Non ero contento quando appresi che era stato preso Allegri al posto di Conte. Il livornese non mi è simpatico (nemmeno il CT della nazionale, veramente, del resto, entrambi parecchio lontani dai miei mister preferiti : Liedholm, Erikson, Carlo Ancelotti...). Non è solo il ricordo del rosicone che perse lo scudetto nel primo anno della Juve contiana, ma in generale il carattere ombroso - in distonia col suo cognome -, permaloso ( cerca di celarlo ma non ci riesce), dell'attuale mister bianconero che non mi piacciono. In più, non mi entusiasma il suo gioco. Insomma, si è capito, non sono un estimatore di Max.
Ciò posto, gli va dato atto di aver assolutamente assolto la non facile missione che gli era stata affidata.
Dopo tre scudetti consecutivi impreziositi da una serie di fantastici records, difficilmente battibili (102 punti) e alcuni solo eguagliabili ( un'intera stagione imbattuti in ben 38 partite, en plein di vittorie casalinghe in un campionato...), era impossibile fare meglio nel campionato, ma anche evitare un naturale, umano rilassamento, almeno sul fronte interno, dei giocatori, appagati e stressati dalla cavalcata imposta dal mister precedente.Allegri c'è riuscito, e questo è merito non piccolo. In Champions ha ottenuto il risultato auspicato dalla società, arrivare ai quarti. Se il sorteggio fosse favorevole (Porto e Monaco, in primis, oppure Atletico e PSG, in alternativa, dove non saremmo favoriti ma nemmeno chiusi dal pronostico, come sarebbe se ci toccasse una delle altre tre, Real, Barca o Bayern), si potrebbe addirittura fare un altro passo nella prestigiosa competizione.
In campionato, se non accadono terremoti, lo scudetto è vinto, e sarebbe il quarto consecutivo, un'impresa importante.
Credo che la juventinità di Antonio Conte sia fortemente messa alla prova di fronte a questi risultati di un successore con il quale corre una educata, reciproca antipatia.
Euforia Allegri: “E ora tutto può succedere”
Il tecnico dopo il passaggio ai quarti di Champions: “Possiamo
giocarcela”. E Jurgen Klopp lascia lo stadio da solo a piedi, zaino in
spalla.
REUTERS
inviato dortmund
Un po’ meno italianista, un po’ più europeista: Massimiliano Allegri vince la sfida strategica, pur senza dimenticare lo scudetto, e a primavera riconsegna una Juve tra le prime otto migliori d’Europa, dopo aver piallato a domicilio il Borussia Dortmund. Tre a zero, e appena due tiretti concessi verso Gigi Buffon. La partita perfetta. «E’ un successo meritato - ha detto alla fine l’allenatore bianconero - e i ragazzi hanno dimostrato di poter far bene e di potersela giocare in Europa. Tre o quattro squadre sono sopra di noi, ma tutto può succedere. Bisogna giocare bene tecnicamente, e stavolta è andata bene».
Oltre il fisico, la tecnica, gli schemi, c’è una fiducia in se stessi mai vista, a questi livelli: «La Juventus è consapevole dei propri mezzi - ha spiegato ancora Allegri - ha qualità tecniche e fisiche. Ci vuole più tranquillità in Europa, dove abbiamo davanti grandi giocatori e devi capire quando si può fare una cosa e quando non si può. In Italia vinci anche non giocando bene, in Europa no». Più palleggio e meno assalti, come si riassumeva brutalmente all’inizio.
A Dortmund, s’è visto gioco e risultato: «Volevamo passare il turno, e ci siamo riusciti, con due ottime partite. Anche a Torino, tranne lo scivolone di Chiellini, avevamo concesso zero. Siamo partiti bene - ha raccontato ancora il tecnico juventino - poi all’infortunio di Pogba c’è stato qualche problema di distanze». Perché con il passaggio dal 4-3-1-2 al 3-5-2 era necessario riprendere le misure. «Poi, nella ripresa è andato tutto bene, concedendo zero». Missione compiuta dunque: «Era dura contro un Borussia che ha sempre fatto bene, per questo siamo felici, ma pensiamo già al Genoa». Domenica alle 15, in casa: «Guardiamo al campionato - ha chiuso Allegri - e tra Genoa, Empoli e Parma dobbiamo fare nove punti, per chiudere il campionato».
Finita la partita, la Juve è tornata in hotel, visto che contrariamente alle altre trasferte europee, i bianconeri sono ripartiti stamattina. Sul pullman, di fianco al presidente Andrea Agnelli, c’era anche John Elkann, numero uno di FCA ed Exor, azionista di maggioranza del club.
Poco dopo l’uscita del pullman bianconero, è sbucato in garage Jurgen Klopp. Zaino in spalla, da solo, il tecnico del Borussia ha lasciato il Westfalenstadion a piedi, salutando con un sorriso amaro un gruppetto di italiani: «Ciao».
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