giovedì 25 settembre 2014

GIGGINO E' QUELLO CHE E', MA CON CHE FACCIA QUELLI DI FORZA ITALIA PRETENDONO LE SUE DIMISSIONI ???



Ci deve essere un corto circuito tra Costituzione e rispetto della Legge, perché sempre più spesso osservo che tanti magistrati, specie della procura, quando viene loro contestato di essere incorsi in inosservanza e/o violazione di norme di legge, non replicano sul punto ma dicono di aver agito "in nome della Costituzione..."
Del resto, la Carta fondamentale stabilisce i diritti e I principi generali, cardine diciamo, mentre è poi il sistema delle leggi (da noi un ginepraio, per quante sono e per come sono scritte male) a regolare la vita ordinaria dei cittadini. Viceversa, sempre più spesso si vede citata la Costituzione come se fosse un Codice. 
Ciò detto, con evidente riferimento alla penosa difesa di se stesso fatta da Luigi De Magistris (penosa nella sostanza, perché l'uomo ha tutto il sacrosanto diritto di difendersi) , e ribadendo quanto di male su di lui pensiamo (i post in questo senso sul blog sono tanti, l'ultimo è quello di ieri proprio in occasione della condanna del Tribunale di Roma : http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/09/piove-su-giggino-de-magistris.html), non si può non biasimare la richiesta di dimissioni che viene da quelli di Forza Italia.
Benedetti figli, ma come fate ???  E' vero che questa ipocrisia strabica è propria di tutti i partiti, che sono un giorno garantisti e un giorno giustizialisti a seconda non solo della casacca indossata dall'imputato di turno, ma addirittura della corrente di appartenenza (nel PD questa cosa è molto evidente, specie ultimamente), però è altrettanto vero che una formazione che ha come leader Silvio Berlusconi non può MAI, ma proprio mai, distrarsi e chiedere le dimissioni di qualcuno solo perché condannato in primo grado ! 
Ma con che faccia ??
Chi legge il Camerlengo sa del convinto garantismo difeso su queste pagine, che in politica le scelte le devono fare gli elettori e non i magistrati, e fino a quando non ci sono condanne definitive, con eventuali sanzioni anche nel campo dei diritti civili (quali quelli elettivi), nessuno deve essere obbligato a fare "passi indietro". Può essere questione di sensibilità ed opportunità politica (dalla prima forse è meglio non troppo pretendere ), e uno come De Magistris, che del Law and Order ha fatto la bandiera con la quale  fare carriera una volta deposta ( e per fortuna !!!) la toga, potrebbe anche fare beau geste come quello del Governatore Errani.  
Non oltre questo.
Vale per tutti, però per quelli di Forza Italia un po' di più.


De Magistris sotto assedio dopo la condanna: “Resisto, non mi dimetto e lotto per la giustizia”

Un anno e tre mesi di reclusione per le intercettazioni a strascico dell’inchiesta “Why Not”. Forza Italia: lasci. Ma il sindaco di Napoli rilancia: bisogna abbattere i pezzi di Stato collusi
ANSA

Il giorno dopo la condanna ad un anno e tre mesi di reclusione inflitta dal Tribunale di Roma a Luigi De Magistris per la vicenda delle utenze di alcuni parlamentari acquisite senza le relative autorizzazioni nel 2006, quando era pubblico ministero a Catanzaro e titolare dell’inchiesta denominata «Why Not», arrivano al sindaco di Napoli le prime richieste di dimissioni. Ma lui non arretra: «Ci sono pezzi di Stato collusi che vanno abbattuti e servitori dello Stato di cui esser fieri: io non mollo, resisto e lotto per la giustizia», scrive su Twitter. 


