Non se ne esce. Possiamo agitarci quanto ci pare, noi garantisti, possiamo essere contenti che adesso al nostro fianco è sorto un giornale, con un direttore storicamente di sinistra, Piero Sansonetti, che impugna fieramente la nostra bandiera, ma alla fine i più forti restano loro : i manettari, grazie anche alla loro solida alleanza con quei giudici che sul loro comodino, accanto al letto, hanno la biografia di Cesare Mori, che incendiava i paesi per combattere la mafia, piuttosto che quella di Cesare Beccaria.
Sono anni che si parla di abuso della custodia cautelare, anche la Corte di Cassazione ha provato a dare qualche segnale in questo senso, e di recente il legislatore (era presidente del consiglio Letta) aveva provato a partorire una modifica migliorativa - ancorché lontana dal pieno rispetto del principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza - , ma quando si stringe, vincono loro.
Si era arrivati a prevedere l'esclusione automatica della custodia cautelare per quei reati la cui pena fosse inferiore ai 3 anni, che non mi pare una grande evoluzione, però era qualcosa. Nemmeno questo !!
I giudici non ne vogliono sentir parlare di una legge che gli tolga la discrezionalità anche su ipotesi di reato minori. Il carcere è troppo figo : ti fa finire sui giornali, ti guadagna il favore di una umanità che dai tempi del colosseo non è evoluta poi troppo, e magari ti fa guadagnare anche tempo, estorcendo confessioni e/o delazioni.
Del resto, anche i giornali anti giudici, come Il Giornale e Libero, costretti, probabilmente loro malgrado, al garantismo dai problemi del Cavaliere, quando possono riscoprono l'anima tipica della destra Law and Order (con forca sullo sfondo, come ai bei tempi del Far West ). Ieri il giornale di Belpietro si lamentava contro questa norma, anche se, devo dire, puntava il dito sugli arresti in flagranza.
Ladri e scippatori, sosteneva, ancorché presi sul fatto, dovevano essere rimessi in libertà. Sulla questione della flagranza, magari si può discutere, stabilendo che in questi casi permanga la discrezionalità del giudice. Ma negli altri perché mai ?
La regola costituzionale è che un individuo NON possa essere privato della libertà personale se non dopo un processo ed una condanna definitiva. Possono esserci eccezioni in particolari casi, gravi e motivati. Da noi invece con due righe di stile si risolve il problema, e gente come Scagli finisce privato della libertà per un anno (ed essere poi assolto). DI qui l'imperativo di ridurre la discrezionalità ai soli reati gravi e di autentico allarme sociale.
L'articolo del Corsera, che cita il caso Galan come possibile fruitore di norme più benevole per gli indagati, è utile a capire.
Può ritenersi Galan pericoloso socialmente ? C'è qualcuno che non dorme la notte temendo per sé e i propri cari sapendolo libero ?
Non parliamo di dispetto, di sete di giustizia (???) esemplare , parliamo di paura. La risposta, escludendo quelli intellettualmente disonesti o incapaci, è per forza negativa.
Galan , se colpevole dei reati che gli vengono attribuiti, è giusto che sconti la pena che verrà decisa, ma solo DOPO che questo avvenga !
Invece così non è e non sarà e non c'è Renzino od Orlanduccio che tengano, per coloro che avevano sperato al loro avvento.
Non parliamo poi di quest'altra barzelletta dei braccialetti elettronici che sono esauriti, per cui, in mancanza, è facile che ci sia un'impennata delle carcerazioni essendo di fatto impedita questa misura alternativa.
Qualche amico, commentando il ritorno (diciamo il tentativo di ritorno...) di Gianfranco Fini, facendo il verso all'ex leadel del MSI e AN, ha domandato se ci sembrava così brutta l'idea di 20 anni di Renzi, se l'alternativa era il ritorno del rottamato di destra o similari. Verrebbe da rispondere "Ti piace vincere facile eh ?!
Però, per come stanno andando le cose, mi viene da sperare che presto sorga qualche nuova e migliore possibilità, che veramente il sospetto che mister 40,8% sia il più grande bluff di questi inizi di secolo cresce quotidianamente.
Per le pene sotto i 3 anni
cambiata la norma
sul carcere cautelare
La legge era stata contestata dalle toghe
E Galan aveva già chiesto di usufruirne
ROMA — Giancarlo Galan avrebbe voluto approfittare volentieri di una norma che non prevedeva il carcere cautelare per reati la cui pena era sotto i tre anni. Ma l’ex governatore del Veneto — per il quale, comunque, essendo ora deputato di Fi, è la Camera che deve dare l’autorizzazione all’arresto— non si era aggiornato. Da pochissimi giorni la legge, che era stata contestata in diverse occasioni dalle toghe, non esiste più. Lo ha fatto sapere con una nota il ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Chiara la nota di via Arenula: esisteva una norma, approvata da entrambi i rami del Parlamento, che prevedeva il divieto di qualsiasi misura cautelare detentiva nel caso di previsione di una pena non superiore ai tre anni. «Ma il 26 giugno scorso il Governo è intervenuto per correggere questa norma con un decreto legge dove, tra le altre cose, viene prevista proprio la revisione della disciplina della custodia cautelare».
Con la correzione del governo adesso non ci saranno più automatismi, ma spetterà al giudice decidere di volta in volta.
Più precisamente, come dice la nota: «Sarà il giudice ad esprimere in concreto una prognosi sulla pena concretamente applicabile all’esito del processo, al solo scopo di evitare che l’imputato subisca una limitazione della propria libertà in via cautelare rispetto a una pena che non dovrà essere eseguita all’esito della condanna».
Dal ministero di via Arenula danno anche altre spiegazioni e dicono che il provvedimento, proprio perché un decreto, potrà essere modificato.
Spiegano: «Il testo introdotto, che prevede quindi la possibilità di applicare gli arresti domiciliari anche per pene inferiori a tre anni nella direzione di garantire una maggiore sicurezza dei cittadini, consentirà comunque al Parlamento di intervenire sulla materia con eventuali correzioni».
Giancarlo Galan aveva chiesto l’applicazione di una norma che era contenuta nel provvedimento così detto «svuotacarceri» e che proprio ieri alcuni organi di stampa avevano rilanciato con grande enfasi accusando il governo di «lasciare i ladri fuori dalle carceri».
Implicato nell’inchiesta sulle tangenti per il Mose, Giancarlo Galan continua a professare la sua innocenza e ieri ha protestato di nuovo. «Mi è stata negata, espressamente, la facoltà di difendermi davanti all’autorità giudiziaria», aveva detto nei giorni scorsi l’ex-governatore del Veneto profetizzando che i giudici lo ascolteranno soltanto una volta dentro il carcere.
Intanto, proprio ieri, è finita agli arresti nella sua casa di Vicenza Amalia Sartori: nella vicenda Mose la donna è accusata di finanziamento illecito ai partiti. E fino ad ora era rimasta ancora libera perché quado era stata firmata l’ordinanza di custodia cautelare era ancora parlamentare europea nelle file di Forza Italia.
Alessandra Arachi
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