mercoledì 1 ottobre 2014

PIERLUIGI BATTISTA HA RAGIONE : NON DATE IL PREMIO SACHAROV AD UN ANTISEMITA



Giusta e puntuale la denuncia di Pierluigi Battista, sentinella sempre attenta contro ogni atto di antisemitismo e confinante. In questo caso si tratta dell'improvvida candidatura, avanzata dalla lista Tsipras, presente al Parlamento Europeo, di tale Alaa Abd El-Fattah, un blogger egiziano, per l'assegnazione del premio Sacharov.
Il soggetto in questione ha acquisito dei meriti per  la sua azione di denuncia delle azioni illiberali del regime di Mubarak. E' stato anche arrestato per questo.
PERO', Alaa Abd El-Fattah non è solo questo. E' anche un fiero antisemita, uno di quegli arabi per cui Israele non deve semplicemente esistere.
E allora premiarlo non ci sembra il caso




Lo scivolone della lista Tsipras 
sul blogger che odia Israele



Non dovrebbe essere difficile per gli europarlamentari della lista Tsipras: ammettere al più presto l’errore commesso con leggerezza e ritirare la candidatura per il premio intitolato a Sacharov e alla libertà di pensiero a favore di un blogger che odia i «sionisti» e invoca la fine (proprio così, testuale, «la fine») di Israele.
Alaa Abd El-Fattah è un blogger egiziano che ha offerto una piattaforma digitale al dissenso nell’era Mubarak e che è stato ripetutamente incarcerato dal 2006 per le sue opinioni. Detta così, si potrebbe comprendere la scelta della sinistra europarlamentare. Una difesa liberale del diritto di espressione conculcato in Egitto è doverosa. No alla prigione per i dissidenti. Sì alla libertà di pensiero, ci mancherebbe. Solo che un premio intitolato a un grande martire della libertà come Sacharov non potrebbe contrastare di più con il merito delle opinioni espresse da Alaa Abd El-Fattah. Meritevoli di essere divulgate. Ma ispirate a un odioso pregiudizio, improntate a un antisionismo così radicale e oltranzista da farle sconfinare nel più vieto antisemitismo. Nel cuore dell’Europa, con gli spettri dell’odio antiebraico che ci assillano, perché alimentare equivoci culturali, dare spazio agli appelli all’intolleranza? Ha detto il premiando: «C’è ancora un buon numero di israeliani che noi dobbiamo uccidere prima che il problema possa essere risolto». Ha detto proprio così. E ha ribadito: «Tutti gli israeliani sono criminali: un esempio accettabile di generalizzazione, come dire che tutti gli esseri umani hanno diritti». Quale la soluzione del blogger per i conflitti in Medio Oriente? Questa: «Israele deve finire». Ecco, con un pedigree così sarebbe scandaloso che il nome del blogger egiziano possa essere associato a quello di Sacharov. La lista Tsipras non ha cominciato nel modo più brillante la sua azione in Parlamento. Una buona occasione per ammettere lo scivolone e riscattarsi.

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