Diciamolo francamente : vedere gli attuali capi ed esponenti del partito democratico rinnegare ed alzare la voce, come dei berlusconidi qualunque, contro la rete da SEMPRE cara alla loro parte, vale a dire RAI 3, dà, a noialtri afflitti per lustri dai santini di Santoro, Fazio, Floris e loro coevi e/o predecessori, un gusto non celabile.
Fabrizio Roncone, penna velenosa e divertente del Corsera, si fa una passeggiata presso colleghi della televisione e membri qualificati della maggioranza renziana, e ne esce un quadro piccino (per le miserie descritte) e divertente (per noialtri).
Il cortocircuito tra
il Pd e Rai3:
«Basta, forse non sanno chi ha vinto»
Anzaldi: meglio Porta a Porta.
Berlinguer: la linea pro
governo non è scontata
L’idea è questa: fare un piccolo viaggio dentro Rai3.
C’è roba da raccontare.
La settimana scorsa è stata abbastanza memorabile. Prima
hanno convocato il direttore di rete Andrea Vianello in commissione di
Vigilanza e lì l’hanno torchiato, interrogato, chiedendogli come e perché a
Ballarò si fossero permessi di intervistare due esponenti grillini (Luigi Di
Maio e Alessandro Di Battista) in due puntate di seguito. Poi, quattro giorni
dopo, il presidente della Campania Vincenzo De Luca (Pd) denuncia «atti di
camorrismo giornalistico» messi a segno da «quella lobby radical chic».
Una cosa da fare subito: telefonare a un vecchio collega del
Tg3 che sa sempre un mucchio di retroscena, veleni, verità.
«Siamo sotto tiro, amico mio...».
Mai accaduto prima.
«A mia memoria, mai così. Nemmeno con il Cavaliere. Il
silenzio del Pd davanti alle volgari accuse di De Luca è terribile. Finora ha
detto mezza frase di solidarietà solo il capogruppo dem in commissione, Vinicio
Peluffo... Al Nazareno e a Palazzo Chigi ci detestano».
Quindi tu credi che...
«No, aspetta. Sto in redazione, a Saxa Rubra, e non posso
parlare. Vediamoci stasera da Settembrini, ti dico tutto davanti a un
gin-tonic».
D’accordo: con questa «fonte» parleremo dopo; andiamo
avanti: spedire e-mail ed sms a parlamentari e deputati del Pd. Messaggio: sto
lavorando a un pezzo su Rai3 e ai rapporti con il partito: avete qualcosa da
dire?
L’sms più interessante è di un senatore: «Io non le ho detto
niente. Non voglio comparire. Ma sappia che a Rai3, tra un po’, entreremo con
il lanciafiamme».
E Michele Anzaldi, uno che di solito nome e cognome ce lo
mette, che dice? (Anzaldi è un deputato di stretto rito renziano e membro della
commissione di Vigilanza, un siciliano fintamente spigoloso, in realtà
furbissimo e a lungo temuto portavoce di Francesco Rutelli tra Campidoglio e
campagne elettorali).
Sembra che voi del Pd abbiate un problema con Rai3, che è
sempre stata la vostra rete di riferimento: è così?
«C’è un problema con Rai3 e con il Tg3, sì. Ed è un problema
grande, ufficiale. Purtroppo non hanno seguito il percorso del Partito
democratico: non si sono accorti che è stato eletto un nuovo segretario, Matteo
Renzi, il quale poi è diventato anche premier. Niente, non se ne sono proprio
accorti! E così il Pd viene regolarmente maltrattato e l’attività del governo
criticata come nemmeno ai tempi di Berlusconi».
Sta dicendo cose gravi, onorevole.
«Sto dicendo la verità. Del resto, guardi: è Vianello che ha
qualche difficoltà a percepire la realtà dei fatti, ascolti e trasmissioni
fallimentari comprese, non noi. Quando abbiamo chiamato in commissione il
direttore di Rai1 Giancarlo Leone dopo la vicenda dei Casamonica, quello s’è
presentato pacato, dispiaciuto, collaborativo... Mentre Vianello arriva e...».
E cosa?
«Tutto bene, tutto okay... Si fa così, vi spiego io...
un’arroganza... Tutto bene? Ballarò sforna a raffica editoriali contro il
governo, intervista in pompa magna un grillino a settimana e va tutto bene? Lo
sa che i nostri ministri non vogliono più andarci a Rai3?».
