giovedì 4 settembre 2014

GLI STATALI PIANGONO PER IL BLOCCO DEGLI STIPENDI. E QUELLI CHE IL LAVORO LO HANNO PERSO O NON CE L'HANNO ?



Nel giorno della grande amnistia - vabbè annunciata per il momento, che pretendete ? - dei 150.000 precari della scuola, che verranno tutti assunti (non ci sono le cattedre? e che problema c'è ?) c'è  però la delusione dei 3 milioni di dipendenti pubblici che si trovano bloccato l'aumento dello stipendio. Accade dal 2010, e capisco che non sia una bella cosa.
Negli stessi 4 anni milioni di persone hanno perso il posto di lavoro, per la chiusura delle aziende, e quelli che lo hanno conservato, lo stipendio, lo hanno visto diminuire o formalmente, coi contratti di solidarietà, con la cassa integrazione, o di fatto (le aziende pagano acconti...). Non parliamo di quelli che invece il lavoro non lo perdono perché semplicemente NON ce l'hanno (specie i giovani, vedi foto in alto).
Personalmente, ma non credo affatto di essere il solo, ho diminuito l'importo dei miei onorari professionali, e con le società per cui lavoro non mi sogno certamente di chiedere un ritocco dei compensi (sai le pernacchie ??). Naturalmente il mio reddito non è rimasto identico, come invece quello degli statali, ma si è ridotto. In teoria, piccola consolazione,  non dovrebbe nemmeno essere aumentato troppo il costo della vita, vista l'inflazione bassa, ma sarebbe dire un'oscenità, perché sono aumentate , e tanto, le tasse, generali (IMU, TASI TARE) e professionali (contributo unificato, copie, bolli...).
QUESTA E' LA REALTA' e non solo italiana. 
In Spagna, Portogallo, Irlanda, per non parlare della Grecia (ma anche in GB e adesso tocca alla Francia) il lavoro dipendente pubblico è stato attaccato a livello di posti di lavoro, e quando è andata bene sono state tagliate "solo" le tredicesime. Da noi Renzi ha regalato 80 euro nella busta paga. Certo, in agosto i suoi ministri si erano affannati a rassicurare i sindacati e il proprio popolo che il blocco non si sarebbe ripetuto., che si trattava di invenzioni giornalistiche, di "disfattismo" e di gufi. Poi, i conti con la dura verità.  Gli alti lai dei sindacalisti nemmeno li riporto, che sono sempre gli stessi.
Più interessante invece il commento di Enrico Marro, sul Corriere.
Buona Lettura

Il Realismo dei Conti 
e il Primo taglio Lineare
di ENRICO MARRO
 


La notizia che i contratti pubblici, già bloccati per legge dal 2010, rischiavano di restare fermi ancora qualche anno fu data dai giornali per la prima volta il 10 aprile scorso. Bastava leggere il Def, il Documento di economia e finanza appena approvato dal governo Renzi, per leggere, a pagina 34 della sezione II, che la spesa per i dipendenti pubblici (164 miliardi di euro nel 2013) aumenterà dello 0,3% ma solo «nel 2018 in ragione della nuova indennità di vacanza contrattuale relativa al triennio 2018-2020». Ma se si prevede di pagare tale indennità (che recupera il 50% dell’inflazione) è perché, fino a quella data, non si ha in programma di rinnovare i contratti di lavoro. Il ministero dell’Economia reagì stizzito a questa interpretazione con un comunicato dove assicurava che «le notizie apparse sulla stampa non hanno alcun fondamento» e spiegava che le previsioni del Def «sono elaborate sulla base della legislazione vigente» che al momento non autorizzava il rinnovo dei contratti bloccati dal 2010. L’ipotesi di una proroga del blocco è circolata sui giornali una seconda volta il mese scorso, ma è stata liquidata, insieme con altre, da Renzi in persona con un tweet: «I giornali di agosto sono pieni di progetti segreti del governo. Talmente segreti che non li conosce nemmeno il governo». Poi, l’altro ieri, improvvisamente, il sottosegretario alla Pubblica amministrazione, Angelo Rughetti, ha ammesso: «Non si può dare tutto a tutti. Se il Def non cambia con la nota di aggiornamento, lo stop ai contratti resta». Appunto. E ieri il ministro Marianna Madia, che pure aveva fatto spallucce alle indiscrezioni giornalistiche di agosto, ha confermato: «In questo momento le risorse per sbloccare i contratti non ci sono». Lo Stato risparmierà così almeno 2,1 miliardi solo nel 2015.
Raccontare come si è svolta la vicenda è utile. Perché essa è paradigmatica di come alla fine anche il governo Renzi debba fare i conti con la dura realtà. È evidente che, nonostante l’ottimismo per tanti versi meritorio del presidente del Consiglio, la coperta è sempre più corta. E non è questione di essere gufi.
Ieri Renzi ha promesso che taglierà di 20 miliardi la spesa pubblica nel 2015. Se 2,1 miliardi verranno solo dal blocco dei contratti pubblici, dovrebbe ammettere che aveva ragione chi faceva osservare che non si possono fare tagli così importanti senza toccare le tre voci principali di spesa: pensioni, sanità e pubblico impiego appunto. Infatti, tanto per fare un esempio, dalla riduzione o «aggregazione» (come preferisce Renzi) delle municipalizzate si potrebbero al più risparmiare 500 milioni nel 2015, secondo stime dello stesso governo. Infine, che cos’è la proroga del blocco dei contratti pubblici se non un taglio lineare? Proprio quelli che il governo aveva promesso di non fare. Quanti altri ce ne saranno nella “nuova” Spending review?

1 commento:

  1. MARCO PAGELLA

    E gli Avvocati , il Professionisti, gli Artigiani , che fanno ? Ridono ?

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