possedere un basso livello di istruzione, partecipare assiduamente ai riti religiosi, avere un atteggiamento di delega o di distacco verso la politica, tende a far prevalere un orientamento «personalista». Per contro, risiedere nel Centro-Nord, avere un titolo di studio medio-alto, frequentare saltuariamente i riti religiosi ed essere interessato alle vicende politiche sospinge verso un orientamento più «civico». Dunque, contesti territoriali e culturali costituiscono l’humus che definisce l’universo simbolico degli italiani: civici in privato, privati in pubblico.
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