giovedì 12 marzo 2015

FRANCO COPPI, OVVERO LA (FALSISSIMA) MODESTIA DEL VINCITORE

 

Sono in diversi quelli che pensano come le diverse fortune occorse a Silvio Berlusconi nel processo Ruby siano da attribuire all' approdo nel team legale del principe del foro di Roma, Franco Coppi. Non saprei se questo è vero, ancorché sulla eccezionale preparazione del professore non ci possono essere dubbi. Resta che fin dall'inizio del Ruby Gate, diversi altri colleghi, bravi sia pur meno noti, avevano manifestato il loro scetticismo profondo sulle tesi dell'accusa, che non avrebbero retto un obiettivo esame processuale, soprattutto sul piano del Diritto.Comunque, è un fatto storico che Ghedini e Longo in primo grado avevano perso, e in secondo e in terzo Coppi (e Dinacci) ha vinto. L'uomo non è modesto - del resto, può permettersi di non esserlo - però è ironico e spesso usa questa dote per farsi perdonare una certa assertività.
Il basso profilo, che pure cerca di tenere nell'intervista che segue, fatta dopo la vittoria a Palazzaccio, è falso come il peccato.
Ma, come dice lui, è roba da confessionale...





«Avevo poco tempo e ho scelto: puntare tutto sulle bugie di Ruby»
L’avvocato Coppi: quelle cene?
Non rilevanti, se la vedrà in confessionale

 

ROMA Non ha parlato di cene eleganti, né difeso la morigeratezza di Ruby e le altre. Ha affrontato di petto la realtà di quelle serate «pay» ad Arcore, ma è riuscito comunque a tirar fuori Silvio Berlusconi, da tutte le accuse. Soprattutto la più temuta: prostituzione minorile. E la cancellazione della condanna a 7 anni è stata confermata.
Professor Franco Coppi, pochi credevano che per lei potesse finire bene.
«Per me è finita malissimo. Non vede? Ho un braccio ingessato, sei chiodi in una spalla, escoriazioni».
Scherzi a parte, in Cassazione dicono che la differenza per un esito in bilico l’ha fatta la sua arringa senza infingimenti. Almeno sulle cene.
«Il ricorso non lo avevamo presentato noi, ma l’accusa, che aveva sostenuto non fossero cene eleganti. Si ripartiva da lì. A quel punto discutere se le signorine fossero più o meno disinvolte non aveva molto senso, meglio concentrarsi sul fatto che non si sapesse della minore età di Ruby».
Ma Berlusconi ha sempre negato la prostituzione ad Arcore.
«Certo, per il piacere del cliente avrebbe avuto senso contestare che fossero prostitute, ma io lì dovevo economizzare».
Economizzare?
«Il tempo. Non si può parlare molto in Cassazione. La mia ora e mezzo è stata quasi da record. Ai fini suoi non interessava, se la vedrà in confessionale. A quelli del processo sarebbe stato addirittura stupido: difficile dimostrare che si parlasse di Dante o Benedetto Croce».
Era difficile anche sostenere che Berlusconi non sapesse di Ruby minorenne.
«Questo no. All’epoca la ragazza aveva 17 anni e 10 mesi, non 12. Fin dall’inizio aveva detto di averne 24 e in ragione del suo fisico era plausibile».

Plausibile come che fosse la nipote di Mubarak?
«Anche di questo si vantava lei. Diceva di essere la figlia di una cantante che aveva un grado di parentela con Mubarak. E in una cena Mubarak, pensando alla cantante, confermò. Altrimenti a Berlusconi come poteva venire in mente?».
Un premier ha a disposizione diplomazia, intelligence...
«Queste cose Berlusconi se le risolve da solo».
Contro l’accusa di concussione dicono che ha vinto grazie alla legge Severino che ha modificato il reato.
«Manco per niente. Il reato è solo stato diviso in due ipotesi, ma ci sono entrambe: la costrizione e l’induzione. È stata fatta una scelta. Ma mancavano gli elementi costitutivi: è difficile promettere qualcosa in un colloquio di 8 minuti».
Anche se ricevere una telefonata dal premier può incutere timore.
«Certo. Può anche far piacere fare un favore a un uomo potente. Ma non è concussione».
La vicenda non è chiusa.
«Come no? Io malgrado fossi caduto e fossi stato operato due giorni prima non ho chiesto un rinvio per evitare polemiche. È chiusa. Non se ne parlerà più».
Ci sono ancora le accuse di aver corrotto le ragazze per mentire ai giudici.
«Ma lì si ricomincia da capo. Io non ci sono in quel processo. E non smanio per esserci».
Cosa le ha detto Berlusconi
«È stato molto cortese».
Ghedini?
«Era a Napoli per De Gregorio, non ci siamo sentiti».
Alla fine ha vinto la sua linea di «colomba».
«Non so. Io ho sempre sostenuto che ci si difende nei processi e non dai processi».
Non sarà stato Ghedini a ridurla così?
«Invece sì — scherza —. Ma non sa come l’ho ridotto io...».

Nessun commento:

Posta un commento