Il Popolo è sovrano, e quindi se effettivamente, come rileva Pagnoncelli, due italiani su tre dichiarano il loro favore per Renzi e, a cascata, sul suo governo, è un dato di fatto. Noi non saremo tra quelli che dicono che gli italiani sono stupidi o peggio, come invece è andato di moda per 20 anni per il solo fatto che milioni di essi votavano Berlusconi.
Personalmente, credo che si tratti dell'umana necessità di attaccarsi a qualcosa o qualcuno, specie nei momenti di difficoltà più gravi.
E in questi casi, quando il meccanismo di affidamento scatta, l'abbraccio alla botte di legno è compulsivo, resiste comunque, considerando esiziale qualsiasi alternativa.
Per cui, stando sempre al sondaggio pubblicato sul Corriere della Sera, non è che gli italici non si rendano conto dell'economia che continua a non andare bene, con tutti gli indicatori con segni negativi (debito, spesa pubblica, occupazione, tasse, produzione...) , e il consenso per alcuni discutibili provvedimenti dell'esecutivo non raggiungono il 50% degli intervistati, registrando una maggioranza relativa.
Dunque è il Premier che continua a "piacere", malgrado tutto. Al Popolo. Perché le critiche sui quotidiani aumentano, anche dall'estero, così come dai singoli settori che in questi sei mesi ben poco di buono hanno visto dal nuovo esecutivo (mentre i dipendenti, specie pubblici, specie insegnanti, qualche bonus di pregio sì...).
Però lo slogan dell' "ultima spiaggia", personalmente sentito pronunciare anche da persone che stimo e sulla cui intelligenza sono pronto a giurare, ancora fa breccia, nonostante che si tratti evidentemente di una sciocchezza (come lo era, in negativo, per il Cavaliere, o per come lo è stato per "Monti", il "salvatore" precedente). Vi è poi l'altra vulgata che pure riscuote tra la gente molto successo : se le cose non migliorano la colpa è di quelli che remano contro, quelli che non gliele fanno fare a Renzino le benedette riforme...
Se chiudete gli occhi e tornate indietro di un paio di lustri, sono le stesse identiche cose che a destra si dicevano per Berlusconi...
Ma si sa, il rigore è scandaloso o sacrosanto a seconda se a favore o no della nostra squadra...
Nel leggere questi risultati, fossi in Renzino un pensiero alle elezioni anticipate lo farei, perché se i dati economici, quelli che contano, continuassero a non migliorare, anche questa cieca fiducia popolare prima o poi inizierà a declinare, come sta già facendo quella degli osservatori meno sognanti.
Il premier convince
quasi due italiani su tre
Ma non sulla crescita
I consensi salgono dal 61 al 64 per cento
Sulle misure prevalgono i giudizi negativi
Il primo sondaggio realizzato dopo la pausa estiva fa registrare un consenso stabile per l’operato del governo: il 58% degli intervistati esprime complessivamente valutazioni positive (rispetto al 59% di fine luglio), con un incremento del 3% di quelle «molto positive». E il sostegno a Renzi cresce: quasi due su tre (64%) esprimono un giudizio positivo con un aumento del 3% rispetto a luglio.
Peraltro le opinioni su alcuni interventi presentati o attuati dall’esecutivo risultano controverse: la riforma della pubblica amministrazione risulta apprezzata dal 42% dei cittadini e non gradita dal 40%; la riforma della scuola ottiene un buon livello di consenso (48% i giudizi positivi, 35% quelli negativi) mentre i provvedimenti a sostegno della crescita economica sono giudicati più negativamente (46%) che positivamente (42%). La decisione che incontra il favore più elevato è stata la nomina del ministro degli esteri Federica Mogherini alla guida della diplomazia europea: 49% contro 28% di giudizi negativi. Va sottolineato che una parte non trascurabile dei cittadini (dal 12% nel caso degli interventi per la crescita al 23% per la nomina del commissario Pesc) non si esprime, ignorando il tema o dichiarando di avere poche informazioni per giudicare.
In generale si conferma il grande sostegno per il governo e per il premier da parte degli elettori del Pd (il 40% dei quali, lo ricordiamo, rappresenta elettorato nuovo, proveniente da partiti diversi) e di quelli centristi e un consenso inusuale, sebbene più contenuto, presso gli dei partiti di opposizione (FI e M5S).
Tra i segmenti sociali risultano più critici con l’esecutivo quelli più esposti alle conseguenze della crisi: artigiani, commercianti, partite Iva e piccoli imprenditori penalizzati da una domanda interna che non decolla; disoccupati, sempre più preoccupati di rimanere ai margini della società, e casalinghe, quotidianamente alle prese con la quadratura del bilancio familiare.
Il perdurante consenso della maggioranza dei cittadini per il governo risulta davvero sorprendente, tenuto conto di tre aspetti: gli indicatori economici che rimangono negativi (o addirittura peggiorano); l’abituale pessimismo che caratterizza l’opinione pubblica al rientro dalle ferie; l’atteggiamento decisamente critico nei confronti dell’esecutivo espresso da molti media nel mese di agosto. A questo proposito sembra che la «luna di miele» di Renzi con la stampa sia terminata, quella con l’establishment (imprenditori, realtà associative, sindacati e, in generale, corpi intermedi) attraversi una fase delicata, mentre quella con i cittadini continua senza cedimenti.
In realtà l’indice della fiducia dei consumatori rilevato dall’Istat nel mese di agosto evidenzia una flessione (da 104,4 a 101,9): si tratta del terzo calo consecutivo, dopo un periodo di costante crescita registrato dal dicembre 2013 fino allo scorso maggio.
Questo dato sembrerebbe in contraddizione con i risultati del sondaggio odierno, ma non lo è: un’analisi più approfondita dei dati Istat, infatti, evidenzia che il calo riguarda soprattutto il clima economico (-6,6 punti) e molto meno la situazione personale il cui indice si riduce solo leggermente (-1,1). Semplificando, si osserva che aumenta la divaricazione tra i giudizi sulla situazione economica del Paese, sempre più negativi, e quelli sulla condizione personale che non è certamente rosea ma almeno non è peggiorata. Come dire: l’Italia va male ma io me la cavo.
E se lo scenario generale non migliora, la colpa è di chi resiste al cambiamento, dei conservatori, di chi non vuole rinunciare a rendite di posizione o privilegi… ma certamente non di Renzi. Così la pensano i suoi numerosi sostenitori.
In questa fase, quindi, sembrano venir meno sia la tradizionale relazione tra l’andamento economico del Paese e il consenso sia la capacità dei media di influenzare significativamente l’opinione pubblica che, al contrario, in larga misura giudica il premier alle prese con una battaglia molto dura, solo contro tutti, per «fare uscire il paese dalla palude». E questa «solitudine» lo rafforza agli occhi dei cittadini.
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