Conciso ma efficace il pensiero di Polito sull'agitarsi di qualche protagonista a sinistra di Renzi. Landini, in primo luogo, ma anche la Boldrini, che si deve essere ricordata che in Parlamento c'è finito (ahinoi) grazie a Sel, e non deve esserle piaciuto vedere così maltrattati i suoi ex compagni dalle truppe renziane.
In tempi di crisi, con la paura di perdere il lavoro e finire nella bolgia infernale di chi lo cerca con affanno, il sindacato ha il suo bel da fare a difendere la sua trincea, e se ne sta accorgendo anche il capo della Fiom, il più militarizzato di quel campo, che vede fallire uno dietro l'altro gli scioperi organizzati contro gli straordinari voluti dalla Fiat.
La Boldrini, dal suo canto, denuncia un Parlamento un po' strapazzato dall'"uomo solo al comando".
Polito ha ragione quando sostiene che di questi tempi, lavoro e meno insicurezza vengono preferiti a principi pure nobili come democrazia, rispetto delle opposizioni (figuriamoci !) e roba del genere.
Sono meno d'accordo - ma spero abbia ragione lui - che Renzi sarà favorito dalla ripresa, che finalmente starebbe stavolta pèr avverarsi.
La pomigliano
della sinistra
di Antonio Polito
Non c’è dubbio che il segretario della Fiom abbia il fisico del ruolo: voce tonante e petto in fuori, sembra perfetto per il nuovo genere televisivo dell’ indign-tainment , un po’ indignazione e un po’ intrattenimento. Ma l’idea di trasformare le tensioni sociali in una coalizione politica, una sorta di Syriza o Podemos italiani, non può funzionare ora che la curva dell’economia cambia verso. Di solito la sinistra appare più forte nelle crisi perché punta su slogan di maggiore equità sociale, come in Grecia. Ma quando si riprende a crescere l’opinione pubblica chiede briglie sciolte. Landini avrebbe dovuto capirlo a Pomigliano: hanno scioperato in cinque quando ha tentato di bloccare il primo sabato di straordinario sulla linea della Panda, con la motivazione che il lavoro andava condiviso col resto della fabbrica. Nessuno rinuncia al lavoro oggi, neanche in cambio di solidarietà, e forse nemmeno di diritti. La politica è cosa diversa dall’agitazione sindacale, e non basta agitare più forte.
Più appuntita è la polemica di Boldrini. L’ansia del Paese di mettersi la recessione alle spalle rende oggi popolare uno stile di governo sbrigativo. Ma proprio perché l’opinione pubblica è più tollerante, il rischio di arrecare danni alla democrazia parlamentare è più elevato, anche al di là delle intenzioni. Il governo ha appena esercitato una delega legislativa oltre il parere del Parlamento, e c’è chi dice che voglia legiferare per decreto perfino su una materia come la governance della Rai. È difficile rimproverare a Laura Boldrini la sua frase sull’«uomo solo al comando» quando sono i renziani stessi a ricorrere abitualmente alla minaccia di «andare avanti da soli». Come è poi accaduto sulla riforma costituzionale, approvata dal Pd a Montecitorio in perfetta solitudine.
Ma se la questione democratica esiste, è flebile la voce di chi vorrebbe trasformarla nell’arma di una sfida politica al premier. Non solo quella di Boldrini, tra l’altro impacciata dalla sua carica istituzionale (si prepara un nuovo caso Fini?). Ma anche quella della sinistra pd: di questi tempi perfino i suoi elettori sembrano disposti a scambiare un po’ di benessere in più con un po’ di democrazia parlamentare in meno
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