mercoledì 24 settembre 2014

FERRUCCIO de BORTOLI SPARA AD ALZO ZERO SUL PREMIER.

 

Forse dipende dal fatto che tra qualche mese non sarà più direttore del grande giornale di via Solferino, magari vuole segnare la sua distanza da quello che i rumors designano come il suo successore, Mario Calabresi, che oggi dirige La Stampa, quotidiano che per mesi è stato azzerbinato in modo quasi imbarazzante al Premier (da un po', leggermente meno, forse i dati pessimi economici hanno suggerito prudenza nell'entusiasmo speranzoso).
Sia come non sia, il fatto è che sono rimasto basito nel leggere il duro attacco di Ferruccio de Bortoli a Renzi.
Forse dai tempi di Mieli direttore contro Berlusconi, nella dichiarazione di voto a favore di Prodi ( era il 2006, quando tutti i sondaggi davano strafavorito l'Ulivo, quando si dice voler vincere facile...eppure le cose non andarono del tutto nel verso giusto, tanto che nel 2008 quel governo dovette dimettersi e si tornò al voto), che non si assisteva ad una posizione così netta e in rottura rispetto all'understatement tipico dei direttori del Corriere della Sera.
I rimproveri sono i soliti, è la fonte che stupisce : va bene l'egocentrismo e l'autostima, ma qui siamo a livelli ipertrofici, contesta de Bortoli al Premier (alzi la mano chi gli può dar torto ! ); molti dei suoi ministri sono mediocri ed è lecito pensare che sia la scelta precisa di un uomo a cui piace comandare senza ostacoli, che predilige la fedeltà alla lealtà (anche se in pubblico dice l'opposto), la "regionalizzazione" dell'esecutivo e dintorni, la retorica, efficace agli inizi ma che inizia a sedurre di meno e all'estero per nulla.
Tanta roba, come si suol dire, facilmente riscontrabile in un altro Premier a suo tempo molto popolare, e contestata da un uomo peraltro prudentissimo tanto da meritarsi l'appellativo di Ferruccio Rabbit...
Chissà che tweet sarcasticamente velenoso gli regalerà Renzino dopo un editoriale del genere !


IL NEMICO ALLO SPECCHIO
di Ferruccio de Bortoli
 


Devo essere sincero: Renzi non mi convince. Non tanto per le idee e il coraggio: apprezzabili, specie in materia di lavoro. Quanto per come gestisce il potere. Se vorrà veramente cambiare verso a questo Paese dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso. Una personalità egocentrica è irrinunciabile per un leader. Quella del presidente del Consiglio è ipertrofica. Ora, avendo un uomo solo al comando del Paese (e del principale partito), senza veri rivali, la cosa non è irrilevante.
Renzi ha energia leonina, tuttavia non può pensare di far tutto da solo. La sua squadra di governo è in qualche caso di una debolezza disarmante. Si faranno, si dice. Il sospetto diffuso è che alcuni ministri siano stati scelti per non far ombra al premier. La competenza appare un criterio secondario. L’esperienza un intralcio, non una necessità. Persino il ruolo del ministro dell’Economia, l’ottimo Padoan, è svilito dai troppi consulenti di Palazzo Chigi. Il dissenso (Delrio?) è guardato con sospetto. L’irruenza può essere una virtù, scuote la palude, ma non sempre è preferibile alla saggezza negoziale. La muscolarità tradisce a volte la debolezza delle idee, la superficialità degli slogan. Un profluvio di tweet non annulla la fatica di scrivere un buon decreto. Circondarsi di forze giovanili è un grande merito. Lo è meno se la fedeltà (diversa dalla lealtà) fa premio sulla preparazione, sulla conoscenza dei dossier. E se addirittura a prevalere è la toscanità, il dubbio è fondato.
L’oratoria del premier è straordinaria, nondimeno il fascino che emana stinge facilmente nel fastidio se la comunicazione, pur brillante, è fine a se stessa. Il marketing della politica se è sostanza è utile, se è solo cosmesi è dannoso. In Europa, meno inclini di noi a scambiare la simpatia e la parlantina per strumenti di governo, se ne sono già accorti. Le controfigure renziane abbondano anche nella nuova segreteria del Pd, quasi un partito personale, simile a quello del suo antico rivale, l’ex Cavaliere. E qui sorge l’interrogativo più spinoso. Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria. Auguriamo a Renzi di farcela e di correggere in corsa i propri errori. Non può fallire perché falliremmo anche noi. Un consiglio: quando si specchia al mattino, indossando una camicia bianca, pensi che dietro di lui c’è un Paese che non vuol rischiare di alzare nessuna bandiera straniera (leggi troika). E tantomeno quella bianca. Buon lavoro, di squadra
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1 commento:

  1. Evvai, dopo i padroni di Repubblica, storcono il naso anche al Corriere (che per inciso, nella nuova veste, non mi piace per niente); ucci ucci, arrivano problemucci per Renzi?

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