mercoledì 18 febbraio 2015

LA LEZIONE DI PARMA : ATTENZIONE TIFOSI CHE IL GIOCATTOLO SI STA ROMPENDO

 

Sta succedendo al Parma, mica a noi....pare di sentirli i tifosi ignoranti del monito di Heminguay "non chiederti per chi suona la campana"...
La squadra emiliana è ad un passo dal fallimento (cosa accadrà poi ? tutte le partite future saranno vinte a tavolino ? e quelle poche che col Parma qualche punto lo hanno perso, giocandoci ? come da ultimo la Roma ? bel casino !), ma, leggo da Mario Sconcerti, sono centinaia le società professionistiche fallite in questi anni, nel silenzio generale perché la serie A non veniva toccata. Adesso accade, mentre il campionato italiano continua ad allontanarsi dai vertici di Spagna, Germania e Inghilterra (in Francia c'è solo il PSG per il momento) per fine dei quattrini. La Juve, per solidità di organizzazione, è tornata a primeggiare nel confini nazionali, ma fatica, tanto, fuori e vedremo presto cosa accadrà contro il Borussia, che pure sta vivendo una stagione tribolata. Milan e Inter, perdendo i loro mecenati non più disposti a perdere centinaia (!!) di milioni per la loro passione, vediamo in che guai si stanno districando, e man mano le società vengono rilevate da proprietari stranieri che però, per il momento almeno, non si mostrano altrettanto ricchi (o generosi) dei loro colleghi stranieri che finanziano altri club europei.
Insomma, se negli ultimi due mondiali non siamo andati oltre la fase a gironi, e l'ultima champions vinta (anche con una qual certa fortuna) risale all'Inter di Mourinho, nel 2010,  non è  per una congiura degli astri o qualche complotto della Uefa di Platini.

Tanti soldi in cambio di cosa?
E il mecenate lascia




C’è un problema nel calcio italiano che negli altri Paesi hanno risolto grazie a sceicchi e petrolieri: da noi il calcio ha smesso di essere il divertimento degli imprenditori. Manca chi lo finanzia. E chi lo fa ancora, insiste su una grande attenzione al bilancio. Ormai tutto il movimento si regge sui diritti televisivi e sugli sponsor, siamo passati con grande fretta dal mecenatismo più entusiasta (pensate a Tanzi, Cecchi Gori, Cragnotti, gli stessi Moratti e Berlusconi giovani) alla ricerca del guadagno. Si è rovesciato il mondo, non potevano non rovesciarsi anche i risultati. Non siamo stati mai più bravi degli altri, non abbiamo mai avuto un modello da esportare. Spendevamo semplicemente tanti soldi in più, sceglievamo i giocatori migliori. Poi sono arrivati altri ricchi che hanno alzato dieci volte la posta e a noi non è rimasto che lasciare il tavolo. Sono fallite un centinaio di società professionistiche quasi nel disinteresse generale perché il nucleo del sentimento resisteva, le grandi società non erano toccate. Ora Milano ha ceduto l’Inter e Berlusconi pensa inevitabilmente a cedere il Milan. Il Bologna è di un canadese, la Roma di un americano. Senza Tanzi, Parma si accorge che la serie A è un lusso. Resta la domanda iniziale: perché oggi gli imprenditori non mettono più soldi nel calcio? Perché detestano l’attenzione che il calcio porta, la selezione avviene nel silenzio come i migliori affari. Perché i costi del calcio, per chi vuole provare a vincere, sono sempre più alti, perché gli stipendi dei calciatori mangiano tutto e il resto del business è una scommessa: chi arriva secondo ha speso quanto chi è arrivato primo, ma ha perso tutto. Perché il calcio è diventato un problema sociale, produce incidenti, rancori, malavita, difficile venderlo come un prodotto buono. Perché anche in un momento in cui tutti capiamo l’importanza dei soldi, non c’è pubblico che abbia coscienza dello sforzo economico di un presidente. Deve sempre spendere di più. Il Milan ha 256 milioni di debiti e una gestione quasi in pareggio: come può recuperare? L’Inter non sta meglio, per la prima volta è stata data come garanzia alle banche per lo spostamento del suo debito. Manca dovunque chi abbia voglia di metterci i soldi. Ma la domanda nuova è: in cambio di cosa?

Nessun commento:

Posta un commento