Lei, onorevole, rappresenta un partito: può un partito
parlare così di una rete pubblica?
«Io mi aspetto che Rai3 faccia servizio pubblico: e, per
ora, non lo fa. Si sono chiesti a Rai3 perché Renzi è andato due volte da
Nicola Porro a “Virus” su Rai2? Perché, se dobbiamo spiegare una legge,
preferiamo che i nostri parlamentari vadano da Bruno Vespa? Comunque, guardi:
adesso l’importante è che Vianello non faccia altri errori...».
I toni sono questi.
Forse l’idea iniziale del viaggio dentro Rai3 — tra corridoi
e umori — non tiene più: qui siamo già alla scena finale. Il Pd, con i toni
severi di un editore esigente, spiana un’intera rete.
Bianca Berlinguer, tu dirigi il Tg3: cosa dici?
«Dico che il Tg3 e Rai3 hanno sempre avuto un pubblico assai
sensibile e critico, attento ai movimenti sociali, tendenzialmente
contestatore, non necessariamente solo di sinistra. Quando però il
centrosinistra è al governo, e questo non riguarda naturalmente solo
l’esecutivo attuale, può realizzarsi un corto circuito: il pubblico rimane in
gran parte contestatore, mentre il governo si aspetta un atteggiamento
pregiudizialmente favorevole, che invece non è un presupposto, né un dato
scontato».
Il corto circuito.
La metafora elegante di Bianca Berlinguer.
La voce di Andrea Vianello pacata, ferma.
«Punto primo: io penso che una rete che fa servizio pubblico
non debba avere come riferimento un partito, ma i cittadini. Punto secondo:
davanti alla commissione di Vigilanza non sono stato arrogante, proprio no.
Piuttosto, con rispetto, e anche con stupore per essere stato convocato lì, ho
chiesto di poter essere giudicati nell’arco di una stagione, e non dopo due
puntate...».
Vi accusano di avere intervistato due grillini in due
puntate di Ballarò.
«La presenza di Di Maio, vice-presidente della Camera, era
ineccepibile. Ma poiché ha scatenato anche qualche curiosità sulle nuove
possibili leadership all’interno del M5s, allora gli autori di Ballarò hanno
ritenuto di intervistare anche Di Battista, un altro giovane emergente. C’è un
qualche errore giornalistico?».
L’ostilità del Pd nei vostri confronti è evidente. Dopo le
pesanti parole di De Luca, solo rare dichiarazioni di sdegno.
«Io non sto qui ad aspettare d’essere difeso da un partito.
Sono io che difendo l’autonomia e l’equilibrio della rete che dirigo, il lavoro
di chi ci lavora e trovo grave e inaccettabile che Rai3 possa essere paragonata
a un’organizzazione criminale, come ha fatto De Luca».
Non fanno sconti, Vianello: puntualmente, sui giornali,
tirano fuori la storia che vi siete fatti sfuggire Floris...
«Allora: Giovanni aveva ricevuto un’offerta molto ma molto
vantaggiosa da un’altra azienda... Io sarei stato felicissimo di tenerlo,
figuriamoci, uno talmente bravo... invece sono stato costretto trovare
un’alternativa e ho portato Massimo Giannini, una delle firme del giornalismo
su carta e...».
In commissione le hanno chiesto quanto guadagna Giannini...
«Ma io, come ho spiegato, non posso dirlo: e non perché
chissà quanto guadagni, ma perché sono tenuto a una forma di riservatezza
aziendale... Detto questo, però, no, vorrei aggiungere: vero che un po’ di
pubblico ha seguito Floris, ma è anche vero che nei confronti diretti l’anno
scorso su 42 serate, Floris è stato negli ascolti sopra di noi soltanto due
volte e quest’anno una volta su tre».
Poi ci sarebbe il problema degli ascolti e delle
trasmissioni che non sono andate bene.
«Oh, beh: è anche dovere di chi dirige una rete sperimentare
e trovare nuove strade. Specie se hai una base di trasmissioni di grande
successo come Report, Presa Diretta, Ulisse, Chi l’ha visto?, Ballarò e Che
tempo che fa».
La buona notizia per Vianello —ascoltata poi da Settembrini,
davanti a due gin-tonic — è che Renzi adora «Che tempo che fa» di Fabio Fazio.
La cattiva: gli piacerebbe davvero un sacco mettere Andrea Salerno, autore e
dirigente Rai, al suo posto .
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