Qualcuno penserebbe mai di associare aragoste e meduse all'economia e alla finanza ?
E di scoprire il concetto di "telomerasi" non assistendo ad una delle trasmissioni del bravissimo e ahimè scomparso Piero Angela ma leggendo un articolo su una rivista economica ?
Ipotizzo risposte sincere e quindi negative.
Eppure ecco che accade, e naturalmente l'autore non poteva che essere l'eccentrico e brillante Alessandro Fugnoli, che si lancia sempre in metafore azzardate ma per questo suggestive.
E poi ci fa imparare cose nuove, oltre a regalarci pillole di controllato ottimismo.
Un appuntamento settimanale da non perdere.
TELOMERASI
Immortalità delle aragoste e durata dei cicli economici
La telomerasi è un enzima che se ne sta attaccato alle
estremità dei cromosomi in una specie di cappuccio che viene chiamato telomero.
L’enzima ha la funzione di riparare i telomeri a ogni replicazione cellulare.
Nel corso della vita la telomerasi smette di funzionare e i telomeri si
accorciano progressivamente. L’accorciamento dei telomeri è collegato
all’invecchiamento e all’insorgenza di tumori.
Nelle aragoste la telomerasi non smette mai di funzionare,
al punto che la fertilità aumenta progressivamente con l’età. Le aragoste, che
vivono fino a 70 anni, non muoiono di vecchiaia, ma per la fatica e lo stress
metabolico dovuti alla muta. Negli anni l’animale diventa infatti sempre più
grosso e l’energia richiesta per rinnovare periodicamente il suo esoscheletro
cresce fino al punto di farlo cadere esausto e privo di vita. Se non fosse per
questo l’aragosta sarebbe immortale.
Immortale sul serio è invece la Turritopsis Dohrnii ,
una specie di medusa che reagisce allo stress ringiovanendo. Grazie a un
processo di transdifferenziazione, la medusa si trasforma periodicamente in
polipo per poi ritrasformarsi in medusa. Teoricamente all’infinito, in pratica
no perché, nelle fasi in cui è medusa, viene prima o poi divorata da un
predatore.
Mortalità e immortalità, negli umani, sono sovraccaricate
di significati emotivi. C’è chi spende una piccola fortuna in farmaci
anti-invecchiamento o per farsi un giorno surgelare (in modo da potere
resuscitare fra cento o mille anni quando biologia e medicina avranno fatto
altri progressi) e c’è chi prova orrore per l’idea stessa di immortalità,
considerata blasfema, contronatura e manifestazione suprema di hybris. Altri se
la cavano indicando la noia che ci invaderebbe sapendoci immortali, trascurando
il fatto che si morirebbe comunque, poi, per shock esogeno (trauma, incidente,
bomba atomica, asteroide).
È, in grande, lo stesso dibattito che c’è in piccolo quando
si parla della mortalità dei cicli economici.
Per alcuni non sta scritto da nessuna parte che un ciclo debba finire per cause endogene. Era l’idea, stracarica di hybris, che stava alla base del concetto di Grande Moderazione. Eravamo negli anni 2005-2006, quando si pensava, molto compiaciuti, di avere trovato il modo per crescere all’infinito a velocità costante e con bassa inflazione. Pochissimi, allora, avevano meditato sulla lezione di Hyman Minsky, che già alla fine degli anni Sessanta aveva notato che i lunghi periodi di crescita stabile creano la sensazione di vita eterna del ciclo e producono bolle azionarie, obbligazionarie e immobiliari che a un certo punto, scoppiando, ricadono sul ciclo e lo compromettono.
Per alcuni non sta scritto da nessuna parte che un ciclo debba finire per cause endogene. Era l’idea, stracarica di hybris, che stava alla base del concetto di Grande Moderazione. Eravamo negli anni 2005-2006, quando si pensava, molto compiaciuti, di avere trovato il modo per crescere all’infinito a velocità costante e con bassa inflazione. Pochissimi, allora, avevano meditato sulla lezione di Hyman Minsky, che già alla fine degli anni Sessanta aveva notato che i lunghi periodi di crescita stabile creano la sensazione di vita eterna del ciclo e producono bolle azionarie, obbligazionarie e immobiliari che a un certo punto, scoppiando, ricadono sul ciclo e lo compromettono.
Dopo la crisi del 2008-2009 il dibattito sulla longevità ha
preso una direzione diversa e si è tradotto in una sorta di patto col diavolo.
Il ciclo avrà vita lunghissima, si è detto, a condizione che la crescita sia
bassa. Uno stato di semi-ibernazione o di letargo, quindi. Il pericolo, in
questo contesto, è stato individuato non in una possibile causa endogena
(l’esaurimento dell’output gap e il conseguente avvio dell’inflazione), ma in
cause esogene, come il riformarsi di bolle sugli asset finanziari da una parte
o, dall’altra, nella possibilità di crisi del debito e di ondate di fallimenti
in un mondo troppo a leva. A quest’ultimo problema si è cercato di rispondere
con una politica di tassi reali negativi, in modo da trasferire
progressivamente risorse dai creditori ai debitori. Al rischio di bolle,
alimentato anche dai tassi negativi, si è cercato di rispondere con la moral
suasion sui mercati, che fino a questo momento, almeno nell’azionario, ha
funzionato.