La vicenda  
L’inchiesta “Why not”, avviata da Luigi De Magistris, allora pm a Catanzaro ipotizzava una serie di illeciti nella gestione di fondi statali, regionali e comunitari con la complicità e la partecipazione dei politici. Avviata nel 2009, è durata tre anni coinvolgendo un centinaio di persone tra le quali politici di primo piano a livello nazionale, a cominciare dall’allora presidente del Consiglio Romano Prodi, oltre a presidenti e assessori delle Giunte regionali calabresi di centrosinistra e centrodestra. Dell’ipotesi accusatoria, dopo anni di processi, da un punto di vista giudiziario è rimasto ben poco. Tra proscioglimenti, archiviazioni, assoluzioni e prescrizioni, la quasi totalità degli indagati alla fine ne è uscita indenne. In piedi è rimasta soltanto un’ipotesi di associazione per delinquere a carico di sei imputati per la quale il processo è ancora in corso davanti ai giudici del Tribunale di Catanzaro. Se le conseguenze giudiziarie sono state limitate, ben altre sono state quelle sul piano politico. L’inchiesta “Why not”, infatti, ha avuto un peso determinante per la caduta del Governo di Romano Prodi, dimessosi il 24 gennaio 2008, dopo che Clemente Mastella - anche lui indagato e la cui posizione fu poi archiviata - proprio per quell’indagine fece venire meno il suo sostegno al Governo . L’indagine fu poi avocata dalla Procura generale di Catanzaro, con conseguenze che in quel momento erano difficilmente immaginabili. Il magistrato, sottoposto a procedimento disciplinare per l’acquisizione abusiva di tabulati telefonici di parlamentari, si dimise entrando in politica, diventando subito eurodeputato di Idv e poi riuscendo a farsi eleggere sindaco di Napoli. Ma Why not è stata anche al centro di uno scontro senza precedenti tra apparati giudiziari: la Procura della Repubblica di Salerno e la Procura generale di Catanzaro si sequestrarono a vicenda i fascicoli, costringendo il Csm a sostituire tutta la catena gerarchica. 

Le reazioni  
«Diversamente, il prefetto di Napoli lo sospenda come è già accaduto a Terzigno ed in altri casi -afferma il senatore di Forza Italia, Franco Cardiello, membro della Commissione Giustizia di Palazzo Madama -. Napoli non merita di essere amministrata da un signore, ex magistrato, che ha abusato dei suoi poteri violando la costituzione. Proprio De Magistris, che da magistrato ha provocato danni enormi applicando all’esercizio della sua professione una becera cultura forcaiola a prescindere, non può invocare il garantismo». «Liberi il Comune di Napoli della sua presenza e restituisca ai cittadini la libertà di scegliere un nuovo, vero sindaco», aveva dichiarato Amedeo Laboccetta, vicecoordinatore campano di Forza Italia ed ex parlamentare del Pdl. Dello stesso tenore il commento di Daniela Santanchè: «Al giustizialista De Magistris, che ha sempre predicato in un modo ma ha sempre razzolato in un altro come si evince anche dalla condanna di oggi, dico: Sii coerente con le tue battaglie, dimettiti». «De Magistris condannato. Non commento mai le sentenze dei giudici. Non lo farò neanche oggi. Resisto alla “tentazione” e taccio. Comportarsi come hanno fatto in questi anni il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e il vicesindaco Tommaso Sodano sarebbe incoerente». A scriverlo su Facebook è il vicepresidente degli europarlamentari Pd, Massimo Paolucci. «Silenzio. Attendiamo gli altri gradi di giudizio. È’ questa la differenza tra un garantista ed ottusi giustizialisti», conclude l’europarlamentare. 

De Magistris: «La peggiore delle ingiustizie»  
«La mia vita è sconvolta e sento di aver subito la peggiore delle ingiustizie, ma non cederò alla tentazione di perdere completamente la fiducia nello Stato. Rifarei tutto, ho giurato sulla Costituzione ed ho sempre pensato che un magistrato abbia il dovere di indagare ad ogni livello, anche quello che riguarda la politica». Luigi De Magistris ha affidato a Facebook il suo sfogo, dopo la condanna . Una tegola inattesa, dopo che a maggio la procura capitolina aveva avanzato richiesta di assoluzione nei suoi confronti. I reati che gli vengono contestati? Per De Magistris sono «fatti insussistenti». «In Italia, credo, non esistano condanne per abuso di ufficio non patrimoniale. Sono stato condannato per avere acquisito tabulati di alcuni parlamentari, pur non essendoci alcuna prova che potessi sapere che si trattasse di utenze a loro riconducibili. Prima mi hanno strappato la toga, con un processo disciplinare assurdo e clamoroso, ed ora mi condannano, a distanza di anni, per aver svolto indagini doverose su fatti gravissimi riconducibili anche ad esponenti politici. Non avendo commesso alcun reato, ho la speranza che si possa riformare, in appello, questo gravissimo e inaccettabile errore giudiziario», sottolinea. 
«Con questa sentenza, di fatto, mi viene detto che non avrei dovuto indagare su alcuni pezzi di Stato, che avrei dovuto fermarmi. Rifarei tutto, perché ho agito con coscienza e rispettando solo la Costituzione. Vado avanti con onestà e rettitudine. La giustizia è più forte della legalità formale intrisa di ingiustizia profonda», conclude il sindaco di Napoli. Sul suo profilo Facebook, i commenti sono divisi in due: c’è chi lo incoraggia ad andare avanti («resisti, sindaco»), chi gli chiede di dimettersi. 

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