Come scrive giustamente l'autore dell'articolo, presente oggi nella pagina della Cultura del Corriere della Sera, la lettura è un piacere che s'impara per lo più da piccoli. A me è accaduto, ed è stata una grande fortuna. Sarà anche vero, come scrisse Baricco in una delle sue fulminanti definizioni, che la lettura è la consolazione degli sconfitti, però io ne ho tratto anche tanti momenti piacevoli.
Ho sempre scansato l'abbonamento al Club degli Editori e cose similari, nonostante sconti e comodità (teoriche...), per non privarmi del piacere di entrare in libreria, aggirarmi tra gli scaffali come un bimbo nel negozio di giocattoli, con lo stesso desiderio di comprarne un "fracco" e non poterlo fare.
Oggi mi fa piacere apprendere che leggere rende anche più "felici".
Francamente la parola mi sembra abusata (e anche pericolosa : da quando ci siamo messi in testa, come gli americani, che la felicità è un diritto obbligatorio, sono aumentati i depressi e i pazienti degli analisti...) e il margine di scarto tra i lettori e non, lo 0,23, non mi sembra così significativo, anche se i ricercatori sostengono il contrario. Più convincenti appaiono le spiegazioni : "La lettura offre preziosi strumenti cognitivi per affrontare le difficoltà".
Quindi non solo una via di "Fuga" (si parla infatti di lettura d'evasione, che peraltro è un genere).
Oltretutto è anche una passione molto meno costosa di altre, ti fa sentire pure piacevolmente diverso, in considerazione che il 60% dei tuoi connazionali un libro non lo prendono nemmeno in mano, e del restante 40% gli assidui lettori non sono moltissimi, e non ti abbandona con l'avanzare dell'età , laddove per esempio lo sport tocca ridurlo.
Anche la
scienza conferma
Chi legge libri è più felice
Francesco Petrarca, nel XIV secolo, lo sperimentava su se stesso ogni giorno. Parlando dei libri diceva: «Per me cantano e parlano; e chi mi svela i segreti della natura, chi mi dà ottimi consigli per la vita e per la morte. E v’è chi con festose parole allontana da me la tristezza». Non è stato il solo — e nemmeno il primo — a cantare i poteri terapeutici della lettura. Hanno usato espressioni simili Cicerone, Kafka, Salinger, Virginia Woolf («Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine»). Ma questa volta il tema è scientifico e un’indagine lo dimostra con numeri, dati e tabelle: leggere rende felici. E aiuta ad affrontare meglio la vita.
Più ottimisti di chi non legge. Meno aggressivi, più predisposti alla positività. Ecco i lettori secondo la ricerca La felicità di leggere voluta da Gems (gruppo editoriale Mauri Spagnol) in occasione del suo decimo compleanno e affidata a Cesmer, Centro di studi su mercati e relazioni industriali dell’Università di Roma Tre. Obiettivo del committente: capire come e quanto i libri, cartacei o digitali, incidano sul benessere generale dell’individuo. Il metodo usato: interviste su un campione di 1.100 persone (tra il 12 maggio e il 14 giugno scorsi) suddivise in lettori e non lettori (da ricordare il dato Istat 2014: il 58,6% degli italiani non ha letto un solo libro nei precedenti 12 mesi). La novità: non era mai stato affrontato prima il valore della lettura in ambito emotivo e cognitivo.
Ecco allora i risultati. Il più evidente: i lettori italiani sono complessivamente più felici dei non lettori. Lo dice un numero, l’indice di felicità complessiva (misurato con la scala Veenhoven, da 1 a 10): chi legge arriva a quota 7,44, chi non legge scende a 7,21, «una differenza statisticamente molto significativa», spiegano gli studiosi che hanno realizzato la ricerca (la media italiana è di 7,30). Altro elemento, altri sistemi di misurazione: secondo la scala di Diener e Biswas-Diener che misura la frequenza (da 6 a 30) di sei emozioni positive, i lettori hanno un indice superiore ai non lettori: rispettivamente 21,69 contro 20,93. Risultato: chi ama saggi e romanzi sperimenta emozioni positive più spesso di chi non si dedica ai libri. Allo stesso modo, e secondo la stessa scala, i lettori provano emozioni negative con minore frequenza rispetto a chi non legge: 16,84 contro 17,47. E qui, a confortare i numeri, Montesquieu potrebbe aggiungere la sua: «Mai avuto un dolore che un’ora di lettura non abbia dissipato». In particolare, i lettori si sentono arrabbiati meno frequentemente rispetto ai non lettori.
Spiegazione: «La lettura offre preziosi strumenti cognitivi per affrontare le difficoltà». Il dato generale è confermato, leggere fa stare meglio. Ma la ricerca evidenzia altri aspetti. E soprattutto, fa notare Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato di Gems, «fa emergere un profilo del lettore lontano dagli stereotipi». Non curvo sui testi, solitario, asociale, ma attento a godere ogni momento della giornata, soprattutto quando non è al lavoro. E infatti il lettore è più soddisfatto di come trascorre il tempo libero (7,59) rispetto ai suoi «opposti» (7,35); ritiene che leggere sia l’attività più importante quando non ha da fare (al secondo posto la musica, al terzo l’informazione attraverso giornali o siti); ma soprattutto considera che il maggior «generatore di felicità» — sempre durante il tempo libero — sia l’esercizio fisico (7,80), seguito dall’ascolto della musica (7,74), da mostre e concerti (7,52) e, solo al quarto posto, dalla lettura (7,24).
Mauri sorride: «Come si deduce dai numeri, chi legge impiega in modo più ricco e articolato i suoi momenti di libertà dal lavoro, è curioso, sa assaporare e scegliere le attività che gli danno gioia. Inoltre leggere amplifica le emozioni positive, consente di affrontare gli eventi negativi senza perdersi. Fa bene sul serio». Missione compiuta: «La ricerca — continua Mauri — ha risposto alle nostre domande: l’impegno e la passione che mettiamo nel nostro lavoro di editori si riflettono sulla vita dei lettori».
L’identikit è tracciato, ora si scende nei dettagli: la maggior parte degli amanti dei libri legge dal lunedì al venerdì dalle 19 all’una di notte. Oppure durante il fine settimana, anche nel primo pomeriggio. Curiosità: su cento lettori, 69,63 non leggono sui mezzi pubblici o privati, meglio il letto, l’autobus non aiuta. Aiutano invece la famiglia e la scuola: il 68,7% del campione sottolinea l’importanza dei genitori e degli insegnanti nell’incoraggiamento alla lettura. Per diventare «lettori felici» bisogna cominciare da piccoli.
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