Curioso di storie. Mi piace ascoltarle e commentarle, con chiunque lo vorrà fare con me.
lunedì 16 giugno 2014
"PUO' ESISTERE IL GARANTISMO DI SINISTRA?"
Come ricordato in più occasioni, il 18 giugno, quindi tra due giorni, esordisce in edicola il quotidiano Il Garantista, diretto da Piero Sansonetti. Già giornale destinato ad una navigazione perigliosa (in barca a vela contromano avevamo titolato il link dedicato al prossimo varo della navicella garantista http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/06/in-barca-velo-contromano-la-sfida.html) , proprio al momento del suo debutto si becca due scandali eccellenti come Expo e Mose, certamente poco utili ad abbassare le grida e far parlare i cervelli.
A questo si aggiunge la strana fascinazione che il Premier sembra nutrire per i pubblici ministeri, cosa di cui proprio NON si sentiva alcun bisogno : Gratteri lo voleva addirittura come ministro della Giustizia (poi Napolitano gli ha detto che proprio NON era il caso, e ripiegò su Orlando), Cantone è super commissario con poteri straordinari all Expò (vediamo se servono anche per farlo iniziare, oltre che ad arrestare gente) , Greco lo voleva all'Agenzia delle Entrate (dove poi si è accontentato di una donna, la d.ssa Orlandi, comunque fedele diessina, tanto per far vedere che poi, certi criteri, non tramontano mai del tutto). Io non credo sia un caso. Scartando al momento l'illazione che questo favore nasconda una richiesta di "protezione", forse è un fatto di empatia caratteriale. Renzi è un decisionista spiccio, uno a cui le regole, vissute come pastoie, non piacciono molto (infatti le gestisce e le cambia a seconda dell'opportunità del momento, vedi le primarie, le norme statutarie sul candidato premier ) ,e i PM sono uguali. Le norme procedurali gli danno fastidio, e non raramente sono tentati di aggirarle (come le assurde iscrizioni di ipotesi di reato fantascientifiche, utili però ad avere termini diversi per le indagini, per ottenere autorizzazioni alle intercettazioni ), per loro il rispetto delle garanzie sono cavilli, la custodia cautelare uno strumento prezioso per ottenere risultati (confessioni, delazioni). Insomma una disinvolta applicazione del "fine che giustifica i mezzi".
Comunque sia, l'analisi di Sansonetti è ineccepibile e anche preziosa, nella sua inevitabilmente sintetica esposizione delle ragioni dello smarrimento del garantismo da parte della Sinistra, che invece ne era stata promotrice in tempi ormai lontani. Quella bandiera oggi è rimasta in mano ai soli radicali, non accusabili di berlusconismo e/o di disimpegno sociale ( secondo quelli di micromega chi si oppone alla casta magistratuale sono le persone socialmente dannose, motivate dal "famo come ce pare", e per questo ostili alla occhiuta sorveglianza dei giudici), con l'appoggio prezioso ma visto come interessato degli avvocati delle Camere Penali.
Un articolo da leggere, e far leggere, lo suggerisco agli amici Max e Riccardo, ai propri conoscenti piddini per una rinfrescata storico sociale. Non si sa mai, i miracoli della lettura...
"Può esistere il garantismo di sinistra? Può esistere, per una ragione storica: è esistito, ha pesato, ha avuto una influenza notevole sulla formazione degli intellettuali di sinistra. Tutto questo è successo molto, molto tempo fa. Soprattutto, naturalmente, quando la sinistra era all’opposizione, o addirittura era “ribelle”, e quando i magistrati – qui in Italia – erano prevalentemente legati ai partiti politici conservatori o reazionari, e in gran parte provenivano dalla tradizione fascista. Allora persino il Pci, che pure aveva delle fortissime componenti staliniste, e quindi anti-libertarie, coltivava il garantismo.
Il grande limite del garantismo, in Italia – e il motivo vero per il quale oggi quasi non esiste più alcuna forma vivente di garantismo di sinistra – sta nel fatto che non è mai stato il prodotto di una battaglia di idee – di una convinzione assoluta – ma solo di una battaglia politica (questo, tranne pochissime eccezioni, o forse, addirittura, tranne la unica eccezione del Partito radicale). La distinzione tra garantismo e non garantismo oggi si determina calcolando la distanza tra un certo gruppo politico – o giornalistico, o di pensiero – e la casta dei magistrati. Il “garantismo reale”, diciamo così, non è qualcosa che si riferisce a dei principi e a una visione della società e della comunità, ma è soltanto una posizione politica riferita a un sistema di alleanze che privilegia o combatte il potere della magistratura.
