Dunque non basta risanare il proprio paese. Non basta sollevarlo da uno stato di crisi, facendo ripartire l'economia, abbassando le tasse, realizzando ottimi risultati sull'occupazione, meritandoti la tripla A nel rating internazionale, portandolo ad essere considerato la nazione più in salute dell'Europa .
Se sei svedese, se sei cresciuto nell'idea che dalla culla alla tomba è lo STATO che si deve occupare di te, tutto questo non conta se, per ottenerlo, hai dovuto sacrificare un po' del tuo mitico welfare.
E quindi adesso , dopo otto anni di potere a chi li ha rimessi in sesto, i biondi scandinavi sono pronti a riconsegnare le chiavi della spesa alla sinistra, che ha già annunciata che aumenterà le tasse per poter ridare smalto allo stato sociale ed egualitario.
E allora, se così è, e così sarà, è giusto che questo continente continui il suo declino segnando sempre più il passo rispetto hai paesi che il benessere lo devono, e vogliono, conquistare.
La Svezia cambia volto: 9 milioni alle urne Riscossa dei socialisti, ma è incubo neonazi
Domani il voto per il nuovo governo. Dopo otto anni di centrodestra,
il Paese sembra pronto a ridare fiducia alla socialdemocrazia. I
Democratici Svedesi (populisti) oltre il 10% nei sondaggi
Un manifesto elettorale del partito socialdemocratico a Stoccolma, in Svezia
inviata a stoccolma
Stoccolma ha cambiato vestito: mille occhi e mille slogan tappezzano i muri della capitale svedese, replicati all’infinito in tutta la città. Sono gli sguardi e le promesse dei candidati alle elezioni politiche che, a poche ore dall’apertura dei seggi, lanciano gli ultimi appelli ai nove milioni di elettori che domani dovranno scegliere il nuovo governo. Dopo una campagna tesa e densa di colpi di scena il Paese sembra pronto a ridare fiducia alla socialdemocrazia e a voltare le spalle a otto anni di governo di centrodestra. Il premier uscente Reinfeldt lascia il Paese in forte crescita economica, tasse basse e occupazione da record, con un boom di prosperità e consumi che hanno trasformato la patria del socialismo e delle tasse da capogiro alla stella dell’economia europea, con rating a tripla A, start up del calibro di Spotify ed espansione record di giganti come Ikea e H&M.
Secondo l’Economist la Svezia può affermare a ragione di essere l’economia più forte d’Europa: pil in crescita del 12 per cento, redditi aumentati del 20 per cento, bilancio in attivo e debito pubblico ragionevole. Sono dati che cancellano la vecchia immagine della Svezia come Paese delle tasse e paradiso dei socialisti.
Ma gli svedesi hanno deciso - almeno secondo gli ultimi sondaggi - di cambiare strada e almeno riconquistare quello stato sociale perduto negli ultimi anni a causa dei tagli al sistema scolastico, sanitario e all’assistenza sociale. Lo faranno scegliendo l’ex saldatore e sindacalista socialdemocratico Stefan Loefven, che ha promesso tasse più alte, equità, sostegno agli immigrati, e che è in testa ai sondaggi con un solido 30%. E se sotto la guida del leader di centrodestra la Svezia aveva superato la Danimarca come Paese della Ue con il più alto tasso di occupazione, pari al 79,4% delle persone comprese fra i 20 e i 64 anni di età, l’opposizione socialdemocratica ha fin qui concentrato i suoi attacchi sull’alto tasso di disoccupazione giovanile e contro i tagli di tasse alle imprese, e nell’opinione pubblica sembra aver fatto breccia l’idea che la crescita economica sia avvenuta a danno del concetto di uguaglianza dominante nel Paese.
Ma in queste frenetiche ore pre elettorali la paura viene dall’estrema destra e dal risultato che il partito populista e ultranazionalista potrebbe conquistare: i Democratici Svedesi potrebbero conquistare il 10% diventando così la terza forza politica del Paese, riuscendo, tra l’altro, a sparigliare le carte anche tra i due blocchi tradizionali - il centro sinistra avrebbe il 46% e il centrodestra il 39% - che non otterrebbero la maggioranza assoluta in Parlamento.
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