Chissà cosa ne pensa Sergio Romano, e tutti gli estremisti della real politik di stampo kissingeriano come lui, dell'auspicio espresso da Luigi Ippolito in una sua riflessione pubblicata oggi sul Corriere.
In buona sostanza Ippolito ritiene che l'Europa e l'Occidente debbano accogliere la richiesta di protezione che può venire dagli ex stati sovietici, come l'Ucraina, oggi agli onori delle cronache, ma anche Georgia e Moldavia.
Figuriamoci Putin !!! E la gente come Romano, cresciuta ai tempi di Yalta, riterranno che quegli equilibri, guerra fredda o no, muro o no, non devono essere alterati. Se questo significa sacrificare l'indipendenza e la libertà di stati piccoli e deboli, ebbè il mondo è cattivo, si sa, tocca rassegnarsi.
Ecco, Ippolito appartiene ad un partito diverso, e ritiene si debbano trovare altri modi per rassicurare la sindrome di accerchiamento storicamente afflittiva della Russia che non quello di sacrificare l'aspirazione ad una vera autonomia degli stati confinanti.
la Georgia nuovo Membro della Nato?
le Paure occidentali per le Reazioni russe
Lo scorso weekend il capo del Pentagono, Chuck Hagel, è stato in visita in Georgia. Un importante gesto di rassicurazione per la piccola repubblica ex sovietica che si sente sempre più minacciata dall’espansionismo russo. Ma allo stesso tempo il segno di un dilemma che America ed Europa si trovano ad affrontare nel momento in cui ricalibrano le relazioni con Mosca.
Non è un mistero che l’obiettivo della Georgia, ma anche dell’Ucraina e forse pure della Moldavia, è di entrare a far parte della Nato in modo da poter usufruire dell’ombrello di sicurezza dell’Occidente: un deterrente nei confronti di eventuali, ulteriori ambizioni di conquista del Cremlino.
Ma è altrettanto chiaro che l’ingresso di territori già appartenuti all’Unione Sovietica nelle strutture militari atlantiche provocherebbe una reazione furibonda da parte di Vladimir Putin. Che già non ha esitato a scatenare una guerra di fronte alla prospettiva di una integrazione europea dell’Ucraina.
Non va dimenticato che l’attuale presidente russo, all’inizio del suo mandato, e in particolare dopo l’11 settembre 2001, si proponeva di instaurare un rapporto di partnership con l’Occidente. E che solo dopo l’avvio delle «rivoluzioni colorate» nello spazio post-sovietico (in Georgia nel 2003, in Ucraina nel 2004 e in Kirghizistan nel 2005) ha assunto un atteggiamento antagonista, di reazione a una percepita manovra di accerchiamento nei confronti della Russia.
Ciò non toglie che Mosca non ha esitato a ricorrere alle armi per tracciare la sua «linea rossa» : prima in Georgia nel 2008 e oggi in Ucraina. La verità è che al Cremlino non sembrano aver capito che Yalta appartiene al secolo scorso e che nel XXI secolo non ha più senso parlare di«sfere di influenza». Se una nazione, sia essa la Georgia, l’Ucraina o chi altri, non sa che farsene dell’autoritarismo euroasiatico e preferisce volgersi a Occidente, sta all’Europa e all’America farsi garanti della loro sicurezza. Senza fughe in avanti o inutili provocazioni. Ma senza neppure cedere al ricatto della forza.
Luigi Ippolito
Tutti ammattiti?
RispondiElimina