Per questo il garantismo non riesce più ad essere un “valore generale” e dunque entra in rotta di collisione con il corpo grosso della sinistra – moderata, radicale, o estremista – che vede nella magistratura un baluardo contro il berlusconismo, e al “culto” di questo baluardo sacrifica ogni cosa.
Tranne in casi specialissimi: quando la magistratura, per qualche motivo, diventa nemico. Per esempio nella persecuzione verso il movimento no-tav. Allora, in qualche caso, anche spezzoni di movimenti di sinistra diventano “transitoriamente” garantisti, e contestano il mito della legalità, ma senza mai riuscire a trasformare questa idea in idea generale: quel garantismo resta semplicemente uno strumento di difesa. Di difesa di se stessi, del proprio gruppo delle proprie illegalità, non di difesa di tutta la società.
Il garantismo può essere di sinistra, per la semplice ragione che il garantismo è una delle poche categorie ideal-politiche che non ha niente a che fare con le tradizionali distinzioni tra di sinistra e destra. La sinistra e la destra – per dirla un po’ grossolanamente – si dividono sulle grandi questioni sociali e sulla negazione o sull’esaltazione del valore di eguaglianza; il garantismo con questo non c’entra, è solo un sistema di idee che tende a difendere i diritti individuali, a opporsi alla repressione e a distinguere tra “legalità” e “diritto”. Può essere indifferentemente di destra o di sinistra. A destra, tradizionalmente, il garantismo ha sempre sofferto perché entra in conflitto con le idee più reazionarie di Stato- Patria- Gerarchia- Ordine- Obbedienza- Legalità. A sinistra, in linea teorica, dovrebbe avere molto più spazio, con il solo limite della scarsa “passione” della sinistra per i diritti individuali, spesso considerati solo una variabile subordinata dei diritti collettivi. E quindi, spesso, negati in onore di un Diritto Superiore e di massa.
Ed è proprio in questa morsa tra destra e sinistra – tra statalismo di destra e di sinistra – che il garantismo rischia di morire. Provocando dei danni enormi, in tutto l’impianto della democrazia e soprattutto nel regime della libertà. Perché il garantismo ha molto a che fare con la modernità. Ormai si stanno delineando due ipotesi diverse di modernità. Una molto cupa, ipercapitalistica. Quella che assegna al mercato e all’efficienza il potere di dominare il futuro. E questa tendenza – che a differenza dalle apparenze non è affatto solo di destra ma attraversa tutti gli schieramenti, compreso quello grillino – passa per una politica ultra-legalitaria, che si realizza moltiplicando a dismisura le leggi, i divieti, le regolazioni, le punizioni, le confische e tutto il resto. L’idea è che moderno significhi “regolato”, “predeterminato” e che per fare questo si debba separare libertà e organizzazione. E anche, naturalmente, libertà e uguaglianza (uguaglianza sociale o uguaglianza di fronte alla legge, o pari opportunità eccetera).
E che la libertà sia “successiva” agli altri valori.
Poi c’è una seconda idea, del tutto minoritaria, che vorrebbe che il mercato restasse nel mondo dell’economia, e non pretendesse di regolare e comandare sulla comunità; e vorrebbe organizzare la comunità su due soli valori: la libertà piena, in tutti i campi, e il diritto, soprattutto il diritto di ciascuno. Questa idea qui è l’idea garantista. E non ha nessuna possibilità di decollare se non riesce a coinvolgere la sinistra. Rischia di ridursi a un rinsecchito principio liberista, o individualista, che può sopravvivere, ma non può volare, non può prendere in mano le redini del futuro. E’ la sfida essenziale che abbiamo davanti. Chissà se prima o poi qualcuno se ne accorgerà, o se continuerà a prevalere la sciagurata cultura reazionario-di-sinistra dei girotondi. "
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MASSIMILIANO ANNETTA
RispondiEliminaTanto da leggere Stefano Turchetti che mi sono violentato (nel senso che non so dove trovero' tempo ed energie) a scriverne. Questa estate la passero' intorno ad un pamphlet sul tema (sara' un libro provocatoriamente "schierato", non lo nascondo fin dalle intenzioni). Rispondendo alla domanda:SI (rinvio alla mia fatica letteraria - lasciamo coltivare un po' di sana autoironia - per le argomentazioni, per ora accontentati della affermazione perentoria). Chioso con un invito: Il Garantista avra' inevitabilmente vita perigliosa. Attiviamoci per dar loro una mano, id est abboniamoci: la libertà di andare contro corrente ha un costo, seppur minimo rispetto al piacere di goderne