venerdì 29 maggio 2015

NELLE LEGGE PER LE UNIONI CIVILI SI APRIRA' ANCHE ALLA POLIGAMIA ?

 

Il referendum della cattolica Irlanda ha segnato una importante sconfitta per la Chiesa di Roma che si oppone ai matrimoni tra gay e questo fatto ha messo vento nelle vele dei progressisti che premono, quantomeno, per una legge sulle Unioni Civili di cui si parla ormai da un decennio circa.
Il bravo Michele Ainis fa alcune considerazioni, che per lo più condivido, sulla laicità, sullo spirito dei tempi che regola la legislazione, sempre e di più in materie come questa. Non sono certissimo che i costituenti, nel definire la Famiglia, un'istituzione di Diritto Naturale pensassero a lasciare aperto lo spazio che oggi viene utilizzato. Sono convinto, al contrario, che nella metà del secolo scorso proprio non si immaginava possibile un'evoluzione (o involuzione, a seconda di chi guarda) di questo genere. Del resto, ancora negli anni '60 in civilissime democrazie come la GB l'omosessualità era ancora un reato...
Personalmente, penso che la Libertà individuale dovrebbe essere sempre massimamente tutelata, con il logico limite di non intaccare, con l'esercizio della stessa, quella altrui. Nel caso delle unioni tra omosessuali non vedo violato questo principio, in ordine ai due adulti consenzienti, mentre grosse perplessità mi vengono in ordine ai figli (adottabili o concepibili, nel caso delle donne, con l'eterologa). Il terzo neonato NON scegli di essere figli di una coppia omosessuale, e siccome la strada dell'emancipazione sociale è ancora lunga, mi pare che obiettare che nemmeno sceglie di essere figlio di eterosessuali sia sciocca, come un po' tutti i sofismi. 
Senza contare le migliaia di pagine vergate da esperti della neurologia infantile, dell'età evolutiva ecc. ecc. che per lustri ci hanno spiegato l'indispensabilità, per una armoniosa crescita del pupo, della compresenza delle due figure : maschile e femminile.
Tutte cazzate ? Può darsi, ché la categoria citata non è avara in materia, ma allora iniziassero a chiedere scusa e correggere i loro tomi. 
Non essendo un deificatore dei minori (anzi...), non mi strappo i capelli, osservo solo con la consueta curiosità.
Piuttosto, spero che presto, cavalcando l'onda della "libertà uber alles" , cerchino di far sentire la loro voce in materia di unioni civili anche gli aspiranti POLIGAMI (anche qui, non parlo a titolo personale, che di mogli non ne ho mai preso una, figuriamoci di più !).
E già, perché a questo punto qualcuno mi deve spiegare, in nome delle libertà individuali assolute nella sfera privata (che io, ripeto, APPROVO, col solo limite evidenziato), perché degli adulti consenzienti non possano dare vita a famiglie allargate, con più mogli (come è assolutamente legale nei paesi islamici ma anche negli Utah americani, dove prosperano i mormoni), o anche più mariti (questo non si vede in giro, ma in linea di principio per me va bene). 
Quale la ratio, di fronte alla rivoluzione libertaria dei costumi, del mantenimento di questa discriminazione ?
Attendo fiducioso risposte.




Nozze gay , il vento che viene dall’Europa 
 
Che cos’è il matrimonio? Per lo Stato, un contratto; per la Chiesa, un sacramento. Muove da qui il conflitto fra autorità civili e religiose sul matrimonio gay, dopo il referendum celebrato in Irlanda: la parola è la stessa, ma ciascuno le attribuisce significati inconciliabili. Eppure quel conflitto non si esaurisce in una logomachia, in una disputa verbale. Ha a che fare con l’abito laico delle nostre istituzioni; misura gli spazi di libertà che siamo disposti a riconoscere alle scelte individuali; e in ultimo interroga il senso stesso del diritto, la sua specifica funzione.
Quanto alla laicità, potremmo cavarcela tirando in ballo il «muro» fra Stato e confessioni religiose di cui parlava Thomas Jefferson, o l’altrettanto celebre massima di Camillo Cavour («Libera Chiesa in libero Stato»). Potremmo ricordare che lo Stato nasce laico, o altrimenti non sarebbe nato. Nasce quando il potere politico divorzia dal potere religioso, attraverso un processo storico che ha origine nella Lotta delle Investiture (1057-1122), per approdare alla Costituzione francese del 1791, con la proclamazione della libertà di fede. Ma sta di fatto che la religione è tutt’altro che irrilevante nella nostra dimensione pubblica. E sta di fatto che l’ordinamento giuridico italiano è intessuto anche di valori religiosi: non per nulla la Carta del 1947 vi dedica ben cinque disposizioni.
Dunque la laicità non si traduce nell’indifferenza verso le religioni, bensì nella garanzia della loro libertà. E al tempo stesso della libertà di chi non crede, oppure di chi crede in altri culti rispetto a quello prevalente. Sennonché la libertà concessa all’uno può recare offesa alla sensibilità dell’altro. La querelle sulle nozze omosessuali è tutta in questi termini: quando il segretario di Stato vaticano parla di «sconfitta dell’umanità» è come se dicesse che quelle nozze sono una bestemmia. E la bestemmia, per l’appunto, viene punita dal codice penale.
Ma è una bestemmia il matrimonio fra due uomini e due donne? Dopotutto, sono fatti loro. Gli omosessuali non imprecano contro un Dio o un capo di Stato, chiedono soltanto lo stesso diritto del quale godono già gli eterosessuali. Qualcuno potrà esserne turbato. Ma qui viene in gioco la funzione della legge: strumento di difesa contro i comportamenti offensivi, però l’offesa dev’essere oggettiva, deve consistere in un’amputazione delle nostre libertà. In secondo luogo, nessuna norma galleggia sulle nuvole: dipende al contrario dalla storia, dall’evoluzione dei costumi. E oggi le società occidentali sono disposte a riconoscere un diritto che negavano in passato. Le nozze gay vengono già regolate in Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, Danimarca, Finlandia, Svezia, Norvegia, Islanda, Francia, Olanda, Belgio, Lussemburgo, oltre che in Irlanda. L’Italia s’avvia a una legge sulle unioni civili, quale esiste in Germania e in Austria. Bisognerà pur farsene una ragione.
D’altronde quest’esito è già iscritto nelle tavole costituzionali. I nostri costituenti furono lungimiranti, definendo la famiglia una «società naturale». Significa che il diritto rinunzia a definirla, affidandosi all’ esprit du temps , allo spirito dei tempi. Che è uno spiritello un po’ paradossale, se è vero che i gay sono rimasti gli unici ad avere ancora voglia di sposarsi.

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