giovedì 3 settembre 2015

RENZI DURO CON QUELLI DI BRUXELLES : "SULLE TASSE COLPO DI CALORE"

 

Lo confesso :  le parole "taglierò le tasse" hanno su di me una indubbia suggestione. Dopodiché cerco di prestare attenzione, consapevole della personale debolezza congenita, legata allo sfavore nei confronti di uno Stato ipertrofico, quindi super invasivo, e consapevole che, da sempre, nella storia, è esistita la guerra tra governanti e governati sulle imposte. In realtà il grado di libertà (e di diritti) di noialtri che stiamo sotto - sudditi o cittadini che ci si voglia chiamare - è molto commisurato al corretto rapporto fiscale, che non a caso fu la ragione prima della ribellione americana alla casa madre e sovrana, la Gran Bretagna. 
Ciò posto, è naturale che guardi con favore alla nuova storytelling di renzino, che da un po' parla con frequenza di tasse da tagliare, e di recente ha annunciato l'eliminazione di IMU e TASI sulla prima casa. Al contempo, ricordo bene le critiche di gente che stimo grandemente, come Ricolfi e Giacalone, che osservarono come, a suo tempo, gli 80 euro di risparmio fiscale concesso ai lavoratori dipendenti non fossero la parte da cui iniziare, e che sarebbe stato meglio fare un taglio diverso (Irap, segnatamente). Era anche il pensiero  di Alesina e Giavazzi, i due esperti economici del Corriere della Sera. 
Ma sappiamo a cosa serviva quel taglio, che infatti staccò la cedola prevista. 
Sulla prima casa, c'è una considerazione diversa. Tutti noi, nel comprarla, abbiamo pagato fior di tasse, molti peraltro ci pagano un mutuo sopra, con una proprietà condizionata dal regolare pagamento del debito con la banca, infine si tratta di un bene necessario, finalizzato alla propria abitazione, quindi non produttivo di redditività. La tassa da questo punto di vista appare estremamente ingiusta, e non cambia il giudizio per il fatto che i governanti in generale applichino questa patrimoniale, affamati di soldi come sono. 
Resta semmai un'altra osservazione e cioè, considerato che la riduzione fiscale andrebbe fatta su tutto, dato il livello di oppressione raggiunto, ma NON si può, per ragioni di spese incombenti, ecco che al momento di usare le forbici si discute su cosa sarebbe meglio ridurre, ai fini di un miglior rapporto costi benefici.
L'Unione Europea osserverebbe, da questo punto di vista, come non siano i proprietari di casa quelli a dover essere sgravati ma le imprese.
Uso il condizionale perchè non sono affatto sicuro che a Bruxelles facciano un discorso di priorità e non, more solito, di contabilità e basta.
Nel secondo caso infatti, qualsiasi abbassamento delle tasse non andrebbe bene, in quanto  ogni eventuale ( dove in effetti ??) risparmio di spesa andrebbe, per loro, sempre e solo destinato ad abbassare il debito e sistemare i conti. Il solito discorso dell'austerità.
Non essendo un euroentusiasta - nemmeno a 16 anni lo ero, figuriamoci a 50, con quello che ho visto - plaudo quando renzino difende  l'autonomia nazionale e , come sua abitudine, usa espressioni urticanti nei confronti dei suoi nemici del momento.
"Le tasse da tagliare le decidiamo noi, non Bruxelles"
"Il 16 dicembre sarà il funerale della tassa sulla casa" ( le esequie saranno accompagnate dal versamento intanto della scadenza )
«L’Ue che si gira dall’altra parte sui migranti, quando ci sono i barconi, pensa di venirci a spiegare le tasse: c’è qualcuno a Bruxelles che pensa di mettersi a fare l’elenco delle tasse da tagliare, spero sia stato il caldo»
Bè, c'è molta retorica sicuramente e come sempre, però almeno mi garba...
Come di consueto, coi politici e col pifferaio magico in particolare, vedremo. 



Il Corriere della Sera - Digital Edition

Fisco e ripresa, il duello con Bruxelles 
I dubbi in Europa sui tempi degli sgravi
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La legge di Stabilità dell’Italia non sarà varata prima di altre cinque o sei settimane, probabilmente alla vigilia del Consiglio europeo di metà ottobre. Matteo Renzi a quel punto parlerà dei suoi tagli delle tasse a Bruxelles nel modo che predilige: il presidente del Consiglio direttamente con i suoi pari, gli altri capi di Stato e di governo, saltando le procedure e i gruppi di lavoro degli alti funzionari o dei ministri finanziari nell’Eurogruppo.
È presto per dire se questo approccio funzionerà. Di certo prima di allora, senza numeri ufficiali da valutare, la Commissione europea sarà riluttante a fare commenti: a maggior ragione dopo che ieri il premier ha avocato a sé il tema e ne ha fatto una questione apertamente politica.
Non è presto però per misurare i fattori in gioco: sembra già evidente che produrranno una serie di incomprensioni con pochi precedenti fra Roma e Bruxelles. L’analisi di Renzi è che il Fiscal compact - la norma europea sulla riduzione del deficit e del debito - ha danneggiato ancora di più l’Italia nel momento della sua massima vulnerabilità: quando il Paese era in recessione, sostiene Renzi, il Fiscal compact ha indotto i governi di Mario Monti e Enrico Letta ad aggravarla con nuovi aumenti delle tasse. Così le politiche europee hanno accelerato il crollo dell’economia, anziché cercare di attenuarlo allentando un po’ la corsa verso il pareggio di bilancio. Di qui la scelta di tagliare le tasse, con o senza il sì della Commissione o dell’Eurogruppo.
Adesso però l’analisi che si fa a Bruxelles è esattamente opposta. Nella capitale comunitaria si è preso atto che finalmente l’Italia sta dando segnali tangibili di ripresa: per la prima volta da anni potrebbe persino essere rivista in meglio la stima del governo, che prevedeva una crescita dello 0,7% per l’insieme del 2015. L’Istat rileva che la crescita nell’ultimo trimestre è stata trainata dai consumi delle famiglie: stanno crescendo così in fretta che, per soddisfare la domanda di nuovi acquisti, l’Italia ha iniziato a importare dall’estero più beni e servizi di quanti riesca ad esportare. I consumatori spesso preferiscono prodotti esteri. Ma visto da Bruxelles, non sembra questo il momento di tagliare le tasse sulla prima casa e aumentare ancora di più il deficit per sostenere i consumi e una ripresa che ormai cammina da sola.
È un’analisi speculare rispetto a quella di Renzi. Il premier pensa che l’Europa abbia aggravato la crisi inducendo un aumento della pressione fiscale al momento sbagliato, pochi anni fa. A Bruxelles invece si teme che il governo renda più fragili i conti dell’Italia con un premio fiscale ai ceti proprietari di case, anche di lusso, quando meno serve: adesso che la ripresa c’è e si dovrebbe approfittarne per risanare i conti. Senza tagli di spesa sufficienti, il rischio invece è che il deficit salga in questa fase di alta marea e il debito non scenda. Ma poi entrambi finiscano ben oltre i limiti di sicurezza alla prossima frenata dell’economia, obbligando l’Italia a una nuova stretta dolorosa nel momento di maggiore debolezza.
Federico Fubini

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