Era scontato che l'editoriale ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/03/lo-jaccuse-di-galli-della-loggia-al.html ) del professore Galli della Loggia, durissimo nei confronti delle miserie romane, ivi comprese quelle del PD della città, avrebbe suscitato reazioni offese. Il primo a prendere carta e penna è Fassina, ma mi aspetto che lo faccia anche il sindaco Marino e qualche rappresentante di categorie nominate in toni non precisamente lusinghieri ( vigili urbani in primis, ma non solo).
Riporto le doglianze del deputato piddino, e la puntuta replica del politologo.
Inutile dire da che parte sto nella contesa...
«Nel Pd di Roma
c’è una parte buona
Ed è prevalente»
Caro direttore, l’editoriale del professor Galli della Loggia dedicato
a Roma e al Pd contiene valutazioni legittime, ma largamente infondate e
finanche offensive sulla salute della Capitale, sui romani, sulla
qualità morale e professionale della sua intera classe dirigente
amministrativa e politica, in particolare del Pd. Confesso che durante
la lettura ho avuto la sensazione di un disprezzo antropologico o almeno
classista verso i cittadini romani o larga parte di essi, segnatamente
gli elettori del Pd: «Una base popolare dai tratti spesso plebei…
contigua a ladruncoli, piccoli spacciatori, topi d’auto». Sono
innegabili i profondi problemi del Pd. È innegabile l’estensione della
criminalità organizzata a Roma. Sono innegabili le difficoltà a risanare
le disastrate amministrazioni ereditate da Zingaretti, Marino e tanti
giovani presidenti di Municipio. Tuttavia, il cuore della ricchezza
cittadina non è la filiera malavitosa calabro-napoletana-romana. È il
tessuto di attività commerciali e turistiche pulite, imprese hi-tech
della Tiburtina, poli universitari, grandi aziende di comunicazione e di
servizi finanziari e settori di pubblica amministrazione di qualità. La
classe dirigente del Pd a Roma è irriducibile a «vacui politicanti di
serie B, faccendieri, proprietari di voti incapaci di parlare italiano…
loschi figuri candidati a un posticino a Regina Coeli». La relazione di
Fabrizio Barca riconosce la prevalenza di un Pd «davvero buono, che
esprime progettualità, capacità di raggruppamento e rappresentanza, che
ha percezione della propria responsabilità territoriale». Ma su un punto
il professor Galli della Loggia ha ragione: la democrazia senza partiti
attrezzati culturalmente e organizzativamente degenera. Lui suggerisce a
Renzi di prendere il lanciafiamme. Noi, consapevoli che l’uomo solo al
comando non funziona, suggeriamo anche di utilizzare le preziose e
diffuse energie morali, intellettuali e politiche presenti nel Pd romano
per costruire una adeguata classe dirigente.
Stefano Fassina
deputato del Pd --------------------
È da tempo che sono abituato all’estrema suscettibilità — in parte
genuina, in parte diciamo così per ragioni di ufficio — dei politici
italiani. Ciò che invece continua ancora a stupirmi è la loro abituale
propensione a non voler mai vedere il punto vero delle critiche. Che nel
caso in questione, tra l’altro, come risulta chiarissimo a chi ha letto
senza pregiudizi, riguardavano l’antropologia dell’intero Consiglio
comunale di Roma, il collasso di un intero ceto politico, l’intera
struttura amministrativa del Comune, e non già la sola classe dirigente
del Pd. La cui Federazione romana, riconosce peraltro l’onorevole
Fassina, ha effettivamente «profondi problemi». Infatti. Così profondi
da essere stata addirittura commissariata: una misura che negli enti
locali è in genere è motivata da fatti diffusi(sottolineo diffusi) di
malcostume, di corruzione, di collusioni malavitose. Non pensa
l’onorevole Fassina che invece di assicurare i lettori del Corriere che
nel Pd romano ci sono comunque tante brave persone, ciò di cui non ho
mai dubitato, egli avrebbe forse fatto meglio a dare un nome e cognome e
quei fenomeni degenerativi di cui sopra, e a dirci perché mai secondo
lui sono accaduti? Sarebbe stato meno patriottico, certo, ma di sicuro
più coraggioso.
Ernesto Galli della Loggia
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