Negli ultimi sei mesi il dibattito sulla longevità del
ciclo ha cambiato di nuovo direzione. Il continuo ridursi della disoccupazione
in America e il parallelo e conseguente manifestarsi dell’inflazione salariale
hanno fatto pensare alla fine del patto col diavolo. All’improvviso il ciclo
americano è apparso mortale per cause endogene tradizionali, esacerbate da una
Fed intenzionata ad aumentare i tassi piuttosto aggressivamente. Al tempo
stesso il resto del mondo è apparso invece scivolare verso una crisi
deflazionistica classica (sovrapproduzione cinese, eccesso di offerta di
materie prime, pericolosa debolezza del sistema bancario europeo, possibili
ondate di fallimenti, prezzi in caduta). Metà del mondo avviata al
surriscaldamento, dunque, e l’altra metà nella morsa dei ghiacci.
Nella fase più
recente queste paure sono rientrate per due ordini di motivi.
Il primo è che,
guardando meglio i dati, si è capito che il quadro non è così compromesso come
si era pensato. L’occupazione in America continua a crescere velocemente, è
vero, ma al tempo stesso ha preso a crescere anche la forza lavoro. Molti
giovani, donne, anziani e semioccupati che erano rimasti ai margini ora
rientrano nel mercato del lavoro , allentando in questo modo la pressione al
rialzo sui salari.
L’inflazione complessiva appare in rialzo, ma la forza di questa accelerazione nei prossimi mesi sarà modesta. Nell’altra metà del mondo, poi, si è constatato che la crescita continua, trainata dalla domanda vivace di beni di consumo in Europa e in Asia. Ci sono poi i paesi emergenti che in molti casi, pur non avendo ancora imboccato la strada della ripresa, appaiono quanto meno in fase di stabilizzazione.
L’inflazione complessiva appare in rialzo, ma la forza di questa accelerazione nei prossimi mesi sarà modesta. Nell’altra metà del mondo, poi, si è constatato che la crescita continua, trainata dalla domanda vivace di beni di consumo in Europa e in Asia. Ci sono poi i paesi emergenti che in molti casi, pur non avendo ancora imboccato la strada della ripresa, appaiono quanto meno in fase di stabilizzazione.
Il secondo ordine
di motivi è la risposta dei policy maker. La Cina ha dimostrato di volere proseguire sulla
strada del contenimento delle aree di sovrapproduzione, dello stimolo ai
consumi e nella stabilizzazione del cambio e della borsa. L’Europa, che ha già
da tempo una politica fiscale moderatamente espansiva (non contano gli
obiettivi di Bruxelles, contano gli sforamenti di fatto), ha imboccato una
politica monetaria più intelligentemente espansiva, allentando al tempo stesso
la pressione regolatoria sul le banche , che stava diventando destabilizzante
e controproducente.
L’America, dal
canto suo, sembra disposta a un atteggiamento più conciliante verso i rischi
che l’invecchiamento del ciclo comporta. Invece di sottoporsi a una dieta severa
di rialzi dei tassi in modo da prevenire un’inflazione che è ancora molto
benigna, si sottoporrà a una dieta dolce di soli due rialzi quest’anno.
La dieta severa di
quattro rialzi in America e la scelta europea di rendere sempre più difficile
la vita delle banche proprio quando più si ha bisogno di loro erano state
intese come misure anti-invecchiamento. Ora si è capito che le diete troppo
severe e gli eccessi di virtù possono avere effetti collaterali pesanti e,
calibrate male, anche fatali.
Paradossalmente,
quindi, è proprio l’abbandono delle terapie anti-ageing più aggressive che può
allungare la vita del ciclo. Come notano spesso i gerontologi, un bicchiere di
vino ogni tanto anche in tarda età e un atteggiamento più conciliante verso le
cose possono allungare la vita più di un ansiogeno e ossessivo programma d
fitness. Purché non si esageri, ovviamente.
Gli effetti
benefici di questo nuovo approccio sono ben evidenti nei mercati. Gli spread di
credito si stanno riducendo, le borse hanno una convalescenza tranquilla dopo i
trauma di gennaio e febbraio. Il modesto indebolimento del
dollaro, dal canto suo, ha l’enorme e benefico effetto collaterale di mettere
al riparo il renminbi da attacchi speculativi e dà tempo alla Cina per
proseguire lungo la strada delle riforme.
Draghi, nel suo
intervento della settimana scorsa, ha fatto capire che i tassi europei
rimarranno vicinissimi a zero almeno fino al 2020. La Fed , ieri, ha tracciato un
percorso molto rassicurante per i prossimi tre anni. Le cose , come ha
sottolineato più volte la
Yellen , possono sempre cambiare e le banche centrali, quando
prevedono il futuro, hanno dimostrato di non essere infallibili. Fatte salve
tutte queste premesse, resta comunque l’impressione che questo ciclo, se
gestito con equilibrio e prudenza, possa ancora avere qualche anno di vita.
Questo ci pare strutturalmente molto confortante,
così come è positivo che il mercato si mantenga prudente e composto. Nel breve
termine, tuttavia, non siamo tentati da un aumento dell’esposizione al rischio.
Nelle prossime quattro settimane gli acquisti di azioni proprie in America
saranno sospesi (come sempre accade nel mese che precede la comunicazione dei
risultati trimestrali). I risultati, a loro volta, risentiranno del
rallentamento della produzione industriale globale di gennaio e febbraio. Una
volta terminata la comunicazione degli utili, ai primi di maggio, mancherà poco
più di un mese al referendum su Brexit e, probabilmente, al rialzo dei tassi
americani.
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